Reddito di cittadinanza: 919 mila indirizzati ai servizi per il lavoro.
Sono 919.916 i beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai servizi per il lavoro. Questi i dati al 30 giugno 2022 tratti dalla nota Anpal n. 9/2022. Di questi, 173mila (18,8%) risultano occupati, 660mila (il 71,8%) sono tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro e i restanti 86mila (9,4%) risultano esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali.
Oltre la metà dei beneficiari occupati, il 53,5%, ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato o in apprendistato. Gli under 30 fanno invece registrare il livello maggiore di precarietà: tra questi, infatti, sono oltre il 55% coloro che hanno un contratto a termine. Fra tutti i beneficiari che lavorano con contratti a tempo determinato (il 39,2%), oltre la metà ha un contratto con durata pari o inferiore a 6 mesi.
Dei 660mila beneficiari soggetti al patto per il lavoro (dunque non occupati, non esonerati e non rinviati ai servizi sociali), quasi i tre quarti – il 72,8%, corrispondente a 480mila persone – non ha avuto un contratto di lavoro subordinato o para-subordinato negli ultimi 3 anni. I soggetti presi in carico dai servizi per il lavoro sono 280mila, pari al 42,5% dei 660mila soggetti al patto per il lavoro.
Campania e Sicilia sono i due territori che hanno la maggiore percentuale di beneficiari, con valori rispettivamente del 25,6% e del 21,6%. Nell’insieme, le due regioni assommano dunque il 47,2% del totale degli individui in misura. Tutte le restanti aree regionali esprimono valori al di sotto del 10%.
Nel 73% dei casi i beneficiari soggetti al Patto per il lavoro non hanno mai avuto un contratto di lavoro dipendente o in para-subordinazione nei 36 mesi precedenti il 30 giugno 2022. Il 70,8% ha al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore e solo il 2,8% un titolo di livello terziario, mentre un quarto ha un diploma di scuola secondaria superiore.
Tra i beneficiari tenuti alla stipula del Patto per il lavoro la quota di utenti presi in carico, ovvero che hanno sottoscritto il Patto o sono comunque impegnati in esperienze di tirocinio extracurricolare, ammonta a più di 280 mila (42,5%), con un’incidenza minore nelle regioni meridionali.
Relativamente alla platea dei beneficiari occupati si osserva una maggiore incidenza nelle regioni centro settentrionali, con valori compresi tra il 27% e il 31%, a fronte del 18,6% delle regioni del sud e il 16,7% delle isole. Tra gli occupati, il 53,5% ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato o in apprendistato e il 39,2% a tempo determinato. L’incidenza degli occupati con contratti a termine supera il 55% per gli under 30. Quasi il 95% dei beneficiari occupati svolge attività per cui sono richieste competenze basse e medio basse.
Per quel che riguarda le variazioni rispetto alla precedente rilevazione del dicembre 2021, il totale dei beneficiari in misura e in carico ai servizi per il lavoro registra un decremento nel semestre pari a 273 mila individui (-23%). Tale contrazione è il risultato di un elevato flusso di beneficiari usciti dalla misura (poco meno di 534 mila) solo in parte compensato dagli ingressi (251 mila). La riduzione dei percettori risulta particolarmente marcata nell’Italia nord-occidentale.
Il flusso in uscita per la gran parte degli individui (61%) è dovuto a domanda “terminata”, cioè al raggiungimento del periodo di massima erogazione (18 mesi). Per circa un terzo è dovuto a domanda “decaduta” (35%), presumibilmente a causa di nuove condizioni reddituali del nucleo familiare di appartenenza che hanno determinato la perdita del diritto al beneficio. Di questi, il 27,4% presenta una nuova occupazione in misura, quota che sale al 47,1% considerando anche i beneficiari che appartengono a un nucleo familiare in cui almeno un componente ha una nuova occupazione.
Infine, per un restante 4% degli usciti è stato revocato il beneficio per l’insussistenza dei requisiti previsti. Gli entrati nel semestre sono per il 63,5% nuovi ingressi in misura, mentre per il 36,5% sono rientri dopo presentazione di una nuova domanda. Tra i beneficiari entrati o rientrati in misura uno su due non ha avuto alcuna esperienza lavorativa alle dipendenze o in para-subordinazione negli ultimi tre anni.
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