Riforma sanitaria. Intervista a Franco Meloni.
Finita la pausa estiva il Consiglio regionale si appresta a riprendere i lavori dell’Aula. Tra i temi ancora in sospeso la riforma sanitaria, ancora incompleta e che con molta probabilità concluderà il suo percorso in Consiglio il prossimo primo di settembre, quando si metteranno in votazione gli articoli 17 e 41, rispettivamente sullo scorporo degli ospedali Businco, Cao e San Michele e degli interventi sugli ospedali minori della Sardegna.
Un tema, la riforma sanitaria, che per la sua complessità merità di essere approfondita con interlocutori non casuali e di riconosciuta competenza, come Franco Meloni, ispiratore della fondazione dell’Azienda Ospedaliera Brotzu.
Dott. Meloni, grazie a lei si deve la creazione dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, divenuta punto di riferimento regionale per tante patologie e specialmente per i trapianti. L’attuale ipotesi di riforma del centrodestra prevede lo scorporo del San Michele dal Microcitemico e dall’Ospedale Oncologico. Lei, essendo stato tra gli ispiratori del TESTO UNIFICATO N. 48-99/A della XIV Legislatura, e testimone del sistema ATS che idea si è fatto?
Grazie, troppo buono, ma io sono vanitoso e quindi apprezzo !
A parte gli scherzi , diciamo che ho contribuito a creare l’Azienda Brotzu insieme a tante altre persone straordinarie che hanno voluto credere che la Sardegna potesse essere diversa.
Per quanto riguarda la mia vecchia proposta di legge non prevedeva una “Aslona” come quella che è stata realizzata dal centrosinistra, io l’avevo immaginata più come un’agenzia di servizi amministrativi e mi pare che con la nuova legge si sta andando in quella direzione.
Da ex Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Policlinico Universitario, dell’Azienda Ospedaliera Brotzu e progettista di numerosi ospedali in Italia e all’estero, cosa va bene e cosa potrebbe essere migliorato dell’attuale assetto Brotzu-Cao-Businco? Perché si è reso necessario il loro accorpamento in passato?
E’ di tutta evidenza che si tratta di tre ospedali che sono complementari e intendo dire che non hanno una produzione sovrapponibile, insomma si tratta di presidii che possono implementare delle sinergie virtuose e infatti in questi quattro anni l’hanno fatto con ottimi risultati. Chi dice il contrario mente per i suoi interessi.
I cittadini sembrano subire passivamente la riorganizzazione del sistema sanitario regionale che puntualmente si ripresenta in ogni nuova Legislatura. Possiamo dire che la sanità sarda soffre della sindrome della ‘Tela di Penelope’, dove ciò che è stato faticosamente tessuto dal precedente Governo, improvvisamente si ritrova disfatto dal successore, non incidendo, così, nei veri problemi della sanità? Lei è d’accordo?
Vero, sono d’accordo, c’è una tendenza alla tela di Penelope ma credo che sia in parte inevitabile, un pò di manutenzione ci vuole. Però, certo, tra manutenzione e rivoluzione …. est modus in rebus !
Ma devo dire che la proposta della Giunta non è una rivoluzione, mi pare che assomigli più ad una robusta manutenzione.
Facendo un’analisi quantitativa dei tempi delle liste d’attesa, abbiamo stimato attraverso i dati del CupSardegna relativi agli anni 2014-2019, che prima della riforma del centrosinistra con l’istituzione dell’ATS, le attese dei cittadini sardi erano più brevi, come nel caso delle visite cardiologiche (69 giorni contro i 74 del 2019) urologiche (80 giorni contro 95) TAC addome completo (60 contro 82) TAC capo (25 contro 49) e soprattutto per la colonscopia no screening, mediamente, si dovevano attendere 119 giorni contro i 173 del 2019. Discrepanze risultate più ampie comparando gli stessi dati tra le strutture dell’area di Cagliari. Secondo lei, quali garanzie ci sono per il cittadino in riferimento al taglio dei tempi delle liste d’attesa nel nuovo sistema sanitario che si sta delineando con la nuova riforma sanitaria?
Nessuna garanzia in più sulle liste d’attesa, si tratta di una riforma che modifica solo la governance del sistema e che quindi non inciderà in misura significativa sull’erogazione delle prestazioni.
Il mio parere, e so di guadagnarmi qualche impopolarità, è che le liste d’attesa per tutte le prestazioni ambulatoriali e anche per quelle di ricovero di bassa e media complessità vadano affidate ai privati, con contratti chiari e vincolati ai risultati.
Il pubblico è per sua natura più costoso , più lento e più farraginoso, faccia l’emergenza, i trapianti e l’alta complessità e lasci il resto ai privati.
Al cittadino non gliene importa niente di chi paga il medico che lo deve visitare, gli importa di essere visitato presto e bene.
Dall’ATS al ritorno alle vecchie ASL. Per molti una riorganizzazione solo sulla carta, vista la permanenza dell’ARES, Azienda Regionale della Salute, nella nuova riforma sanitaria. Lei che ne pensa?
No, si sbagliano, l’ARES è un’agenzia di servizi amministrativi e generali al servizio del sistema, proprio quello che doveva essere sin dall’inizio, è lì che la Giunta Pigliaru ha sbagliato. Forse l’avrebbero corretta anche loro, né Pigliaru né Arru sono scemi, se avessero avuto un poco più di tempo.
Direi che la scelta di Solinas in questo caso è quella giusta.
Come spiegherebbe in parole semplici le riforme del sistema sanitario approvate nelle ultime 3 legislature (XIVa, XVa e XVIa)? Quali pro e contro sono stati particolarmente rilevanti?
Nella XIV abbiamo approvato solo modifiche marginali, purtroppo, nulla di significativo. La scorsa legislatura è stata una rivoluzione con la ASL unica, l’errore è stato quello di centralizzare anche le decisioni sanitarie nella ASL unica, quelle dovevano lasciarle ai territori. E mi pare che si stia andando in questa direzione nell’attuale legislatura anche se io ho perplessità sulla personalità giuridica delle otto ASL, le avrei fatte, certamente, ma senza personalità giuridica.
Parliamo dell’articolo 17 dell’attuale riforma, relativo allo scorporo degli ospedali Brotzu, Cao e Businco. Senza dubbio il tema più spinoso all’interno della maggioranza di Governo. Quali scenari possono aprirsi per l’azienda Brotzu nel caso sia approvato l’art. 17, come previsto nell’attuale testo unificato n. 112-121/A? Perchè potrebbe essere nocivo lo scorporo?
Come ho detto prima la fusione tra i tre ospedali era utile e necessaria. Tornare indietro mi sembra una sciocchezza sesquipedale di cui non riesco a vedere le ragioni se non in biechi interessi di potere.
Tenete presente che oggi si tratta di ospedali effettivamente integrati, hanno in comune medicina nucleare, radiologia, laboratorio, anatomia patologica, i servizi tecnologici, i servizi di pulizia, insomma sono davvero un’unica azienda. Le buste paga di quelli che lavorano all’oncologico sono fatte al San Michele !
Si tratta del frutto di un lavoro faticoso durato quattro anni, oggi gli ospedali Businco e Cao sono totalmente integrati sul piano gestionale ed organizzativo e potrebbero essere alla vigilia di un importante piano di rilancio e di rinnovamento assistenziale e tecnologico, cosa di cui i cittadini hanno grande bisogno.
Riportare indietro le lancette dell’orologio vorrebbe dire perdere almeno altri tre anni, se va bene. No, è un errore enorme, spero che Solinas se ne renda conto e lo impedisca.
Lei è d’accordo sull’accorpamento tra Microcitemico e Brotzu e sull’unione dell’Ospedale Oncologico con l’AOU di Cagliari o con la nuova ASL di Cagliari?
Per i motivi suddetti, no, nella maniera più assoluta.
Per quanto riguarda le pressioni sulle specializzazioni mediche, cosa ostacola la sottoscrizione, da parte dell’odierna AO Brotzu, di una convenzione con l’Università di Cagliari per garantire la sopravvivenza delle borse di specializzazione?
Nulla, il decreto sulle scuole di specializzazione lo prevede espressamente, si possono fare convenzioni senza alcun danno per la scuola di medicina dell’Ateneo cagliaritano.
Qualcuno, non molti, in verità, sostiene il contrario, puri scopi di potere spicciolo. Io credo invece che col tempo si debba andare verso una fusione di tutti gli ospedali della città in un’unica azienda ospedaliera o , a questo proposito esiste l’esempio della Lombardia, in due aziende ospedaliere che però inglobino anche il territorio.
Bisogna far maturare le coscienze, ci si arriverà, in ogni caso salvaguardando le esigenze dell’Università.
Da membro del partito dei Riformatori Sardi, visto l’attuale rimando della discussione sugli articoli 17 e 41 (ospedali minori) della riforma, crede che per il prossimo primo settembre la maggioranza riuscirà a “trovare la quadra”? Quali sono i punti che per lei meritano una maggiore riflessione da parte degli alleati del centrodestra?
Non ho dubbi, ci si arriverà , il Presidente farà sintesi. Credo che , oltre al problema degli ospedali di Cagliari, sarebbe il caso di fare un ultimo ragionamento sulla personalità giuridica delle ASL, ci penserei bene.
Sorvolando sul risultato delle ultime elezioni regionali, secondo lei gran parte dei membri del Consiglio regionale ha contezza della complessità che implica una legge di riforma sanitaria?
No.