Sanità, presentati i buoni (a nulla) servizi sanitari.

Sembra, in attesa di smentita formale, non voler decollare l’attuale mandato regionale. A ricordarlo, oggi, la presentazione dell’ultima alzata di ingegno della Giunta regionale di Alessandra Todde: i buoni servizi sanitari. Iniziativa forse inutile alla luce dell’esistenza del percorso di tutela, previsto all’interno del Piano di governo regionale per le liste d’attesa (messo nero su bianco proprio dalla “chiacchierata” Legislatura Solinas).

Un percorso, in poche parole, che consente a tutti/e i cittadini/e sardi/e, in caso di mancato rispetto dei tempi di prenotazione al CUP (ovvero urgente entro 72 ore, breve entro i 10, differibile tra i 30-60 giorni e programmabile entro 120), di essere avviati al percorso di tutela, che prevede, appunto, la garanzia della prestazione nei tempi previsti, attraverso un privato accreditato e convenzionato, un medico interno al Servizio Sanitario Regionale (l’intra moenia) o a pagamento da un privato con rimborso. Nel caso il paziente abbia l’esenzione, ancora, non paga neanche il ticket.

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Premesse dovute per fare il punto sulla nuova misura del “Governo dei migliori”, ovvero l’introduzione dei “Buoni servizi finanziari”, presentata oggi dall’assessora Desirè Manca e mirata, secondo la stessa velina della Giunta regionale, a “contrastare il fenomeno della cosiddetta povertà sanitaria, che si traduce nella rinuncia alle cure sia per cause legate ai tempi di attesa, troppo lunghi, sia ai costi elevati delle prestazioni”.

La domanda, quindi, non può che essere una. Ma i due assessori Manca e Bartolazzi (per diretta competenza) sono a conoscenza del cosiddetto percorso di tutela? Hanno monitorato, più che altro il secondo, se le aziende sanitarie locali hanno provveduto a pubblicizzare tale informazione nei propri siti web? O ancora, è stata fatta una campagna di promozione della misura del “percorso di tutela” tra la popolazione sarda? La risposta possiamo tranquillamente immaginarla.

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Ma, allora, perchè promuovere questa estemporanea iniziativa (la cui dotazione finanziaria è pari a 10 milioni di euro) in presenza di un percorso di tutela (poco pubblicizzato e conosciuto, a conferma della pessima comunicazione istituzionale della Regione Sardegna e delle aziende sanitarie locali) e della minima caratteristica di universalità, essendo dedicata esclusivamente per quei nuclei familiari con ISEE al di sotto o pari a 10mila euro? Perchè chi guadagna 10001 euro (e a salire) non deve averne diritto? La salute non doveva essere un diritto di tutti i sardi (volendo citare la stessa Manca e la presidente nuorese)?

Insomma, in assenza di una “seria programmazione” si continua con le politiche particolaristiche ed estemporanee, ricordandoci (se mai ce ne fosse bisogno) che la “bassa politica” conferma la sua scarsa visione di insieme verso la società sarda.

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