Sale la spesa militare, diminuisce quella sanitaria.

Cala la spesa per il sistema sanitario nazionale, mentre aumenta quella militare. Fin qui un rapporto tutto sommato logico (e cinico) dato che le armi si usano per uccidere.

Se da una parte servono nuovi missili e carri armati da mandare in Ucraina (e probabilmente dopo le alzate di ingegno di Joe Biden ne serviranno a breve anche nei vari Paesi Ue), dall’altra i cittadini italiani possono rinunciare alle cure, agli accertamenti diagnostici e alle visite specialistiche. In Sardegna, anche se non si è aumentata la spesa militare, basta l’azione del Consiglio regionale dell’isola, dove, tra stanziamenti a dirimpettai e associazioni che fanno murales (sarebbe interessante una azione di monitoraggio sugli statuti di tali organizzazioni), si sacrificano milioni di euro a scapito dei servizi per i/le cittadini/e sardi/e. Mentre una parte della Sardegna brinda all’ennesima “ruberia dei predoni del deserto” – quelli che fino a febbraio 2024 osavano sostenere la cosiddetta “questione morale” – l’altra prova a testare o meno la sostenibilità del proprio stato di salute.

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Tornando al dato nazionale, invece, l’anno scorso si è registrata una diminuzione delo 0,4% della spesa sanitaria rispetto al 2022, mentre è aumentata quella diretta a carico delle famiglie (+1,7%). A tutto questo si aggiunge la cronica carenza di personale sanitario. Molti medici di medicina generale e infermieri sono prossimi al pensionamento. A fronte di una media nazionale di perdita di medici dell’11%, la Sardegna, su questo fronte, è leader con un notevole 34,2%.

Servirebbero investimenti forti per far uscire il Sistema Sanitario Nazionale (e regionale sardo) dalla crisi ma, purtroppo, restando in tema di Legge di Bilancio, si registra a livello nazionale un incremento record per la spesa militare, mentre a livello regionale si pensa a finanziare i murales e gli eventi da “una botta e via”.

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foto Air Force 1st Lt. Kaitlyn Lawton