Sanità. La riforma “funzionale” non convince neanche i sindacati.

Il cosiddetto “governo dei migliori” in Sardegna continua a registrare nuovi minimi, come evidenziato dal parere negativo espresso dai sindacati dei medici sulla riforma sanitaria “funzionale” proposta dalla maggioranza guidata da Alessandra Todde.

Durante l’audizione in sesta commissione del Consiglio regionale, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, infatti, hanno sollevato numerose criticità e avanzato proposte di miglioramento, denunciando le principali problematiche che affliggono il sistema sanitario regionale.

Le sigle sindacali Cimo, Uil-Fpl, Cida, Fp-Cgil, Fesmes, Cosmed, Fassid, Anaao, AAroi-Emac e FvM hanno sottolineato l’urgenza di affrontare immediatamente le numerose emergenze del sistema sanitario sardo, già in crisi con un tasso di occupazione dei posti letto pari al 120%. I sindacati temono che i tempi di attuazione della nuova riforma possano aggravare ulteriormente la situazione, avvicinando il sistema sanitario al collasso.

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Tra le criticità principali è emersa la frammentazione dei sistemi informativi sanitari tra ospedali, territorio e strutture private. I rappresentanti del settore hanno sollecitato l’implementazione di un sistema digitale integrato per garantire uniformità nei trattamenti, creare registri sanitari regionali e migliorare la gestione delle emergenze.

Un’altra questione cruciale riguarda la carenza di personale medico e tecnico. I sindacati hanno richiesto un piano straordinario di assunzioni e l’organizzazione di concorsi per colmare i vuoti lasciati dai professionisti che hanno abbandonato il settore pubblico. Tuttavia, anche con nuovi concorsi, il problema della mancanza di medici rimane. Viene inoltre ricordato come le stesse forze politiche ora al governo abbiano contribuito in passato a indebolire la medicina territoriale, con il blocco delle graduatorie della medicina generale durante la Giunta Pigliaru nel 2013, ritardo poi recuperato solo sotto la Giunta Solinas.

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Preoccupazioni sono state espresse anche in merito al ruolo e alle funzioni assegnate all’Ares nella proposta di riforma, accusata di non adempiere pienamente al proprio compito tecnico-amministrativo. Ulteriori dubbi riguardano la possibile perdita di autonomia decisionale delle aziende sanitarie locali.

Infine, forti critiche sono state rivolte all’accorpamento del Microcitemico di Cagliari con l’ospedale Brotzu. Il 95% dei lavoratori del Microcitemico si è dichiarato contrario a questa fusione, chiedendo una riflessione più approfondita su questa decisione.

In conclusione, la riforma sanitaria proposta appare ancora lontana dall’offrire soluzioni concrete e condivise: tutto sembra da rifare.