Riforma dell’Ordine dei Giornalisti: il rilancio per la funzione del giornalismo.

Sono state approvate le linee guida per la riforma dell’Ordine dei Giornalisti. Una proposta “di rilancio per la funzione del giornalismo”, spiega Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, più che per anticipare la minaccia di abolizione dell’Ordine stesso, paventata dal governo gialloverde e dal sottosegretario Vito Crimi. Presentate in una conferenza stampa, le linee guida sono state approvate con 43 voti favorevoli, 5 contrari e 4 astensioni. Sono state inviate via Pec al Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio e dovranno essere poi discusse e votate in Parlamento per diventare legge. Prima di tutto cambia il nome, che diventerà Ordine del Giornalismo, poi cambiano le regole per facilitare l’accesso: sparisce l’obbligo del praticantato di diciotto mesi, dal momento che ormai è diventato quasi impossibile essere assunti da una testata.

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L’esame di idoneità resta obbligatorio per l’iscrizione, ma si potrà fare avendo conseguito una laurea di base (triennale) in qualsiasi facoltà in Europa, seguita da una pratica giornalistica all’interno di un corso universitario annuale e un master di giornalismo post laurea riconosciuto dall’Ordine. Un modo, questo, “per abbattere le barriere dell’accesso, anche sociali”.

“Culturalmente il togliere qualcosa a qualcuno non mi appartiene”, ha detto Verna. Naturalmente chi ha già effettuato il praticantato in una qualche redazione prima della entrata in vigore della riforma ha diritto di fare l’esame.
Finché la riforma non sarà completamente attuata con la previsione di un Albo Unico, accanto all’Albo dei Professionisti resta in vigore quello dei Pubblicisti, anche per far accedere figure professionali cresciute nella Rete con nuove tecnologie. Per iscriversi all’elenco dei Pubblicisti, secondo le linee guida, serve una laurea di primo livello e lo svolgimento di attività giornalistica retribuita per un biennio (per evitare “lo scambio” ricattatorio che alcuni datori di lavoro propongono fra iscrizione e lavoro nero).

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Se sarà accettato l’Elenco Unico, sarà previsto il superamento dell’esclusività professionale, quindi gli iscritti potranno svolgere anche altre attività purché non in conflitto di interessi con la professione giornalistica. Ogni Consiglio Regionale, inoltre, istituisce il Registro degli Uffici Stampa pubblici e privati con giornalisti iscritti all’Albo.
Ora si tratta di aprire il confronto con il governo (Crimi ha già dato forfait per un appuntamento venerdì prossimo) e poi in Parlamento. Mai come in questo periodo si registra una unità d’intenti tra Ordine e Federazione della Stampa, in difesa, ha sottolineato anche Beppe Gulietti, presidente Fnsi, “per non cadere nella trappola Ordine uguale casta”, ma per difendere “il nostro dovere di informare e il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”, alla luce delle nuove forme di comunicazione, ma sempre con la garanzia di Ente di diritto pubblico che “normi l’accesso, la formazione e curi la vigilanza discliplinare”, è scritto nelle linee guida.

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