Sanità, la riforma del PD è come la corazzata Potëmkin.
L’attuale maggioranza regionale in Sardegna continua a non tradire le aspettative. Tra “azioni biricchine” (vedi ultima variazione di bilancio) e alzate di ingegno degli imbecilli, si può già dire che dopo quasi dieci mesi dall’insediamento della Giunta di Alessandra Todde, mancano i campioni dalle parti di viale Trento e via Roma.
A confermare l’assioma l’ultima proposta di riforma della governance della sanità sarda proposta dal Partito Democratico regionale, mirata a “disfare nuovamente le carte”, con la proposta di due macro strutture, una a Sassari e l’altra a Cagliari, e a paralizzare, ancora, il già lento sistema sanitario regionale sardo che, almeno sul fronte dei concorsi con l’Areus – giusto per fare un esempio -, stava iniziando a funzionare.
Ma, vuoi la necessità di mettere altre pedine dei partiti del Campo largo al vertice di queste nuove macrostrutture, vuoi l’incapacità conclamata dei vertici anche di questa “sfigatissima Legislatura”, il dibattito politico continua a domandarsi (dopo oltre 5 lustri) del contenitore piuttosto che del contenuto, a riprova del basso tenore di servizio pubblico della classe dirigente regionale sarda.
Nella proposta del PD, in particolare, si vorrebbe creare una macrostruttura sanitaria onnicomprensiva a Cagliari, con l’Arnas Brotzu, l’Aou Cagliari e le aziende sanitarie locali del Sud Sardegna, mentre a Sassari si vorrebbe fare la stessa cosa con le Asl del territorio e l’Aou Sassari. Proposte, ovviamente, inattuabili dato che soltanto con riferimento alle 2 Aou dovrebbe esserci il benestare anche delle due università sarde di Cagliari e Sassari, senza contare che l’Arnas Brotzu è (qualcuno dovrebbe spiegarlo a qualche consigliera regionale del PD) una Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione e che la trasformazione in ARNAS di una struttura ospedaliera spetta al Ministero della salute a seguito di individuazione da parte della Regione di competenza.
Ma, visto il tenore dei rappresentanti dell’attuale maggioranza, cosa possiamo aspettarci? Giusto qualche “malandrinata” ad ogni votazione di variazione di bilancio (l’ultima andrebbe incorniciata nella hall of fame delle ruberie dei “predoni del deserto” di via Roma) e di manovra finanziaria. Difficile, invece, assitere a qualche iniziativa di alta politica! Per quella bisgona guardare altrove… certamente non dalle parti dell’attuale opposizione, sgonfiatasi anch’essa in prossimità della votazione degli emendamenti dell’ultima variazione di bilancio… chi vuol capire, capisca!
Ad aggiungere elementi verso l’impopolarità della operazione è intervenuto poi anche il commento “poco entusiasta” degli stessi alleati di coalizione, a partire dai Progressisti, per i quali “il sistema sanitario non può permettersi nell’attuale fase la terza macro riforma della sanità, in particolare delle aziende”, e dei sindacati, come ricordato dalla “sciabolata” del segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante: “Non pensiamo che alla gravissima situazione del sistema sanitario regionale si possa rispondere con una nuova riforma. Ciò che serve in questo momento è intervenire sulle emergenze con misure specifiche, ad esempio su liste d’attesa e carenza di organici”.
Sullo stesso binario anche la CISL Sardegna per la quale “il problema non si risolve con l’ennesima riforma della governance”.
Riforma, in sintesi, che riuscirà soltanto a procrastinare ulteriormente la soluzione ai disagi quotidiani dei cittadini e delle cittadine della Sardegna, andando a sdoppiare il modello fallimentare già visto con l’azienda unica ATS di “pigliariana” memoria.
Restando poi nel perimetro dell’opportunità e della coerenza, se con il mandato Solinas gli esponenti dell’opposizione denunciavano la scarsa tempestività della riforma sanitaria in piena emergenza Covid-19 cosa bisognerebbe dire oggi di questi mentecatti al Governo della XVII Legislatura, interessati, con questa proposta, a incasinare i processi a fronte dei problemi reali di salute dei cittadini sardi? Pensano forse i signori del PD che con una nuova riforma, il cui iter potrebbe concludersi non prima di 12 mesi e che bloccherebbe di fatto i processi di reclutamento del personale sanitario per esempio, si troveranno più medici e si migliorerà l’efficenza della macchina del sistema sanitario regionale?
Ma smettetela! Tornate a pensare a quello che sapete fare: i trucchetti delle variazioni di bilancio. Peraltro in buona compagnia!
Riforma, infine, che dimostra tutta l’inconsistenza della maggioranza di Alessandra Todde, la cui leader, in campagna elettorale, aveva “giurato” che non ci sarebbero state riforme radicali ma soltanto “aggiustamenti progressivi”. Già, piccoli assestamenti…i/le sardi/e sono scemi e hanno poca memoria!
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