Sanità, Nursing Up: “Infermieri e ostetriche sempre più avanti con l’età. Il 56% ha oggi più di 55 anni”.
Sono circa 33mila gli infermieri che, rispetto ai quasi 280mila attivi nel nostro SSN, presentano patologie fisiche e psichiche capaci di minare la loro continuità lavorativa. Nelle stesse condizioni si trovano circa 1200 ostetriche, senza contare gli inabili al lavoro. ” Siamo di fronte ad un dato incontrovertibile da cui partiamo: il 56% del personale dell’assistenza ha oggi più di 55 anni – dichiara Antonio De Palma di Nnursing Up -. E’ il momento di riflessioni doverose (e di azioni concrete), più che mai indispensabili per denunciare ancora una volta agli occhi della collettività quanto accade in questo delicato momento storico, dove i nostri professionisti, da Nord a Sud, all’acme dei disagi e del malcontento, sono pronti a mobilitare legittime manifestazioni di protesta”.
Corsie degli ospedali sempre più vuote, quindi, in totale controtendenza con il fabbisogno di cure di una popolazione italiana sempre più vecchia. Nonostante l’evidente problema resta aperta la questione del ricambio generazionale: “Entro il 2024, ben 14mila infermieri raggiungeranno i requisiti per andare in pensione: ma – prosegue De Palma – dove sono gli indispensabili e tanto attesi ricambi che dovrebbero gioca forza fare il paio con un piano concreto di valorizzazione economico-contrattuale per arginare l’emorragia di personale? Si pensi che ogni anno si laureano tra 10mila e 11mila infermieri, tolti quelli che scappano subito all’estero, quelli che si impiegano nel privato e quelli che scelgono la libera professione, ne restano circa 7 mila che, solo potenzialmente, potrebbero mettersi a disposizione del SSN. Ci si ritrova, quindi, con ben 7mila infermieri in meno rispetto a coloro che lasciano il servizio. Ovviamente questi numeri si sommano alle svariate decine di migliaia di infermieri persi per strada negli anni precedenti”.
Una fuga verso l’estero incontenibile e che dimostra tutta la piccolezza del “Bel Paese: “Sono 7mila gli infermieri fuggiti all’estero nell’ultimo triennio, lo dicono le agenzie specializzate – si legge nella nota di Nursing Up -. A questi si collega, un 10,5% di iscrizioni in meno ai test di infermieristica. Nel dettaglio, i laureati sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%. Valore questo che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e al 67% del 2021. Tra le principali ragioni la difficoltà, nell’ultimo biennio, di assicurare il tirocinio per gli studenti e terminare così in tempo il percorso formativo. Infine, problema che non è meno grave, ecco un buon 44% di dimissioni volontarie dal SSN (numeri aggiornati al 2021) di professionisti sanitari, dei quali la maggior parte sono infermieri”.
La coperta, come facilmente desumibile, è pericolosamente corta: l’età che avanza, con gli orari e i ritmi di lavoro che diventano ingestibili per un sistema che fa acqua da tutte le parti, acuisce i malesseri. Risultato? Aumentano le assenze per malattia, a cui si aggiungono malesseri psichici di non poco conto.
“E allora – si domanda De Palma – chi resta davvero “in trincea” a difendere i malati? Pochi, troppo pochi rispetto al crescente fabbisogno della popolazione, sono quelli che lavorano nelle corsie. E tutto questo a discapito della qualità delle prestazioni sanitarie. Ma vi è di più, perchè entro tre anni, questo vuole la prassi ormai consolidata, perderemo un ulteriore 30% di infermieri, perché ci sarà un buon 30% di studenti che si perderanno prima di giungere alla laurea, e perchè ci sono sempre più giovani che fuggono all’estero”.