Rapporto Giovani 2022: il punto sugli under35 in Italia.

Per i giovani italiani il 2022 è l’anno da cui inizia il futuro. Ad evidenziarlo l’ultimo rapporto giovani dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica.

La lunga emergenza sanitaria – con le sue restrizioni e complicazioni relative alla scuola, alle relazioni, al lavoro, alle scelte di vita – ha lasciato segni pesanti. Ha eroso in modo marcato le risorse positive interne e le competenze sociali in tutte le dimensioni. A diminuire è in particolare chi afferma di avere (“molto” o “moltissimo”) una “Idea positiva di sé”, che scende da 53,3% del 2020 a 45,9% nel 2022, ma anche chi ha “Motivazione ed entusiasmo nelle proprie azioni” che nello stesso periodo passa da 64,5% a 57,4% e chi sa “Perseguire un obiettivo”, che scende da 67,0 a 60,0.

D’altro lato, c’è anche la consapevolezza della possibilità che si apra una nuova fase di sviluppo inclusivo e sostenibile del Paese, in grado di superare i limiti e le contraddizioni del passato. Alta è l’incertezza nei confronti del futuro ma allo stesso tempo è elevata anche l’apertura verso i cambiamenti. Alta è la domanda di un lavoro con reddito adeguato (68% dei giovani tra i 18-22 anni), ma anche il desiderio di farlo all’interno di una azienda di cui si condividono i valori (60%) e si svolge una attività con ricadute positive per la società e l’ambiente (60%).

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Bassa è la conoscenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha visto i giovani poco coinvolti (il 31,8% non sa cosa sia), ma forte è l’auspicio, tra chi è informato, che possa contribuire a risolvere i problemi strutturali del Paese e dare un rilancio alle possibilità di crescita (59,9% in età 18-22 anni concorda “abbastanza” o “molto”), e in buona misura anche migliorare le stesse opportunità per i giovani (52,2%).

Ma affinché questa strada venga davvero intrapresa ci sono alcune condizioni. La prima riguarda le azioni di sistema del Pnrr: nei giovani emerge chiaramente la consapevolezza della necessità di un cambio di passo e di un salto di qualità̀ che, con le nuove risorse europee e dopo la discontinuità̀ prodotta dalla pandemia, l’Italia possa davvero fare. Dunque, risulta decisivo focalizzare piani e progetti che rispondano alla loro domanda di cambiamento. L’efficacia di quanto verrà realizzato con i finanziamenti di Next Generation Eu va allora misurata sulla capacità di mettere il potenziale delle nuove generazioni al centro dei processi che generano benessere in tutto il territorio italiano.

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La seconda ha a che fare con i riscontri nella vita personale: occorre mettere i giovani italiani nelle condizioni di migliorare progressivamente, nei tempi e modi adeguati, il proprio percorso occupazionale e accedere a un lavoro di qualità̀ e abilitante rispetto alle scelte di vita.

La terza condizione va riferita alle dinamiche della forza lavoro e al ruolo del capitale umano delle nuove generazioni nel sistema produttivo italiano, un bene diventato scarso in Italia.

La formazione dei giovani, l’utilizzo e la valorizzazione delle loro competenze aggiornate all’interno delle aziende e delle organizzazioni sono il prerequisito, tanto più con i freni degli squilibri demografici e del debito pubblico, per un’Italia che voglia essere competitiva nei processi di sviluppo nella parte centrale di questo secolo.

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Infine, non si può non sostenere e promuovere la forte domanda di protagonismo positivo dei giovani nella società, che emerge non solo dai dati ma è visibile anche attraverso i movimenti a favore dell’ambiente e contro il riscaldamento globale o attraverso l’attività di volontariato svolta durante l’emergenza sanitaria.