Rapporto Iss-Istat: più giovani tra i casi positivi diagnosticati nella seconda ondata.

Nella seconda ondata dell’emergenza covid, secondo il rapporto congiunto ISS-Istat, la classe di età dei nuovi contagi è diminuita rispetto alla prima ondata.

Se nella prima fase dell’epidemia la classe mediana è stata per entrambi i generi pari a 60-64 anni (entro un campo di variazione che va da 0 e 99 anni) e ha comportato un alto rischio nelle popolazioni anziane più fragili, nel periodo estivo la classe mediana è scesa a 40-44 anni per le donne e 35-39 anni per gli uomini. Nel periodo di ottobre-novembre l’età mediana, come peraltro la classe con la maggiore frequenza di casi, è risalita a 45-49 anni.

Nella seconda ondata si documenta anche un calo nel numero relativo (percentuale) dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più), che passa da 31% nelle donne e 19% negli uomini nella prima fase, a 10% nelle donne e 6% negli uomini nel periodo ottobre-novembre. Questo è un segnale di come le raccomandazioni e la prevenzione messa in atto a partire dal secondo periodo di osservazione abbiano dato esiti postivi nel ridurre la trasmissione di malattia in questa componente della popolazione, ma è anche una conseguenza della maggiore capacità diagnostica nei pazienti più giovani pauci o asintomatici.

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L’eccesso di mortalità è maggiore per gli uomini e per i grandi anziani. La diffusione dell’epidemia e le misure di contenimento attuate hanno avuto un impatto differenziato sulla popolazione delle diverse fasce di età.

La prima evidenza riguarda la classe di età 0-49 anni. Per tutto il periodo considerato i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del 2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e del 4,9%. Il fatto che mortalità della popolazione più giovane sia, nel 2020, generalmente inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando tanto la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni, quanto la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione, come quelle accidentali.

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Infatti, nel periodo gennaio-settembre 20201 si rileva un decremento, mai registrato prima nel nostro Paese, di incidenti stradali e infortunati coinvolti. Il periodo di lockdown, imposto dai decreti governativi per contenere la diffusione dei contagi, ha determinato il blocco quasi totale della mobilità e della circolazione da marzo a maggio inoltrato, influendo in maniera determinante sul fenomeno dell’incidentalità stradale.

Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel periodo gennaio-settembre 2020 è in forte riduzione il numero di incidenti stradali con lesioni a persone (90.821, pari a -29,5%), il numero dei feriti (123.061, -32,0%) e il totale delle vittime entro il trentesimo giorno (1.788, -26,3%). Se si limita l’osservazione al periodo gennaio-giugno 2020 le diminuzioni sono più accentuate, pari a circa il 34% per le vittime e a quasi il 40% per incidenti e feriti.

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Foto ©Andrea-Sabbadini