Psicologi italiani: “Giovani sempre più aggressivi e isolati”.
Cresce la sofferenza degli adolescenti italiani, sempre più deprivati di valide prospettive per il proprio futuro formativo e professionale. Una realtà di fatto sempre più evidente, nonostante i proclami edulcorati sulle ‘imminenti’ rivoluzioni nei settori della scuola, formazione e lavoro, sostenuti dalla nuova greppia di Stato, il Pnrr.
A lanciare l’allarme sull’assenza di una progettualità sul futuro tra i giovani italiani è Matteo Lancini, psicoterapeuta della Fondazione Minotauro, per il quale i giovani si sentono sempre più persi e consapevoli di non essere ascoltati, scaricando questa tensione su sé stessi o, in alcuni casi, sugli altri: “Nella maggior parte dei disagi – spiega ai microfoni dell’Agenzia DIRE – l’attacco è verso sé stessi, perché non ci si sente all’altezza”.
Colpire il prossimo, ricorda lo specialista, sembrerebbe rappresentare una valvola di sfogo per la propria frustrazione. “Non c’è progettualità, il gruppo diventa appartenenza e ti sembra di non sentirti solo”. Un disagio, da tempo latente ed esploso con la pandemia: “Stiamo parlando di un’emergenza che era già presente – prosegue Lancini -. Forse non interessava molto, ma c’era già”.
Tema, la marginalità dei giovani nel Paese, evidenziato anche da Giuseppe Ondei, presidente della Corte d’Appello di Milano, per il quale le istituzioni hanno rivolto la propria attenzione ai giovani solo dopo “l’esplosione della rabbia collettiva”.
Da qui l’esigenza di destinare alcune risorse del Pnrr per nuovi strumenti e percorsi per i giovani, finalizzati a “organizzare dei dispositivi che li facciano sentire coinvolti”, spiega Lancini. “La politica dovrebbe convocare i giovani e dargli dei ruoli, la semplice comparsata in consiglio comunale o regionale non basta”. Un chiaro monito, sembrerebbe, agli ‘adulatori istituzionali’ delle consulte giovanili, vere e proprie scatole vuote!
Giovani sempre più ‘isolati e aggressivi’ anche per la presidente dell’Ordine degli psicologi toscani, Maria Antonietta Gulino, per la quale “gli episodi di movida violenta sono campanelli d’allarme sui giovani e giovanissimi, le vere vittime sociali della pandemia”.
“I giovani – evidenzia la presidente dell’Ordine – sono stati i più colpiti da questi due anni di Covid, sia a scuola che fuori”, determinando un calo delle interazioni sociali e una crescente difficoltà nella creazione di nuovi legami, come ricordato dai dati elaborati negli ultimi due anni di pandemia dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, secondo i quali otto persone su dieci hanno sviluppato un malessere psicologico strutturato e due su dieci soffrono di disturbi mentali più severi. “Dobbiamo intervenire sui fattori di rischio e potenziare i fattori protettivi verso i giovani, dando sostegno anche ai genitori. Gli adolescenti – ricorda Gulino – hanno necessità di riappropriarsi dei loro spazi di crescita: scuola, sport, attività ricreative e relazionali. Sono stati deprivati e mutilati per troppo tempo. La casa non può essere l’unico luogo di vita, perché rischia di diventare una prigione”.
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