Rapporto Nazionale INVALSI 2023: coinvolti oltre 2,5 milioni di studenti.
Sono stati presentati alla Camera dei Deputati, i dati dell’ultimo Rapporto Nazionale INVALSI. Annualità che ha visto il coinvolgimento di oltre 12mila scuole e di 2,57 milioni di studenti e studentesse (1milione della scuola primaria, 570mila della scuola secondaria di primo grado e oltre 1 milione sella scuola secondaria di secondo grado).
Il quadro che emerge quest’anno dalle Prove risente ancora in maniera evidente delle conseguenze post‐pandemiche sugli apprendimenti degli studenti italiani e il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). In II primaria i risultati di Italiano e di Matematica sono più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021 e, sostanzialmente, in linea con quelli del 2022.
In V primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’Inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening). Pur se in misura ridotta, già dalla II primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la Matematica e l’Inglese‐listening.
Si riscontra una perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese listening. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi. I divari territoriali, quindi, rimangono molto ampi. In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi (al massimo al livello 2), che si attesta attorno al 50% della popolazione scolastica in Italiano, al 55-60% in Matematica, al 35-40% in Inglesereading e al 55-60% in Inglese-listening (ossia che non raggiungono l’A2).
Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano che si è fermato il calo degli apprendimenti in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora una decisa inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento, mentre rimangono molto marcati i divari territoriali.
I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano una contrazione degli esiti di apprendimento generalizzata nelle classi seconde, mentre per le ultime classi i risultati del 2023 indicano che si è arrestato il calo in Italiano e Matematica, riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di rotta.
Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in costante e diffuso miglioramento.
La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. Da qualche tempo è sempre più evidente che particolare attenzione va rivolta non solo agli studenti che abbandonano la scuola ma anche a tutti coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie, quindi a forte rischio di limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è definita dispersione scolastica implicita o nascosta.
Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7% (‐0,1 punti percentuali). Gli esiti del 2023 confermano un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (‐1 punto percentuale rispetto al 2022). In termini comparativi, il calo maggiore della dispersione scolastica implicita si registra in Calabria (-5 punti percentuali), in Puglia (-2,9 punti percentuali), Sardegna (-2,8 punti percentuali) e Sicilia (-2,4 punti percentuali). Tuttavia, le differenze assolute a livello territoriale rimangano molto elevate: Campania (19%), Sardegna (15,9 %), Sicilia (13,6%), Calabria (13 %) e Basilicata (10,6 %).
La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica: si è compresa l’importanza di non disperdere le risorse umane del Paese, ancora più importanti in un momento come quello attuale, nonché di prevenire processi di emarginazione sociale che sono tra le conseguenze dell’insuccesso scolastico e formativo L’attenzione deve essere rivolta non solo a coloro che abbandonano la scuola ma anche a tutti i giovani che la terminano senza avere le competenze di base attese. La disponibilità di dati censuari sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano però il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali; quindi a forte rischio di avere limitate prospettive di inserimento nella società come gli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è stata definita dispersione scolastica implicita o nascosta.
Se le prime stime INVALSI troveranno conferma negli esiti delle prove degli anni futuri, la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli di studio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni (ELET) sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal PNRR alla fine del 2025 (10,2%). Si confermano, in parte ampliate, forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.
A livello nazionale gli studenti che raggiungono risultati almeno adeguati, ossia in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali, sono: Italiano 62% (+1 punto percentuale rispetto al 2022, invariato rispetto al 2021), Matematica 56% (invariato rispetto al 2021 e al 2022), Inglese-reading (A2) 80% (+2 punti percentuali rispetto al 2022 e +4 punti percentuali rispetto al 2021) e Inglese-listening (A2) 62% (+3 punti percentuali rispetto al 2022, +5 punti percentuali rispetto al 2021 e +11 punti rispetto al 2018, inizio della rilevazione).
“Partendo da questi dati – ha dichiarato nel corso della presentazione dei dati il ministro Giuseppe Valditara – abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico. Per dare a tutti i ragazzi, ovunque essi vivano, le stesse identiche possibilità di successo formativo e, quindi, di successo lavorativo. Nella Scuola primaria si individua quella spaccatura che penalizza tanti ragazzi italiani. E il fatto che questo nasca proprio nella Scuola primaria è ancor più moralmente inaccettabile, perché la Primaria anticipa e influenza profondamente i risultati del percorso successivo. È proprio nella Scuola primaria che lo studente acquisisce le competenze che sono alla base dei futuri apprendimenti – prosegue l’esponente del Governo Meloni -. Ora, in seconda primaria si osservano già divari di risultato, a sfavore dei ragazzi del Mezzogiorno, di circa 5 punti percentuali in italiano e di circa 10 punti percentuali in matematica rispetto ai ragazzi delle Regioni più avvantaggiate del Paese”.
“Questo dato è drammatico soprattutto in tre Regioni: Calabria, Sicilia, Campania. Nella classe quinta, la percentuale di allievi che non raggiunge un certo livello di competenze è doppia rispetto agli alunni delle Regioni più fortunate. Purtroppo, nel 2023 questa situazione è andata ancora peggiorando. In particolare, per quanto riguarda matematica e inglese. In italiano si registra qualche interessante eccezione. Nel 2023, rispetto al 2022, nella seconda primaria il divario è cresciuto di circa il 3% per la matematica e di circa il 4-5% per l’inglese. Sappiamo tutti quanto la matematica sia fondamentale: è l’indicatore correlato più fortemente con lo sviluppo di un Paese e del suo Pil e con tutti gli altri indicatori di crescita sociale. È un indicatore di propensione per la tecnologia, che sta a fondamento della crescita di uno Stato. Per questo, insistere sulla matematica è fondamentale ma lo stesso vale anche per l’inglese, perché le lingue straniere sono la chiave per accedere all’internazionalità. Una studentessa o uno studente che non abbiano adeguate competenze in inglese sono fortemente penalizzati rispetto ad altri loro compagni”, ha aggiunto Valditara.
“I divari a sfavore del Mezzogiorno si accentuano nella Scuola secondaria, dove troviamo anche un aumento del divario in italiano: -15 punti percentuali rispetto all’Italia settentrionale al termine del Primo ciclo e -22/23 punti percentuali al termine della Scuola secondaria di II grado. Per quanto riguarda la matematica, si arriva addirittura a percentuali di svantaggio pari rispettivamente a 25 punti e a 30 punti. Le cause sono tante – spiega il ministro – fra queste la fragilità sociale del territorio. Per esempio, la percentuale di assenze nelle scuole del Sud nel 2019 è stata di 15 giorni all’anno superiore ai giorni di assenza degli studenti del Nord. Moltiplicato per 13 anni in classe, è quasi un anno scolastico”.
Un altro toccato dal ministro dell’Istruzione e del Merito sono stati gli asili: “Tutte le ricerche, anche internazionali, confermano che hanno un effetto perequativo fondamentale, soprattutto quando la società è fragile. Vorrei sottolineare come, grazie alle norme di semplificazione che abbiamo introdotto e alla collaborazione fra Governo, ANCI e Comuni, abbiamo raggiunto un risultato che sino a qualche mese fa era impensabile: il 91% delle aggiudicazioni. Non è casuale, perché se prima per un’aggiudicazione sino a un milione di euro si impiegavano tre anni (rilevazioni del mio Ministero) e per quelle da 1 milione a 5 milioni si impiegavano 4 anni, adesso si impiegano dai 7 ai 9 mesi. Un altro dato significativo è che circa il 15% delle aggiudicazioni è stato raggiunto grazie a Invitalia. Questo risultato è stato possibile anche grazie al pacchetto di semplificazioni che abbiamo varato”.
Oltre le criticità però emergono dati positivi per il titolare della delega alla Pubblica Istruzione: “La dispersione scolastica implicita, cioè il mancato raggiungimento delle competenze, è calata di un punto, siamo all’8,7%; per quella esplicita, cioè l’abbandono, la flessione è netta e abbastanza generalizzata: siamo al 10,3-10,4%, non lontani dunque dagli obiettivi del PNRR. La dispersione scolastica è un tema che tocca tante nazioni europee. Il punto di partenza dell’Agenda Sud è individuare le scuole più a rischio e Invalsi ci ha sottoposto un elenco. Partiremo da 240 istituti, 120 Primarie (proprio perché questi dati ci invitano a riflettere), 60 Secondarie di I grado e 60 Secondarie di II grado. Per la selezione, Invalsi ha individuato alcuni criteri, come la dispersione scolastica, le assenze, la fragilità del territorio, l’abbandono in corso d’anno, l’instabilità nei risultati d’apprendimento. Mettere insieme questi indicatori ha consentito di individuare una serie di scuole su cui avviare già da settembre una serie di interventi, il cuore del mio progetto Agenda Sud, con investimenti economici importanti. Innanzitutto, mettere studentesse e studenti al centro e dunque estendere a tutte queste scuole il percorso di personalizzazione dell’educazione che abbiamo iniziato con il tutor per l’ultimo triennio delle Secondarie di II grado, sottolineando come prendersi cura del singolo studente sia un concetto centrale. Vogliamo una didattica innovativa, laboratoriale; e vogliamo cambiare il paradigma prevalente dell’insegnamento basato sulla lezione frontale, introdurre nuove metodologie didattiche che saranno poi gradualmente curate e sviluppate, anche da Invalsi. Una scuola aperta tutto il giorno e più vicina al territorio. Più docenti, in particolare in italiano, matematica, inglese, in quelle 240 scuole. Per questi docenti occorreranno una formazione particolare, coordinata con Invalsi, una didattica orientativa, una progettazione e saranno necessarie più risorse per questi insegnanti che svolgeranno attività extracurricolari. Sarà decisivo il coinvolgimento delle famiglie, con l’organizzazione di gruppi di supporto alla genitorialità, e costruire una grande alleanza tra famiglia e scuola”.
È previsto anche l’allungamento del tempo scuola, per realizzare in questi istituti un altro passaggio importante, il tempo pieno. Resta però incerto il coinvolgimento delle organizzazioni giovanili qualificate nei vari territori italiani, data l’assenza di alcuna misura ad hoc.