Problemi di memoria. Israele per anni sponsor di Hamas.

Nonostante internet offra grandi opportunità di conoscenza a qualsiasi utente della rete, capita spesso che, per effetto della pessima cronaca quotidiana, i/le cittadini/e siano portati verso la polarizzazione delle opinioni con l’obiettivo di facilitare una diffusa inabilità sociale.

Nel novero dei temi divenuti oggetto di tale dinamica rientra, a ragione, anche la cosiddetta contrapposizione tra Hamas e Israele che, dal mese di ottobre, sta praticamente condannando a morte l’intera popolazione della Striscia di Gaza.

Nemici, Israele ed Hamas, che, come ricordato anche dall’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell nel corso di un intervento all’Università di Villadolid lo scorso 19 gennaio, condividono una storia di collaborazione pluriennale, dato il finanziamento ricevuto da Hamas da parte dello Stato d’Israele per indebolire l’Autorità Palestinese.

Affermazioni forti e criticate per presunta lesa maestà verso lo Stato israeliano e andate poi scemando per evitare il rischio di minare i rapporti diplomatici esistenti tra l’Unione europea e lo Stato di Israele, in un momento in cui Tel Aviv ha “espresso” la necessità di ricevere un appoggio incondizionato nel condurre la propria guerra contro Hamas.

Lo stesso Borrell, ieri, in risposta ad una interrogazione di Marco Zanni del gruppo di Identità e Democrazia, ha non solo difeso la propria versione condivisa nel corso dell’incontro nella università spagnola, ma ha ribadito che tali collegamenti tra Israele ed Hamas sono risaputi in Israele e nella regione mediorientale e sono corroborati da una serie di fonti autorevoli, tra cui le recenti dichiarazioni degli ex direttori dello Shin Beit Ami Ayalon, per i quale la politica di Benjamin Netanyahu, mirata a rafforzare Hamas per indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese, è praticamente “esplosa in faccia” allo Stato di Israele. “C’è stata una totale mancanza di comprensione su cosa sia in realtà Hamas – si legge nell’intervista rilasciata sulla testata Globes -. Si pensava che probabilmente potesse essere gestita. Di conseguenza, l’abbiamo anche rafforzata e gli abbiamo trasferito fondi. Abbiamo costruito Hamas – prosegue l’intervista – e volevamo assicurarci che avesse la forza di affrontare l’Autorità Nazionale Palestinese. Non ha funzionato, perché non capivamo cosa fosse Hamas. È un’organizzazione fondamentalista che quando non ha successo diventa più radicale. È quello che è successo alla Fratellanza Musulmana in Egitto, che è diventata al-Qaeda. È quello che è successo ad al-Qaeda in Iraq, che è diventata ISIS”.

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Dichiarazioni pesanti, e a prova di analfabetismo funzionale, anche quelle dell’ex capo del servizio di sicurezza Shin Bet, Yuval Diskin: “Una delle persone che ha contribuito maggiormente al rafforzamento di Hamas è stata Netanyahu, fin dal suo primo mandato come primo ministro”, dichiarava nel 2013 Yuval Diskin al quotidiano Yedioth Ahronoth.

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’ex primo ministro israeliano Ehud Barak alla radio dell’esercito israeliano, per il quale la strategia di Netanyahu è stata mirata a “mantenere Hamas vivo e vegeto…al fine di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese a Ramallah”. Accuse, rimarcate in un video dal titolo a dir poco inequivocabile…

Per i critici, insomma, sostenere il governo di Hamas a Gaza avrebbe permesso a Netanyahu di confinare l’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e di indebolirla, dividendo i palestinesi in due blocchi reciprocamente antagonisti.

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Ancora, ripercorrendo il fiume di notizie mai accennate dalla stampa europea, lo stesso ex ministro della Difesa di Netanyahu, Avigdor Liberman, nel 2020 aveva riferito che l’attuale premier Israeliano (lo stesso che ha voluto l’attacco terroristico in Iran) aveva inviato a Doha il capo del Mossad Yossi Cohen e l’ufficiale dell’IDF responsabile di Gaza, Herzi Halevi, per “supplicare” i qatarioti di continuare a inviare denaro ad Hamas.

Dopo lo scontro tra lo stesso Liberman, dimessosi per via delle politiche su Gaza, e Netanyahu, quest’ultimo venne sconfitto da un nuovo governo che bloccò le consegne di denaro ad Hamas. Governo, però, che resto in carica 18 mesi per poi rivedere Netanyahu al potere con nuovi partner più estremisti e a sostegno di Hamas per impedire un accordo di pace negoziato con l’Autorità Palestinese.

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Che Israele abbia quindi voluto Hamas per dividere i Palestinesi e governare il cosiddetto gioco del “divide et impera” lo confermano anche le stesse dichiarazioni di Netanyahu al Jerusalem Post del 2019, dove affermava che “chiunque sia contrario a uno Stato palestinese dovrebbe essere a favore” del trasferimento dei fondi a Gaza, perché mantenere una separazione tra l’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza aiuta a impedire la creazione di uno Stato palestinese”.

Elementi ricordati anche nell’ultima replica dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell: “Esiste abbondante materiale open source sulla precedente politica del governo israeliano volta a consentire il trasferimento di fondi per finanziare le autorità gestite da Hamas a Gaza, misure attualmente oggetto di dibattito nella sfera politica israeliana”, conclude Borrell.

In sintesi, il finanziamento ad Hamas da parte dello Stato Israeliano non solo è un dato assodato, oltre ogni tentativo di disinformazione, ma è stato finalizzato ad allontantare dal tavolo degli accordi la soluzione “a due Stati” e a governare da parte di Israele il cosiddetto gioco del “divide et impera” per indebolire l’Autorità palestinese.

foto Jaroslav Šmahel da Pixabay.com