Risparmio, Profumo: “I Giovani non possono permetterselo”.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stata celebrata a Roma la 99ª edizione della Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata annualmente da Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa.

Quest’anno il tema della Giornata si è incentrato sul tema del risparmio per le nuove generazioni, sempre più escluse dalla società civile. Una questione da sempre irrisolta che pone importanti problemi per la tenuta della coesione sociale del Paese.

“Chi oggi ha meno di trent’anni è cresciuto in uno scenario di crisi costanti e di rapide trasformazioni, a partire dalla crisi finanziaria del 2008. A differenza delle generazioni che li hanno preceduti, i nostri ragazzi non hanno sperimentato l’alternarsi di stagioni di crescita e di crisi. Inoltre, a causa della transizione demografica in corso da decenni, i giovani italiani sono numericamente sempre di meno e, soprattutto, stanno lasciando in massa il nostro Paese. Nell’ultimo decennio gli under 35 che sono andati a vivere all’estero sono stati oltre 300mila; quasi la metà di questi erano laureati. Fuori dal nostro Paese trovano maggiori occasioni e migliori condizioni lavorative, retribuzioni dignitose, insomma tutte le opportunità per avviare serenamente un percorso di vita e per mettere a frutto il proprio potenziale, cosa che sembra essere loro spesso negata in Italia – ha dichiarato il presidente di Acri Francesco Profumo -. Come in ogni epoca, l’entusiasmo, la visione, la speranza, la spregiudicatezza, l’incoscienza, la voglia di innovare dei giovani sono un capitale preziosissimo per la crescita e lo sviluppo di un Paese, che non possiamo permetterci di disperdere ma che, anzi, va protetto e incentivato perché possa crescere e svilupparsi appieno”.

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Ma, ormai, i buoi sono scappati dalla stalla e, data la marginalità degli interventi dedicati ai giovani, è sempre più improbabile per il “Bel Paese” invertire la rotta. Lo stesso inverno demografico e i crescenti livelli di analfabetismo funzionale espressi dalle nuove generazioni (complice un sistema familiare e di istruzione che ha da tempo abdicato) , sono segni inequivocabili di un Paese ormai destinato al declino o, per lo meno, alla perdità di costanti quote di competitività rispetto agli altri Paesi europei.

“Siamo di fronte a uno scenario complesso e variegato. Da un lato, le nuove generazioni sono fortemente consapevoli e impegnate, soprattutto sui temi legati alla sostenibilità ambientale. Non si accontentano di risposte benevole, sono preparati, si confrontano e si connettono anche a livello planetario, approfondendo con possibilità che noi non potevamo neanche immaginare. Dall’altro lato, vediamo però crescere vertiginosamente anche manifestazioni di estrema fragilità: forme di disagio psicologico, autolesionismo, Neet che hanno smesso di studiare e di cercare lavoro, Hikikomori che si ritirano dalla vita attiva – prosegue Profumo -. Di fronte a questo scenario, il tema del risparmio delle giovani generazioni deve tener presente almeno quattro variabili fondamentali. Innanzitutto, l’accesso al lavoro. La disoccupazione giovanile è al 22%, seppur con lievi oscillazioni, ed è un dato che non muta da vent’anni. Peraltro questo va coniugato con il grave mismatch che sconta il nostro Paese, che registra una cronica mancanza di personale in settori cruciali per il funzionamento e lo sviluppo: mancano tecnici e operai specializzati, ma anche insegnanti, medici e infermieri”.

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“Inoltre, maggiormente rispetto al passato, i giovani saranno soggetti a fenomeni di precarietà lavorativa e di frammentazione del percorso di carriera, più di quanto già non lo siano oggi. C’è poi da considerare che il livello dei salari in Italia è fermo ormai da oltre trent’anni e l’Ocse stima che, rispetto agli anni pre-pandemia, il loro valore reale sia di fatto calato del 7,5%. Abbiamo iniziato perfino a sentire parlare di “lavoro povero”, ovvero di soglie di retribuzione tali da non garantire nemmeno una vita dignitosa. Infine, il tema della conciliazione vita-lavoro, dei tempi e delle modalità per lavorare e il fenomeno della “great resignation” costituiscono delle rilevanti novità che ci segnalano come le aspettative dei giovani nei confronti del mondo del lavoro siano diverse da quelle delle generazioni che le hanno precedute. Queste quattro variabili possono aiutarci a comprendere le grandi difficoltà che incontrano oggi ventenni e trentenni per accumulare risparmi”.

“Dalle generazioni che li hanno preceduti, i giovani non vogliono assistenza, né sostegni, né scorciatoie: vogliono l’opportunità di “giocarsela” alla pari, vogliono vedere riconosciuti i loro diritti! È un diritto sancito nella Costituzione avere le stesse opportunità di chi ci ha preceduti: un sistema d’istruzione accessibile e di qualità, alloggi studenteschi, contratti e salari dignitosi, welfare, pari opportunità. Soprattutto, le nuove generazioni hanno il diritto di essere interpellate e ascoltate in merito alle scelte che le riguardano, senza condiscendenza o paternalismi, ma con la consapevolezza che stiamo costruendo il Paese in cui vivranno loro. Per questo è necessario che si inizi, a tutti i livelli, a realizzare forme di sussidiarietà generazionale, in cui tutte le articolazioni della società – Istituzioni, Imprese, Terzo settore e corpi intermedi – si aprano a una condivisione delle responsabilità e delle decisioni”, conclude Profumo.

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foto Acri.it