Santa Sofia, Alto rappresentante UE: “Deplorevole il trasferimento della gestione alla Presidenza degli affari religiosi”.
La trasformazione del museo di Santa Sofia in una moschea, decisa con decreto del Presidente della Repubblica turca Recep Tayyip Erdoğan lo scorso 10 luglio, riaprirà il sito alle funzioni religiose. Un obiettivo politico diventato priorità per i partiti turchi islamici fin dagli anni trenta, da quando nel 1935 il Presidente Mustafa Kemal Atatürk l’aveva trasformata in museo.
Un atto strumentalizzato dallo stesso Presidente Erdogan, come monito al mondo esterno in merito alla supremazia della Turchia, riportando sotto gli occhi di tutti il fanatismo islamico del regime turco, secondo l’eurodeputata Silvia Sardone.
Una presa di posizione ribadita dall’Alto rappresentante Josep Borrell nella sua dichiarazione del 10 luglio 2020, per il quale “Santa Sofia ha un forte valore simbolico, storico e universale e la decisione del Presidente della Turchia di trasferirne la gestione alla Presidenza degli affari religiosi è deplorevole”.
Una valutazione, come confermato dal Commissario Oliver Varhelyi, rimarcata dal Consiglio “Affari esteri” del 13 luglio 2020: “Gli Stati membri hanno condannato la decisione e invitato le autorità turche a riconsiderarla e annullarla con urgenza in quanto questa scelta alimenterà inevitabilmente la sfiducia, favorirà l’insorgere di nuove divisioni tra le comunità religiose e minerà gli sforzi dell’UE a favore del dialogo e della cooperazione”.
“È fondamentale – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo europeo – che la Turchia rispetti la lettera e lo spirito della Convenzione dell’UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale del 1972 e che eviti dunque qualsiasi misura di attuazione, senza previa discussione con l’UNESCO, che possa incidere sull’accesso fisico al sito, sulla struttura degli edifici, sui suoi beni mobili o sulla sua gestione”.
Un altro elemento, la vicenda della moschea di Santa Sofia di Istanbul, che sta allontanando sempre di più la Turchia da qualsiasi disegno di adesione all’Unione Europea, come evidenziato da Varhelyi: “Il 18 giugno 2019 il Consiglio ha rilevato che la Turchia continua ad allontanarsi sempre più dall’UE. I negoziati di adesione della Turchia sono giunti di fatto a un punto morto: non si può pertanto prendere in considerazione l’apertura o la chiusura di nuovi capitoli né sono previsti ulteriori lavori tesi alla modernizzazione dell’unione doganale UE-Turchia”.
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