Rigassificatori, Rosa D’Amato: “Decreto Legge in contrasto con obiettivi Green Deal”.

Il Decreto adottato dal Governo Italiano sui rigassificatori è da considerarsi coerente con gli obiettivi del Green Deal europeo e del pacchetto “Pronti per il 55%”? Secondo l’eurodeputata del gruppo dei Verdi/ALE, Rosa D’Amato i rischi connessi alla realizzazione di nuovi rigassificatori non giustificherebbero la decisione di procedere con procedure di valutazione d’impatto semplificate e proroghe. “Il Decreto Legge n. 50/2022 stabilisce, con l’articolo 5 comma 8, disposizioni per la realizzazione di nuova capacità di rigassificazione. Al fine di limitare il rischio sopportato dalle imprese di rigassificazione, il Governo concederà 30 milioni di euro all’anno per un periodo di 20 anni (dal 2024 al 2043) a chi realizzerà impianti di rigassificazione galleggianti. Tali costi – spiega D’amato – si andranno ad aggiungere al prezzo aumentato (+30-40%) del GNL, rispetto al gas via tubo, che i cittadini italiani dovranno pagare. Queste infrastrutture per il gas hanno una vita utile molto lunga, anche oltre i 20 anni, orizzonte temporale poco compatibile con il processo di decarbonizzazione previsto dal Green Deal europeo e dal pacchetto “Pronti per il 55%”.

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“Pur trattandosi di impianti a rischio incidente rilevante, come definito dalla direttiva 2012/18/UE, il Governo italiano intende autorizzarne la realizzazione con una procedura di valutazione d’impatto semplificata con ampio ricorso a deroghe, senza aver valutato quanti rigassificatori servirebbero realmente all’Italia.

Da qui la richiesta alla Commissione europea di riferire circa l’incompatibilità del Decreto Legge sugli aiuti ai rigassificatori con gli obiettivi sanciti dal Green Deal e dal pacchetto “Pronti per il 55%”.

Sulla questione il Commissario Virginijus Sinkevičius ha dichiarato che “nell’ambito del piano REPowerEU, la Commissione ha valutato la necessità di ulteriori infrastrutture per il gas. Dalla valutazione è emerso che sarà possibile compensare
integralmente l’equivalente delle importazioni di gas russo combinando tra loro riduzione della domanda, aumento della produzione interna di biogas/biometano e idrogeno e integrazioni limitate dell’infrastruttura del gas”.

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La costruzione di nuovi impianti di rigassificazione, ha proseguito l’esponente della Commissione von der Leyen, rientra nell’ambito di applicazione della direttiva sulla valutazione dell’impatto ambientale (VIA) che impone agli Stati membri di
garantire che, prima dell’autorizzazione, i progetti che possono avere un impatto ambientale significativo siano soggetti a una valutazione. Tali progetti sono definiti negli allegati I e II della direttiva. “Per i progetti di cui all’allegato I deve essere effettuata una VIA; per quelli di cui all’allegato II spetta invece alle autorità nazionali stabilire se sia necessario sottoporli a
VIA. La Commissione ha pubblicato un documento di orientamento sulle esenzioni ai sensi della direttiva VIA”.

“La direttiva Seveso III – conclude – si applica agli stabilimenti nei quali potrebbero essere presenti sostanze pericolose (ad esempio durante la lavorazione o lo stoccaggio) in quantità superiori a una determinata soglia. Gli Stati membri sono tenuti a garantire il rispetto di una serie di condizioni e devono inoltre informare le persone che possono essere colpite
da un incidente”.

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