Ricerca e sviluppo. Ripresa della spesa nel 2021.

Se nel 2020 il calo della spesa delle imprese per ricerca e sviluppo è stato decisamente marcato, nel 2021 gli investimenti sono tornati a crescere secondo le ultime rilevazioni dell’Istat.

Per la R&S intra-muros, in particolar,e si sono spesi nel 2020 25,0 miliardi di euro, ovvero il 4,7% in meno dell’anno precedente. Tiene la grande impresa (+2,2%), in marcata flessione le PMI. In calo anche la spesa delle Università (-2,0%) mentre aumenta quella delle istituzioni private non profit (+2,2%) e resta stabile la spesa delle istituzioni pubbliche.

I dati preliminari segnalano un’importante ripresa della spesa in R&S delle imprese per il 2021, il 5,2% in più rispetto al 2020, e per il 2022 (+3,9% sul 2021).

Nel 2022 la spesa in R&S programmata dalle imprese torna ai livelli pre-pandemici. Nel 2020 la crisi economica innescata dalla pandemia e dalle misure di contenimento sanitario ha investito anche la ricerca. La spesa complessiva in R&S intra-muros, effettuata da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università, che nel 2020 ammonta a 25,0 miliardi di euro, si riduce del 4,7% rispetto al 2019.

La contrazione della spesa dipende prevalentemente dalle imprese (-6,8%), ma interessa anche l’Università (-2,0%). Differente la situazione nel settore pubblico dove la spesa resta invariata, mentre nel non profit si registra un incremento (+2,2%).

Nel settore delle imprese la diminuzione dipende sia da una riduzione significativa della spesa sostenuta dalle imprese già attive in R&S nel 2019 (-4,1%), sia da un minor numero di imprese che hanno complessivamente svolto attività interne di R&S nel corso del 2020 (15.718 unità contro le circa 19.000 del 2019).

L’incidenza percentuale della spesa sul Pil risulta pari all’1,51%, in aumento rispetto all’anno precedente (1,46%) per effetto della marcata flessione del Pil. Tuttavia, il miglioramento non è tale da raggiungere il target europeo per il 2020 che per l’Italia è stato fissato all’1,53%.

Per il 2021 i dati preliminari indicano un’importante ripresa della spesa in R&S delle imprese (+5,2% rispetto al 2020) che, tuttavia, non è sufficiente per tornare ai livelli del 2019. Si dovrà attendere il 2022 per avere valori di spesa pari o superiori al 2019: secondo le previsioni, infatti, la spesa delle imprese continuerà ad aumentare raggiungendo i 16,9 miliardi di euro (+3,9% rispetto al 2021).

Nel settore delle istituzioni pubbliche la spesa in R&S intra-muros aumenta dell’8,0% rispetto al 2020. Anche in questo settore l’andamento crescente prosegue nel 2022: l’aumento previsto è pari al 3,8%. Per le istituzioni private non profit, invece, si prevede che la spesa resti stabile nel 2021 e aumenti del 4,3% nel 2022.

In aumento il contributo finanziario del settore pubblico e dei soggetti stranieri. Nel 2020 la spesa del settore privato (imprese e non profit) continua a essere la principale componente della spesa in R&S intra-muros complessiva (63,7%). Le imprese hanno investito circa 15,5 miliardi di euro (lo 0,93% del Pil) con un peso pari al 61,8% della spesa totale, in diminuzione rispetto all’anno precedente (-1,4 punti percentuali). Le Università, che con il 23,1% della spesa complessiva rappresentano l’attore più importante della R&S dopo le imprese, partecipano alla spesa totale del 2020 con una quota in lieve aumento (+0,6 punti percentuali rispetto al 2019). In crescita anche il contributo del settore pubblico, responsabile del 13,2% della spesa totale (+0,6 punti percentuali).

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Con riferimento alle fonti di finanziamentoi, le imprese finanziano la maggior parte della spesa in R&S (13,2 miliardi, pari al 52,8% dei finanziamenti complessivi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche con il 33,7% (8,4 miliardi) e i finanziatori stranieri con l’11,3% (circa 2,8 miliardi). Rispetto al 2019, aumenta la spesa finanziata da soggetti stranieri e dal settore pubblico (rispettivamente +1,7 e +1,4 punti percentuali), mentre è in calo la componente privata delle imprese (-3,1 p.p.). Resta invariata la quota dei finanziamenti sostenuti dal non profit e dalle Università. A eccezione del non profit e delle Università, l’autofinanziamento si conferma la fonte principale della spesa per R&S. In particolare, le istituzioni pubbliche finanziano il proprio settore per una quota pari all’86,5% e le imprese nazionali per l’82,3%; in entrambi i settori, tuttavia, l’autofinanziamento è in calo rispetto al 2019 (rispettivamente -0,6 e -3,2 punti percentuali). Aumentano, invece, sia i finanziamenti esteri che i contributi pubblici; in particolare, i primi prevalentemente nella R&S delle imprese (+2,7 p.p. rispetto al 2019), i secondi nella R&S del non profit (+6,1 p.p.).

Crollano gli investimenti in R&S delle piccole e medie imprese. Nel 2020 le piccole e medie imprese arrancano nelle attività di R&S: le piccole (con meno di 50 addetti) riducono le proprie spese del 26,5% rispetto al 2019 e una caduta altrettanto importante è registrata nelle imprese di media dimensione (-17,5% rispetto all’anno precedente). Solo le grandi imprese (con almeno 250 addetti) resistono: non solo si confermano il soggetto più importante nelle attività di R&S con 10,6 miliardi di spesa, ma riescono anche ad aumentare gli investimenti in R&S (+2,2%). Cresce pertanto il peso relativo delle grandi imprese nelle attività di R&S (+6,0 punti percentuali rispetto al 2019), mentre si ridimensiona la quota sia delle piccole che delle medie imprese (rispettivamente -3,7 e -2,3 p.p.).

Quasi tutta la spesa in R&S delle imprese è autofinanziata dalle stesse unità che la realizzano, anche se la quota di finanziamento interno si riduce in tutte le classi dimensionali con cali che raggiungono valori massimi nelle grandi imprese (-3,5 p.p. rispetto al 2019 nelle imprese con almeno 250 addetti). A fronte di minori risorse interne, aumentano i finanziamenti esteri, soprattutto nelle attività di R&S delle imprese di medio-grande dimensione (+2,7 p.p.).

Le imprese che investono maggiormente in R&S sono concentrate nei settori della produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto: i tre settori insieme rappresentano un terzo della spesa complessiva. Seguono l’elettronica, l’informatica e il comparto della Ricerca con oltre 1 miliardo di spesa e quote superiori al 6%. Infine, una quota importante e in crescita (+0.9 punti percentuali rispetto al 2019) è quella della farmaceutica.

Rispetto al 2019 tutti i settori principali registrano un calo significativo nella spesa di R&S, mentre i servizi finanziari e assicurativi, l’industria farmaceutica e la produzione di autoveicoli investono quote crescenti (rispettivamente +34,9%, +14,9% e +8,9%).

Nelle imprese tiene solo la ricerca di base. Nel 2020 si registra una tendenza generalizzata a contrarre le spese di R&S in tutte le sue componenti. La ricerca applicata, che si conferma la principale voce di investimento con 10 miliardi di euro, subisce importanti cadute (-4,4%), mentre la ricerca di base o pura resta sostanzialmente stabile in termini di spesa (5,5 miliardi, pari a -0,5% rispetto all’anno precedente).

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Le perdite maggiori si rilevano nello sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi (9,4 miliardi e -7,3% rispetto al 2019). In termini di composizione della spesa la situazione resta invariata; in particolare crescono in misura lieve le quote della ricerca (sia applicata che di base), a fronte di un ridimensionamento di attività di sviluppo sperimentale che scendono al 37,7% della spesa totale (contro il 38,8% del 2019).

Nelle imprese si conferma una tendenza opposta a investire in attività di R&S più prossime all’industrializzazione piuttosto che in attività strettamente di ricerca: in particolare, oltre la metà della spesa in R&S proviene dalla componente dello sviluppo sperimentale (circa 8,5 miliardi, pari al 55,3% della spesa totale), in pesante calo rispetto al 2019 (-7,8%). Anche la spesa in ricerca applicata subisce una caduta importante (-6,7%), mentre quella in ricerca di base registra un lieve aumento (+0,8%).

Nel settore delle istituzioni pubbliche aumenta la quota di spesa destinata alla ricerca di base (+1,2 punti percentuali rispetto al 2019) mentre diminuisce la quota della ricerca applicata (-0,9 p.p) e resta sostanzialmente stabile quella dello sviluppo sperimentale (-0,3 p.p). Nelle istituzioni private non profit aumentano le quote di spesa destinate alla ricerca applicata e allo sviluppo sperimentale (rispettivamente +1,8 e +1,3 punti percentuali), mentre risultano in calo gli investimenti nella ricerca di base (-3,1 punti percentuali rispetto al 2019).

Nel Nord-est la maggiore flessione della spesa in R&S. Con poche eccezioni (Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste, Provincia di Bolzano-Bozen, Sicilia e Calabria), nel 2020 si registra una caduta generalizzata della spesa in R&S in tutto il territorio nazionale: -5,5% nel Nord-est, -4,6% nel Nord-ovest e nel Centro e -5,0% al Sud. Resta invece stabile nelle Isole per effetto di un aumento dell’1,0% in Sicilia. Le peggiori performance sono registrate in Molise (-17,7%), Marche (-11,8%) e Abruzzo (-11,7%).

Con riferimento al settore delle imprese, la spesa in R&S subisce le perdite più pesanti nel Centro-sud, soprattutto in Molise (-25,7%), nelle Marche (-21,9%) e in Basilicata (-21,5%). Diminuzioni superiori al 10% sono rilevate anche in Toscana (-14,2%), Abruzzo (-13,8%) e Campania (-10,6%). Resistono poche regioni quali la Puglia e la Sicilia (-0,2%), mentre la Provincia di Bolzano-Bozen, la Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste e il Friuli Venezia-Giulia registrano performance crescenti.

Nelle Istituzioni pubbliche la spesa in R&S cresce al Sud (+4,1%), al Centro (+1,2%) e nelle Isole (+0,5%), diminuisce nel Nord-est (-6,1%) e resta sostanzialmente stabile nel Nord-ovest.

Nelle Università, rispetto all’anno precedente la spesa in R&S cresce nelle Isole (+1,4%), resta sostanzialmente stabile nel Nord-est, registra un calo superiore alla media nazionale nel Nord-ovest (-4,9%) e diminuzioni anche al Sud (-2,1%) e al Centro (-2,0%).

In termini di incidenza della spesa per R&S sul Pil, buone performance sono registrate in Piemonte, Emilia Romagna e Lazio. Quest’ultima regione, insieme a Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste e Provincia di Bolzano-Bozen, mostra anche un aumento importante rispetto al 2019. Due importanti regioni del Nord quali il Veneto e la Lombardia, storiche leader della R&S, si posizionano sotto la media nazionale e con modesti livelli di crescita. Le peggiori performance si rilevano in Abruzzo, Marche e Molise, dove si riduce anche l’incidenza della spesa sul Pil.

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Calo limitato dei ricercatori in R&S. Nel 2020 anche il personale impegnato in attività di R&Si diminuisce:gli addetti sono 521mila (-4,3% rispetto al 2019), per un totale di 342mila unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Etp) (-3,8%). Il calo degli addetti è in gran parte attribuibile al settore delle imprese (-6,7% in termini di persone e -5,9% in Etp). Una riduzione si registra anche nelle Università, seppure più lieve (-1,6% in unità e -1,3% in Etp) il settore pubblico mostra invece un aumento (+3,3% in unità e +2,3% in Etp).

I ricercatori (in Etp) sono 157mila e rappresentano il 45,9% del totale degli addetti dell’intera economia, in diminuzione del 2,4% rispetto al 2019. L’incidenza maggiore si rileva nelle istituzioni non profit (70,9%, in aumento di 0,8 p.p.), seguono le Università (66,5% e +1.4 p.p.), le istituzioni pubbliche (57,3%, -0,9 p.p.) e le imprese, con poco più di un terzo degli addetti alla R&S, quota pressoché stabile rispetto all’anno precedente.

Nei tagli al personale le donne sono complessivamente meno colpite: nel 2020 quelle impegnate in attività di R&S ammontano a 171mila e rappresentano circa un terzo degli addetti (-3% rispetto al 2019, mentre sono circa 112mila in Etp, -2,4% rispetto all’anno precedente). Nel settore delle imprese la presenza femminile nelle attività di R&S continua a essere, in termini relativi, bassa e minore rispetto a quella negli altri settori: il 22,3% degli addetti alla R&S in Etp contro il 55,6% delle istituzioni private non profit, il 49,3% delle istituzioni pubbliche, il 48,7% delle Università.

Le ricercatrici variano di poco: sono circa 76mila (-0,2%), 55mila in Etp (-0,6%). La diminuzione è in gran parte attribuibile alle imprese (-3,2% in termini di persone, -3,0% in Etp), mentre sia nelle istituzioni pubbliche che nelle Università si riscontra un aumento. Complessivamente l’incidenza delle ricercatrici sul personale femminile impegnato in R&S risulta superiore a quella dei ricercatori per via di una maggiore presenza nelle imprese. Nel settore non profit, nel pubblico e nelle Università, al contrario, le ricercatrici rappresentano una quota inferiore rispetto a quella dei ricercatori.

Crescono i fondi R&S di Amministrazioni centrali, Regioni e Province autonome. Nel 2021 gli stanziamenti in ricerca e sviluppo di Amministrazioni centrali, Regioni e Province autonome salgono del 4,4%, passando da 11.020 milioni di euro del 2020 (previsioni di spesa assestate) a 11.504 milioni nel 2021 (previsioni di spesa iniziali).

Per quanto riguarda la distribuzione dei finanziamenti, quelli destinati alle Università sotto forma di Fondo di finanziamento ordinario, costituiscono la quota più rilevante (39,9% del totale). Il resto degli stanziamenti è orientato in misura maggiore verso l’esplorazione e utilizzazione dello spazio (12,2%), la protezione e promozione della salute umana (11,1%) e le produzioni e le tecnologie industriali (9,8%).