Sanità. La riforma “funzionale” non piace neanche agli ordini dei medici.
Dopo il commento negativo dei sindacati dei medici e degli infermieri, la proposta di riforma del “Governo dei migliori” incassa anche il parere negativo dei presidenti degli ordini dei medici della Sardegna.
Auditi in sesta commissione i rappresentanti degli ordini hanno evidenziato la necessità di potenziare la rete di medicina territoriale e di integrare servizi diagnostici di base, criticando quanto previsto per la telemedicina e agli istituendi Cau “centri di assistenza e urgenza”, verso i quali “non si comprende con quale personale potranno funzionare, considerato che sono sguarniti persino i pronto soccorso dell’Isola”.
Per quanto riguarda la gestione dei concorsi e più in generale quella relativa al reclutamento del personale, le critiche dei presidenti degli ordini dei medici sardi, hanno riguardato poi il ruolo e le funzioni che la proposta legislativa dell’esecutivo riconosce all’Ares. A giudizio dei presidenti degli ordini professionali, le competenze sul personale e le selezioni dovrebbero ritornare in capo alle Asl. Ma non soltanto, anche le gare per le forniture dovrebbero vedere un maggiore protagonismo delle aziende sanitarie (e non dell’Ares) giudicate più adatte ad assicurare presidi e strumentazioni adeguate alle necessità degli operatori.
Sull’opportunità della riforma del sistema sanitario, Lorenzoni, Montaldo e Sulis hanno poi concordato che “l’emergenza è non far affondare la barca ed è per tale ragione che è fondato il timore che l’introduzione di cambiamenti importanti potrebbe risultare bloccante rispetto alla necessità di mettere in campo azioni concrete e immediate”.
Sul delicato tema degli accorpamenti, il presidente di Cagliari ha ricordato la contrarietà del 95% del personale in servizio al Microcitemico, per il previsto ritorno al Brotzu; mentre la presidente di Nuoro, con riferimento all’ospedale di Sorgono, ha affermato con schiettezza se abbia senso mantenerlo aperto.