Riflessioni di un runner, l’untore dei nostri tempi.
Mi chiamo Michele Demontis, faccio parte della redazione di Sardegnagol, e pratico attività motoria all’aria aperta. Approfitto di questo spazio per pubblicare una mia riflessione sulla caccia all’untore che si è creata in questi giorni nei confronti dei runner. Le opinioni qui espresse, va da sé, sono strettamente personali. Sardegnagol rimane naturalmente a disposizione di chi volesse rispondere o replicare a quanto mi accingo ad affermare.
Se un marziano arrivasse oggi in Italia e cercasse di capire le causa del dramma epocale che stiamo vivendo, probabilmente arriverebbe alla conclusione che il covid-19 abbia avuto origine nei parchi pubblici e sia stato diffuso dai runner.
Basta aprire un giornale o scorrere l’home page di un social media per leggere gli strali di sindaci e governatori contro chi fa attività motoria, accompagnati dall’invocazione di interventi di forze dell’ordine e azioni repressive. Eppure l’istituto superiore di sanità, al momento di definire le recenti restrizioni, ha chiaramente detto che l’attività motoria all’aria aperta non rappresenta un fattore di rischio se praticata in solitaria e nel rispetto della distanza di sicurezza, evidenziandone anzi l’importanza per la salute. Incredibilmente, tuttavia, nella discussione sulla diffusione del contagio, la “questione runner” è forse diventato il secondo argomento più dibattuto dopo la drammatica carenza di dispositivi di protezione individuale in ospedali e strutture sanitarie.
Siamo così giunti alla situazione paradossale per cui uscire di casa per comprare le sigarette è legittimo e non costituisce un rischio mentre correre da soli e senza creare assembramenti è considerato un atto irresponsabile. Una follia demenziale degna di un Paese che affonda gravato dalla zavorra della sua idiozia.
Ciò premesso, vogliamo proibire le attività motorie all’aperto ancorché svolte in condizioni di sicurezza e rispetto delle precauzioni anti contagio? Benissimo, facciamolo. Ma, cari politici, evitiamo ipocrisie e strumentali aizzamenti dell’opinione pubblica. Alcuni giorni fa il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, in un video pubblicato su facebook, rivolgendosi ai cittadini ha domandato: “Ma davvero mi state dicendo che il vostro problema sono la corsetta e la camminata?”. Personalmente riprenderei questa domanda e, integrandola nella sua parte centrale, la rispedirei al mittente con la seguente formulazione: “ ma davvero caro Sindaco ci sta dicendo che, in una Regione nella quale la metà dei contagi è costituita da medici e operatori ospedalieri, il nostro problema sono la corsetta e la passeggiata?”.
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