Protezione del suolo, Corte Conti: “l’UE deve rimboccarsi le maniche”.
Due terzi dei terreni europei non gode di buona salute e manca una visione all’interno dei Paesi UE per la tutela del suolo. Sono queste alcune delle conclusioni emerse dall’indagine della Corte dei Conti europei sulla protezione della terra.
Un “custode delle finanze dell’UE” particolarmente critico sugli sforzi finora compiuti dai 27 Paesi membri per assicurare la gestione sostenibile del suolo e ritiene che la Commissione europea non abbia fatto sufficiente ricorso agli strumenti finanziari e legislativi a loro disposizione.
Stando agli auditor della Corte, ancora, le norme UE mancano spesso di ambizione e gli Stati membri non fanno convergere i finanziamenti sulle aree con i problemi del suolo più urgenti.
Oltre ad ospitare le piante, il terreno è fonte di nutrienti, acqua e ossigeno per la loro crescita. Tuttavia, l’abuso di concimi in agricoltura ha un impatto negativo sulla qualità dell’acqua e sulla varietà animale e vegetale. La normativa dell’UE, come quella che disciplina la politica agricola comune (PAC) e la direttiva Nitrati, promuove i miglioramenti nella gestione del suolo e del letame. Secondo la migliore stima della Corte, i finanziamenti PAC destinati alla salute del suolo tra il 2014 e il 2020 sono ammontati a circa 85 miliardi di euro, mentre la direttiva Nitrati fissa un limite all’impiego di azoto da concime organico animale nelle zone inquinate.
“Il suolo svolge un ruolo essenziale per la vita ed è una risorsa non rinnovabile”, ha dichiarato Eva Lindström, membro della Corte responsabile della relazione. “In Europa, tuttavia, il terreno non è sano su vaste zone. È questo un grido di allarme: è ora che l’UE si rimbocchi le maniche e riporti le nostre terre a uno stato di salute soddisfacente. Non possiamo voltare le spalle alle generazioni future. Gli imminenti cambiamenti alla normativa dell’UE offrono ai legislatori dell’Unione l’opportunità di elevare gli standard dei terreni in tutta Europa”.
Gli auditor della Corte hanno constatato che lo strumento dell’UE per indurre gli agricoltori a rispettare le condizioni ambientali (“condizionalità”) può potenzialmente consentire di fronteggiare le minacce per il suolo, dal momento che le relative norme si applicano all’85 % della superficie agricola. Eppure queste condizioni, che gli agricoltori devono soddisfare per percepire i pagamenti a titolo della PAC, non si spingono abbastanza in là. I requisiti che i paesi UE pongono in relazione al suolo comportano scarsissimi cambiamenti alle pratiche agronomiche e possono apportare alla salute del suolo un miglioramento solo marginale. Nonostante alcune migliorìe introdotte per il periodo 2023‑2027, i cambiamenti finora realizzati in alcuni Stati membri sono insufficienti e possono avere solo un impatto modesto sulla gestione sostenibile del suolo e del letame.
I Paesi UE avrebbero dovuto destinare i finanziamenti alle aree che presentavano problemi del suolo acuti. Hanno invece fornito loro solo una piccola parte dei finanziamenti UE per lo sviluppo rurale, usati a sostegno delle pratiche agricole rispettose dell’ambiente che sono facoltative. I rispettivi programmi di sviluppo rurale contemplavano poche misure per la gestione del letame, malgrado i problemi noti relativi alle eccedenze di azoto.
La Commissione fatica ad avere una visione globale delle pratiche adottate nei vari paesi per rispettare gli obblighi in materia di gestione del letame, poiché i dati da questi forniti sono incompleti. A causa di tali lacune, non si possono neanche calcolare medie per l’UE. Inoltre, le deroghe riducono l’efficacia delle restrizioni all’uso del letame. Prova ne è il fatto che l’inquinamento del suolo è aumentato nelle aziende alle quali sono state concesse deroghe ai limiti di azoto. La Corte nota in aggiunta che le procedure d’infrazione intentate nei confronti dei paesi in riferimento alla direttiva Nitrati richiedono molto tempo.
Secondo le ricerche, l’ecosistema del suolo in Europa continuerà a degradarsi a causa di svariati fattori. Circa il 25 % dei terreni dell’UE presenta un’erosione superiore alla soglia sostenibile raccomandata e molti sono anche a rischio di perdita di biodiversità. Il suolo necessita di azoto per far crescere le piante. Una carenza di questa sostanza può portare al degrado del suolo, mentre un suo eccesso può provocare inquinamento idrico ed eutrofizzazione. Nel periodo 2012‑2015 i valori più elevati di inquinamento nell’UE sono stati registrati a Cipro e nei Paesi Bassi; quest’ultimo paese aveva anche il più alto valore noto tra il 2016 e il 2019, il periodo più recente per il quale sono disponibili dati.