Referendum cittadinanza: rischio fuga per i giovani nati in Italia.
Il referendum dell’8-9 giugno, che propone di ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza continuativa per ottenere la cittadinanza italiana, rappresenta un segnale di apertura, ma resta insufficiente per affrontare il nodo dell’inclusione dei figli degli immigrati nati o cresciuti in Italia. A lanciare l’allarme è il Centro Studi e Ricerche Idos, che oggi ha presentato la ricerca “Orizzonti condivisi. L’Italia dei giovani immigrati con background migratorio”.
“È il momento di superare una normativa obsoleta e costruire una società più aperta e coerente con il tessuto multiculturale del Paese” – affermano Luca Di Sciullo e Antonio Ricci, presidente e vicepresidente di Idos. “Riconoscere pieni diritti di cittadinanza ai giovani con background migratorio significa investire nel capitale umano, rafforzare il senso di appartenenza e promuovere la coesione sociale. È un interesse nazionale, oltre che un dovere politico”.
Secondo i dati Istat, all’inizio del 2024 in Italia si contavano 1,9 milioni di residenti con background migratorio (uno ogni 30 abitanti), di cui 1,3 milioni di minorenni. Più di un milione di questi ultimi, pur essendo nati o cresciuti nel Paese, non ha la cittadinanza italiana.
Un dato emblematico riguarda la scuola: due alunni stranieri su tre sono nati in Italia, ma restano esclusi dai pieni diritti di cittadinanza.
L’attuale legge n. 91 del 1992, denuncia Idos, impone un percorso lungo e complesso per ottenere la cittadinanza. Per richiedere la naturalizzazione, infatti, bisogna garantire 10 anni di residenza ininterrotta più altri 3-4 per le pratiche burocratiche.
I numeri parlano chiaro: tra 2019 e 2023, solo 295.000 minorenni stranieri hanno ottenuto la cittadinanza, con una media annua di 59.000 a fronte di oltre un milione di residenti.
Secondo un’indagine Istat del 2023, oltre l’80% dei giovani di origine straniera si sente “anche italiano”, percentuale che sale all’85% tra quelli nati in Italia. Tuttavia, la difficoltà di ottenere la cittadinanza incide sulle loro prospettive future: solo il 45% prevede di rimanere in Italia, mentre il 34% vorrebbe trasferirsi all’estero.
“Un Paese che ignora il contributo e il valore delle nuove generazioni rischia di compromettere le proprie speranze di ripresa e sviluppo” – conclude Idos. Il referendum rappresenta un primo passo, ma serve un intervento più ampio per garantire un futuro inclusivo e sostenibile.
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