Sa Die de sa Sardigna: perchè i giovani continuano ad essere solo uno slogan?
Si è concluso, finalmente, lo stanchevole rituale de “Sa Die de sa Sardigna”. Celebrazione, diversamente dalle narrazioni istituzionali, mai sentita e compresa dal cosiddetto popolo sardo.
Nonostante questo dato sostanziale si è deciso di imprimere una nota di novità, dedicando – inspiegabilmente – l’edizione 2024 ai giovani dell’Isola o, meglio, al cosiddetto “futuro della Sardegna”. Una scelta poco coerente alla luce della più che marginale attenzione dedicata ai giovani e alle politiche giovanili negli ultimi 25 anni da parte del Legislatore sardo, come confermato anche nell’ultima Legislatura, dove la maggioranza (e l’opposizione) non ha brillato per l’adozione di interventi per l’inclusione dei ragazzi e delle ragazze nell’Isola.
Fatti facilmente riscontrabili leggendo (per chi ne ha voglia e soprattutto capacità) la “traction” dell’attività istituzionale delle ultime Legislature regionali. Aule dove, nel corso degli ultimi lustri, si sono susseguiti esponenti di dubbia sensibilità verso il tema giovanile. Non dovrebbe allora sorprendere la narrazione degli odierni “pappagallu” circa la centralità dei giovani, rimarcata in occasione della stanchevole edizione 2024 di Sa Die de sa Sardigna.
Dinamiche, tutto sommato, libere da qualsiasi tentativo di stigmatizzazione da parte dei giovani sardi – sempre meno cittadini e sempre più vittime dell’assenza di senso critico -, da parte dei professionisti dell’informazione – ai quali tutto sommato basta copiare e incollare un comunicato stampa -, e, infine, da parte della classe dirigente odierna, dove continuano a mancare gli/le outsider.
Elementi, senza ombra di dubbio e fino a prova contraria, fortemente graditi tra le fila dei rappresentanti politici regionali, autori nel tempo di una vera e propria opera di “avvelenamento dei pozzi” per la gioventù sarda, salvo poi rammaricarsi del fenomeno dello spopolamento nell’Isola, della fuga dei cervelli e del crescente disagio giovanile e abbandono scolastico.
Non dovrebbero sorprendere, ancora, le dichiarazioni sulla centralità dei giovani in occasione dell’appuntamento “identitario” del 28 aprile, condivise a mezzo stampa da organi di garanzia che nella precedente Legislatura – chissà perchè – non hanno espresso alcuna nota critica verso l’assenza di interventi d’urto per i giovani. Altro che promuovere “attività di ascolto” verso i giovani e sostenere la partecipazione dei minorenni “alle decisioni di carattere generale e normativo” prevedendo l’ennesima (quanto inutile) consulta giovanile. Studiate un pò di buone pratiche e documenti europei sulla gioventù… accidenti!
L’idea di indicare Sa Die de sa Sardinia quale “giornata dei giovani sardi” è stata quindi l’ennesima operazione di mistificazione della realtà circa la sensibilità del Legislatore regionale. Basta guardare anche al modus operandi della politica di professione che, incapace di far approvare una “micragnosa” (per entità della dotazione finanziaria) proposta di legge, una volta all’opposizione prova ora a proporre un aumento della dotazione finanziaria, da 300mila a 5 milioni di euro.
All’opposizione, insomma, è sempre tutto possibile. Un po’ meno, invece, quando si governa… ma la stessa illogicità verso la promozione di interventi di sistema per i giovani sardi si può tranquillamente riscontrare anche in un certo centrosinistra che per i giovani nella scorsa Legislatura non è andato oltre la proposta di istituzione di una mai pervenuta commissione di inchiesta sulla condizione giovanile in Sardegna.
Facile quindi far “partecipare e intervenire”, nel più ossequioso rispetto delle narrazioni autoreferenziali, gli studenti e studentesse delle scuole in Consiglio regionale e fingere che la volontà di promuovere interventi per i/le giovani sardi/e sia sostanziale. Finiamola con le cazzate!