Relazione sullo Stato di diritto 2022: le raccomandazioni della Commissione.

E’ stata pubblicata in settimana la terza relazione annuale sullo Stato di diritto. La pubblicazione, elaborata dalla Commissione europea, evidenzia il livello della tutela dei valori democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto nei singoli Paesi UE.

La relazione, nel dettaglio, comprende una panoramica delle tendenze in tutta l’UE e 27 capitoli dedicati ai singoli Paesi, nei quali sono analizzati gli sviluppi in ciascuno Stato membro da luglio 2021. Quest’anno contiene per la prima volta anche raccomandazioni mirate per ciascuno Stato membro. Lo scopo delle raccomandazioni è incoraggiare gli Stati membri a portare avanti le riforme già avviate o previste e aiutarli a individuare gli ambiti in cui sono necessari miglioramenti.

Come nelle edizioni precedenti, la relazione analizza gli sviluppi in quattro settori chiave per lo Stato di diritto: i sistemi giudiziari, il quadro anticorruzione, il pluralismo e la libertà dei media –sui quali le stesse call dell’Ue dimostrano la tendenza a voler perennemente sostenere grandi gruppi od organizzazioni particolarmente strutturate in totale disprezzo verso i piccoli editori e, quindi, il vero pluralismo specialmente a livello locale – e altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri. Da essa emerge che in molti Stati membri sono proseguite le riforme per far fronte alle sfide individuate nelle due edizioni precedenti. Allo stesso tempo alcuni Stati membri continuano a destare preoccupazioni di natura sistemica. Nel contempo, però, manca una minima autocritica da parte degli stessi vertici della Commissione UE circa il proprio operato.

La relazione, poi, fa il punto sulle sfide individuate nelle edizioni precedenti, approfondisce la valutazione della Commissione e contiene osservazioni anche in merito a questioni quali i media del servizio pubblico, l’uso di spyware o l’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Nel campo delle riforme sulla giustizia, molti Stati membri hanno avviato importanti riforme per rafforzare l’indipendenza della magistratura, ad esempio per quanto riguarda la composizione e i poteri dei consigli di giustizia, il miglioramento delle procedure di nomina dei giudici o l’aumento dell’autonomia delle procure. Un po’ meno si è fatto, però, per equilibrare il rapporto dei cittadini verso la burocrazia giudiziaria. Difficile, pertanto, essere d’accordo con la relazione laddove la Commissione dichiara che sono state “introdotte misure volte a migliorare l’efficienza e la qualità della giustizia, come una maggiore digitalizzazione dei sistemi giudiziari e l’agevolazione dell’accesso alla giustizia”. Basta vivere in alcune città o comuni d’Italia per rendersene facilmente conto, dove non è così raro ritrovarsi in presenza di siti web poco aggiornati (nel sito del Tribunale di Cagliari l’ultimo aggiornamento risale addirittura al mese di aprile 2022) e scarsamente informativi.

la home del sito web del tribunale di Cagliari (ultimo aggiornamento aprile 2022).

Allo stesso tempo in alcuni Stati membri persistono preoccupazioni strutturali per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura. In alcuni Stati membri si riscontrano problemi relativi alle nomine ai tribunali di grado superiore e alla presidenza degli organi giurisdizionali, mentre in altri a destare preoccupazione è il grado di indipendenza e autonomia delle procure e il fatto che si ricorra a procedimenti disciplinari per intaccare l’indipendenza della magistratura.

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Per affrontare tali questioni le raccomandazioni della Commissione caldeggiano per esempio un maggiore coinvolgimento della magistratura nelle procedure di nomina e una maggiore autonomia alle procure e invitano gli Stati membri a prevedere risorse adeguate per i sistemi giudiziari.

Sul tema della corruzione, l’UE rimane una delle regioni meno corrotte al mondo. Da luglio 2021 molti Stati membri hanno adottato strategie anticorruzione nuove o rivedute, o le stanno riesaminando. Alcuni hanno allineato i quadri esistenti alle norme internazionali anticorruzione e al diritto dell’Unione. La maggior parte degli Stati membri dispone ora di un’ampia legislazione che fornisce al sistema giudiziario penale gli strumenti necessari per combattere la corruzione. Molti Stati membri hanno messo in atto misure per aumentare la capacità delle procure responsabili della lotta alla corruzione attraverso risorse aggiuntive o formazione supplementare.

Tuttavia la corruzione continua a preoccupare fortemente la popolazione dell’UE. Secondo l’Eurobarometro sulla corruzione, ad esempio, il 68% dei cittadini ritiene che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese. In alcuni Stati membri le indagini e le azioni penali relative ai casi di corruzione sono lunghe e soprattutto nei casi di alto profilo le sentenze tardano ad arrivare. In tutti gli Stati membri i funzionari pubblici sono soggetti a obblighi di dichiarazione della situazione patrimoniale e degli interessi, obblighi che però variano in termini di portata, trasparenza e accessibilità delle informazioni divulgate, nonché in termini di livello ed efficacia della verifica e dell’applicazione.

La Commissione ha formulato raccomandazioni relative al potenziamento dei quadri preventivi anticorruzione, per esempio riguardo alle norme in materia di lobbying e conflitto di interessi, nonché alla garanzia dell’efficacia delle indagini e delle azioni penali nei casi di corruzione.

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Il report ha poi analizzato lo stato dell’informazione nell’Ue. La pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina, secondo i vertici della Commissione – la stessa che ha messo ‘democraticamente’ al bando i media russi nell’UE, come Sputnik e Russia Today -, hanno dimostrato il ruolo cruciale dei giornalisti nel verificare i fatti e nell’informare i cittadini. Diversi Stati membri hanno adottato, rafforzato o stanno valutando misure per migliorare la sicurezza e le condizioni lavorative dei giornalisti, muovendo dalle recenti iniziative della Commissione (tipo le call europee inaccessibili per le piccole realtà?). Persistono, ancora, preoccupazioni in merito alla mancanza di trasparenza nella distribuzione della pubblicità statale, ai conflitti di interessi e alle difficoltà di accesso ai documenti pubblici: si tratta di questioni chiave evidenziate nella relazione che richiedono attenzione. Ma, il mondo segue le sue logiche e da sempre qualsiasi ente territoriale – basta leggere i bandi regionali, nazionali e le relative graduatorie – ricopre di prebende e copiosi finanziamenti i grandi gruppi editoriali, nella totale assenza di una sincera moral suasion da parte della Commissione europea, ferma, nelle sue raccomandazioni, a evidenziare le criticità esistenti.

Sono necessarie, ancora, misure di salvaguardia per tutelare l’indipendenza dei media del servizio pubblico e assicurare che i finanziamenti pubblici siano adeguati e non siano utilizzati per esercitare pressioni politiche sui media, come indicato nelle norme europee.

La Commissione ha formulato una serie di raccomandazioni che riguardano tra l’altro la distribuzione equa e trasparente della pubblicità statale, la governance indipendente dei media del servizio pubblico e le misure volte ad aumentare la sicurezza dei giornalisti. Ambiziosa la dichiarazione della Commissione circa “la futura normativa sulla libertà dei media” che, secondo i vertici della Commissione, contribuirà ad affrontare diverse criticità individuate nelle relazioni sullo Stato di diritto. Sul futuro si può anche sospendere il processo alle intenzioni ma sul presente e sul recente passato è inequivocabile la vocazione “liberticida” e “inaccessibile” dei bandi e call europee per i piccoli editori. Criticità che la Commissione, da sempre “preoccupata” per il pluralismo non ha ancora affrontato in modo coerente. Una stampa libera e critica continua necessariamente a rappresentare un problema per tutte le istituzioni “democratiche”.

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In ambito legislativo, la relazione ha lodato l’azione degli Stati membri per l’adozione di provvedimenti mirati a migliorare la qualità dei loro processi legislativi, tendenza già rilevata nelle relazioni sullo Stato di diritto 2020 e 2021. Le corti costituzionali continuano a svolgere un ruolo chiave nel sistema di bilanciamento dei poteri, per esempio nel controllo delle misure di emergenza e in altri ambiti, come quello elettorale. In alcuni Stati membri è stato rafforzato lo status delle istituzioni per i diritti umani, dei difensori civici e di altre autorità indipendenti. Nella maggior parte degli Stati membri il contesto è favorevole alla società civile.

Tuttavia in alcuni Stati membri manca ancora un quadro formale per la consultazione dei portatori di interessi, il che desta preoccupazione, e le organizzazioni della società civile continuano a doversi confrontare con problemi di finanziamento, narrazioni ostili e restrizioni al loro spazio operativo. Per la prima volta la relazione si occupa anche dell’esecuzione da parte degli Stati membri delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo. Altra questione affrontata è la reazione dei sistemi di bilanciamento dei poteri degli Stati membri all’uso di spyware. Sebbene sia collegato alla sicurezza nazionale, l’uso di tali strumenti dovrebbe essere soggetto a un sistema di pesi e contrappesi nazionali.

In risposta a queste problematiche, la Commissione ha formulato raccomandazioni relative ad esempio al coinvolgimento dei portatori di interessi nel processo legislativo, alla creazione e al funzionamento delle istituzioni nazionali accreditate per i diritti umani e alla definizione di un quadro operativo aperto per la società civile.

La Commissione ha quindi invitato il Parlamento europeo e il Consiglio a proseguire i dibattiti generali e specifici per Paese sulla base della relazione, esortando anche i parlamenti nazionali e gli altri attori chiave, compresa la società civile, a portare avanti il dialogo sullo Stato di diritto a livello nazionale.

Se la relazione annuale sullo Stato di diritto è il risultato di un intenso dialogo con le autorità nazionali e i portatori di interesse qualcosa, decisamente, non deve andare per il verso giusto in termini di pensiero critico dalle parti della Commissione europea o, dettaglio altrettanto probabile, si continua, inspiegabilmente, a negare qualsiasi slancio partecipativo a tutta una serie di validi stakeholder locali e nazionali.

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