Sardegna: diminuiscono le autonomie scolastiche.

In Sardegna cala il numero delle autonomie scolastiche: da 234 a 225 come ricordato oggi dal direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Francesco Feliziani, e dalla numero 1 di ANCI Sardegna, Daniela Falcioni, nel corso delle audizioni in II Commissione in Consiglio regionale.

In calo anche il numero degli studenti e delle studentesse in Sardegna, passato dai 212.000 studenti dell’annualità 2014-2015 ai 176.839 del 2025-2026, abbattendo la soglia psicologica dei 200.000 iscritti nel 2020. “In percentuale – ha spiegato in audizione Feliziani -, la riduzione si è attestata nella misura del 17% ma non è diminuito il personale nelle scuole, composto da 20.000 docenti, 7.000 insegnanti di sostegno (4.000 in organico e 3.000 in deroga) a cui si aggiungono i 7.500 con funzioni di direzione e compiti nell’amministrazione e simili. Un totale di circa 35.000 unità a cui sommano i 250 lavoratori del comparto ministeriale e che significano un dipendente ogni cinque studenti ed anche un docente ogni nove studenti”.

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Numeri ipertrofici ai quali si aggiunge un metodo di reclutamento dei nuovi insegnanti di minore qualità: “Dal 2009, con la cessazione della scuola di specializzazione all’insegnamento secondario (Ssis), si è lasciato spazio ai cosiddetti “concorsi a sanatoria” che hanno abbassato i livelli della qualità dell’insegnamento”.

Povertà educativa e abbandono scolastico sono le sfide da vincere, invece, per la rappresentante dell’ANCI Sardegna, considerato che “il 35% degli studenti ritiene peggiorata la propria preparazione scolastica e il dato della dispersione ha raggiunto il 40%”.

Serve, quindi, una legge sulla scuola sarda, secondo l’Anci, mirata a “garantire il diritto allo studio in ogni parte della Sardegna, ridurre e azzerare i tassi di dispersione e aumentare i diplomati ed i laureati”. Ancora, serve un provvedimento di legge per “rimuovere gli ostacoli che non consentono ai giovani di realizzarsi con lo studio, ridurre il pendolarismo e armonizzare gli orari scolastici e diffondere il tempo pieno”.

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