Salute mentale: Emergenza risorse.

Per la salute mentale serve un cambio di rotta con l’incremento degli investimenti e del personale sanitario. A metterlo nero su bianco sono i risultati del Progetto MORe, Mental health Optimization of Resources, realizzato da Deloitte Consulting in collaborazione con Janssen Italia, l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson.

L’Italia, secondo lo studio, si colloca fra gli ultimi posti in Europa per la quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale destinandovi circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva mentre i principali Paesi ad alto reddito ne dedicano più del 10%. Secondo lo studio, a fronte dei 4 miliardi attuali dedicati alla spesa per la salute mentale la necessità calcolata è di incrementare gli investimenti di almeno 1,9 miliardi in tre anni. Un obiettivo in linea con i numerosi interventi promossi dalla Società italiana di psichiatria (Sip) e con la lettera di appello diffusa a gennaio di quest’anno, in cui 91 direttori dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm) hanno richiesto alle Istituzioni di “destinare, al massimo in un triennio, oltre 2 miliardi aggiuntivi rispetto ai 4 miliardi di euro attuali, al fine di raggiungere l’obiettivo minimo del 5% del fondo sanitario per la salute mentale”.

Oggi i disturbi mentali rappresentano, infatti, una delle principali fonti di sofferenza e disabilità nel mondo e sono in progressivo aumento. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quasi 1 miliardo di persone nel mondo vive con almeno un disturbo mentale (una persona su dieci a livello globale). Si stima, inoltre, che la pandemia Covid-19 abbia incrementato di oltre il 25% i disturbi mentali.

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Ecco allora che 1,9 miliardi aggiuntivi in tre anni, secondo le analisi dello studio, dovrebbero andare a colmare le necessità del settore, attuali e in prospettiva, in termini di: aumento del 47,2% del personale sanitario dedicato, per 1 miliardo di euro di investimento; aumento del 50% delle campagne di sensibilizzazione, per un investimento di circa 1 milione euro; aumento degli investimenti in corsi di aggiornamento per i clinici del 30%, ovvero di oltre 4 milioni di euro e incremento del 10% del numero degli esami di approfondimento per un investimento di circa 20 milioni di euro. E ancora incremento delle risorse dedicate per gli interventi psicoterapici e psicoeducativi, prevedendo circa 500 milioni di euro, e adeguamento dei trattamenti farmacologici, prevedendo un investimento futuro di oltre 250 milioni di euro; investimento di circa 100 milioni di euro solo per sostenere i costi di gestione per un adeguamento del numero delle strutture dedicate (es. Csm/Cps, Cs, Sr, ambulatori dedicati) e dei posti letto nei Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc). Infine aumento del numero di visite erogate in telemedicina del 30%, prevedendo un investimento di 3 milioni di euro.

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“Raggiungere traguardi ambiziosi verso un accesso più equo e tempestivo delle terapie ai pazienti che ne hanno bisogno, questo è l’obiettivo che ci siamo prefissati – sottolinea Giuseppe Pompilio direttore Market Access di Janssen Italia, l’azienda farmaceutica di Johnson & Johnson – Per questo motivo in un quadro in continua evoluzione, il ruolo delle aziende farmaceutiche è fondamentale nel far percepire il senso di urgenza nei confronti delle malattie mentali e creare un dialogo con tutti gli attori del sistema”.

“Urge portare all’attenzione delle istituzioni e dei cittadini il tema della salute mentale e delle criticità oggi presenti nel percorso di presa in carico, cura ed assistenza dei pazienti con disturbi mentali. Secondo i dati dell’Oms, a livello internazionale almeno 1 persona su 10 vive con un disturbo mentale – ha dichiarato Elisa Costantini, partner, Life Science & Healthcare di Deloitte Consulting – In Italia, la spesa per la salute mentale non è sufficiente e si è attestata negli anni dal 2015 al 2018 su valori intorno al 3,5% – 3,6% del Fondo sanitario nazionale (circa 4 miliardi di euro) mentre i dati del 2019 pre-pandemia hanno evidenziato una spesa addirittura al di sotto del 3% del Fsn. L’Oms in più occasioni ha negli ultimi anni sottolineato l’urgenza di intervenire nei Paesi membri per concretizzare un cambio di rotta, come anche ribadito nel Piano d’azione globale per la salute mentale 2020-2030. Abbiamo individuato la necessità di incrementare gli investimenti di almeno 1,9 miliardi di euro in tre anni per sopperire alla carenza di personale sociosanitario (circa 1 miliardo di euro), per adeguare la spesa necessaria per trattamenti farmacologici e non (oltre 750 milioni di euro), per formare tramite i corsi di aggiornamento i clinici ed informare i cittadini (circa 24 milioni di euro), per adeguare le strutture di assistenza preesistenti (circa 100 milioni di neuro) e per aumentare l’utilizzo della telemedicina (circa 3 milioni di euro). Ci auspichiamo che le evidenze ed i risultati del Progetto MORe possano essere utilizzati dalle istituzioni preposte e dalla politica come punto di partenza per un rifinanziamento della spesa ed un miglioramento della presa in carico e cura dei pazienti con disturbi mentali”.

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