Sanità, in Commissione sindacati e ordini professionali: “Sistema pubblico allo sfascio”.

Nella Commissione Sanità del Consiglio regionale della Sardegna, Ordini dei medici e sindacati di medicina generale, intervenuti nel corso dell’ultima seduta, hanno denunciato per l’ennesima volta “lo sfascio del sistema sanitario pubblico”.

In apertura, la presidente dell’Ordine dei Medici di Nuoro, Maria Giobbe, ha condiviso alcuni numeri dell’ospedale San Francesco: “Da circa sette anni l’ospedale è stato svilito e noi abbiamo denunciato questo fenomeno. L’organico del pronto soccorso era di 18 dirigenti medici ma oggi sono 5 più il direttore più 7 specializzandi, che non sono autonomi, più qualche “gettonista” per i codici bianchi. I medici di base in città erano 34 e oggi sono 15 e peggio va nei comuni del territorio, dove non ce ne sono proprio. Dunque, il pronto soccorso del San Francesco ha dovuto caricarsi fatalmente le carenze della medicina di base. Il reparto di Ortopedia – prosegue – non è più grado di operare ed effettua soltanto ambulatorio diurno; la chirurgia che pure ha festeggiato 500 interventi in robotica, è stata divisa in due: un reparto ha il direttore e un medico mentre l’altro ha un direttore e 4 specializzandi”. Problemi, carenze e disservizi anche nei reparti di Urologia e Geriatria mentre “gli ictus possono essere affrontati in Radiologia interventistica dalle 8 alle 14 dei giorni feriali. Altrimenti il paziente è dirottato dal San Francesco in altri ospedali”. Anche a Sorgono problemi seri: “Il chirurgo è presente soltanto tre giorni a settimana”.

LEGGI ANCHE:  Mobilità in deroga: domande dal 13 aprile per i lavoratori delle aree di crisi.

Criticità anche in Ogliastra, all’ospedale di Lanusei, dove mancano gli infermieri – sono 176 quelli in servizio su una pianta organica di 228 – e gli operatori socio sanitari: 85 su 100. Per non parlare dei medici di base, “del tutto assenti a Ulassai, Seui, Osini e Ussassai”.

Per la provincia di Oristano il presidente dell’Ordine dei Medici, Antonio Luigi Sulis, ha detto che “45 mila pazienti sono senza medico di base. Cioè un terzo della popolazione provinciale. Questo significa che sul San Martino si rovescia un carico improprio, che ha fatto collassare i reparti di Medicina e Chirurgia. Poco sappiamo delle reali capacità dei medici gettonisti, che non possono certificare l’assenza dal lavoro, sono pagati tanto per codici bianchi e verdi e questo genera un senso di ingiustizia tra colleghi”. Numeri inaccettabili anche per i medici in carcere che, ha ricordato Sulis, sono assenti come, d’altronde, anche la guardia medica in città.

LEGGI ANCHE:  Giorni Memoria e Ricordo: 200mila euro per le scuole.

Un sistema in emergenza anche a Cagliari come ricordato da Emilio Montaldo: “Non siamo in grado oggi di fornire tutti i numeri ma se la medicina generale della città di Cagliari è tutto sommato abbastanza coperta è chiaro che sui pronto soccorso si riversano pazienti oristanesi e sulcitani”.

Sulle “compensazioni”, invece, si è incentrato l’intervento del presidente dell’Ordine dei Medici di Sassari, Salvatore Lorenzoni, per il quale servono “compensazioni concrete per motivare i medici e fare in modo che partecipino ai concorsi”. Ma in un’Isola dove mancano giovani medici (e medici in generale) è difficile forzare la partecipazione alle procedure concorsuali.

La commissione Sanità ha poi proseguito le audizioni con i sindacati di medicina generale. Per Umberto Nevisco e Marco Puddu della Fimmg bisogna spingere per la digitalizzazione e la sburocratizzazione del lavoro del medico di base e sostenere percorsi di formazione per gli operatori medici mirati, per esempio, “a consentire ai medici di famiglia di effettuare ecografie”.

Per la Cisl medici Giorgio Fiori ha proseguito criticando “l’inaccettabile discriminazione tra i medici che prendono tremila euro al mese per affrontare le vere emergenze e i “gettonisti” che ne prendono quindici al mese per fare codici bianchi e ricette”.

LEGGI ANCHE:  PR FESR: l'Esecutivo riprogramma le risorse.

Anna Rita Ecca (Fmt) ha sollecitato, ancora, “incentivi che spingano i medici a scegliere aree rurali” mentre Simona Luconi (Smi) ha messo l’accento sui guai di Sorgono, dove “mancano 6 medici di famiglia e il 118 non ha quasi mai il medico a bordo e spesso saliamo noi”.

Funesto (ma concreto), il presagio di Luciano Congiu (Smi): “Noi medici di famiglia siamo una categoria in estinzione, guardateci oggi perché l’anno prossimo chissà quanti di noi saranno ancora in servizio. In Sardegna ci sono almeno 100 mila pazienti senza medico di famiglia ma, se non si interviene concretamente, saranno il doppio e anche il triplo nel giro dei prossimi cinque anni. Non troviamo sostituti per andare in ferie e nemmeno quando ci ammaliamo. La presenza dei “gettonisti” non ha fatto altro che aggravare il problema perché ha fatto capire ai giovani medici quanto vale davvero il nostro tempo lavorando fuori dal pubblico”.