Revoca dell’accoglienza e reati, Ceccardi: “Modificare la direttiva 2013/33”.

Bisogna modificare la direttiva UE 2013/33, secondo la quale gli Stati membri hanno l’obbligo di tutelare la salute fisica e mentale dei richiedenti la protezione internazionale, anche se autori di reati gravi. Ne è convinta l’eurodeputata di Identità e Democrazia, Susanna Ceccarsi, che, in una interrogazione, ha ricordato la vicenda di un cittadino nigeriano arrestato in flagranza per violenza sessuale su una minorenne, al quale il TAR della Toscana ha confermato le misure di accoglienza internazionale dopo la revoca da parte del Prefetto di Firenze. Provvedimento, quello del Prefetto, adottato sulla base dell’art. 23 del decreto legislativo 142/2015).

Una direttiva decisamente contestabile che non sarà risolta nei prossimi tempi, come ricordato dalla Commissaria, Ylva Johansson e, ancora, dalla proposta di revisione sulle condizioni di accoglienza, ferma dal 2016.

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“I negoziati in merito alla proposta di rifusione, che include modifiche delle disposizioni sulla riduzione o revoca delle condizioni materiali di accoglienza, sono stati portati a termine dai colegislatori e la proposta è in attesa di adozione insieme agli altri fascicoli del nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, conformemente alla tabella di marcia comune tra il Parlamento europeo e le presidenze del Consiglio – spiega l’esponente della Commissione von der Leyen -. La Corte di giustizia dell’Unione europea (Corte) ha interpretato le disposizioni dell’attuale direttiva relative alla revoca delle condizioni materiali di accoglienza nel senso di una sanzione (sentenza del 12 novembre 2019 nella causa C-233/18 e sentenza del 1° agosto 2022 nella causa C-422/21). In entrambi i casi – prosegue – è stato sottolineato che la sanzione non può arrivare alla revoca delle condizioni materiali di accoglienza relative all’alloggio, al vitto o al vestiario, poiché ciò avrebbe l’effetto di privare il richiedente protezione internazionale della possibilità di far fronte ai suoi bisogni più elementari. Tuttavia la Corte ha ritenuto che possano essere imposte altre sanzioni, posto che rispettino il principio di proporzionalità e della dignità umana”.

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