Privacy: ‘interessati, ma poco consapevoli’. Il profilo degli studenti italiani.
Sono stati presentati oggi i risultati dell’indagine sull’approccio delle nuove generazioni sul tema della privacy e del digitale. Il questionario – realizzato da Skuola.net, per conto dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati – è stato somministrato tra il 14 e il 19 gennaio 2022, su un panel di 2600 giovani di età compresa nella fascia d’età 11-24 anni.
L’attenzione alla difesa della privacy, come emerso dalla ricerca, è un tema che interessa i giovani. Al punto che, organizzare in classe incontri dedicati a questi temi, troverebbe ampia ricettività da parte di circa 9 studenti su 10, considerandola un’attività fondamentale da sviluppare (nel 54% dei casi) o molto utile (34%).
Sul tema della privacy e del cyberbullismo, in particolare, meno della metà dei minori partecipanti al sondaggio afferma di conoscere i diritti che gli vengono attribuiti dalla normativa di riferimento (legge 71/2017): una vittima di cyberbullismo, infatti, può richiedere la rimozione dei contenuti che lo riguardano al gestore della piattaforma e, se questo non risponde, può rivolgersi al Garante per la Protezione dei Dati Personali, che ha tempo fino a 48 ore per attivarsi. Ma, in media, solamente il 43% dice di esserne al corrente. Solo gli over 18 sembrano più preparati (64%).
Anche la conoscenza dei meccanismi di difesa da altri fenomeni – su cui il Garante è da sempre attento – è apprezzabile ma, nel contempo, si apre a margini di miglioramento. Qualora in passato è avvenuta (o se avvenisse in futuro) una diffusione online non autorizzata di propri video o foto intimi, 2 giovani su 3 hanno segnalato (o sarebbero pronti a farlo) il contenuto alla piattaforma dove è circolato oppure hanno avvisato (o avviserebbero) le autorità competenti. Mentre 1 su 4 ha privilegiato (o tenderebbe a farlo) un confronto preliminare con genitori o altri adulti vicini. Purtroppo 1 su 10, per vergogna, non agisce in alcun modo.
Stesso discorso se i contenuti in questione riguardano altre persone. Qualora sui propri device siano transitati (o transitassero) immagini o video “sensibili” relativi ad amici o conoscenti, i giovani non hanno avuto o non avrebbero dubbi sul da farsi: in media, ben 7 su 10 hanno dichiarato l’intenzione di cancellarne il contenuto e avvertire la persona esposta; 1 su 5 di solito si è limitato (o si limiterebbe qualora si verificasse) a interrompere la catena di diffusione; sempre meglio della restante parte di intervistati – 1 su 10 – che invece in genere la alimenta (o, ragionando in astratto, la alimenterebbe) condividendo a sua volta con altre persone i materiali. Singolare, su questo, constatare come i meno collaborativi siano i più grandi: tra i 19-24enni, circa 1 su 4 ammette di aver continuato a far circolare il contenuto tra la propria cerchia di
amici o che, qualora accadesse, sarebbe tentato di farlo.
Decisamente migliorabile anche la conoscenza dei diritti e l’osservanza delle regole che gravitano attorno ai servizi digitali. Ad esempio, la maggior parte dei partecipanti all’indagine (circa 2 su 3) si è iscritta a un social network prima dell’età consentita da quella piattaforma, sebbene fosse consapevole che in teoria non avrebbe potuto. E, mediamente, la stessa quota (attorno al 66%) quando si iscrive a un nuovo servizio online o accede a una nuova app ne accetta le condizioni d’utilizzo – che potrebbero nascondere delle insidie o semplicemente degli usi non desiderati del dato personale – senza leggere mai il documento sulla privacy. Il 16%, invece, consulta saltuariamente la privacy policy dei servizi che usa, mentre solo il 18% cerca sempre di capirne di più.
Fortunatamente, tra i maggiorenni la consapevolezza in questo ambito è maggiore, per cui quelli che ignorano sistematicamente le informative sulla privacy scendono al 50%.
Sullo sfondo c’è però l’approdo anche in Italia di un fenomeno già molto noto all’estero: la tendenza a disiscriversi dai social network o a non aderirvi affatto, che riguarda circa 1 su 10 tra i giovani intervistati, i quali dichiarano di non essere attivi su alcuna piattaforma.
Sui social, ancora, per il 18% degli intervistati la preoccupazione maggiore risieda nella possibilità di un furto di dati e informazioni. 1 su 3 teme soprattutto che qualcuno usi i contenuti pubblicati per insultare. Un timore diffuso soprattutto, comprensibilmente, tra i minorenni. Infine, circa 1 su 4 ha paura che i social possano rivelare ai propri genitori preziose informazioni personali. Tra i più grandi (19-24 anni) questo timore coinvolge quasi 4 su 10. Solo un quarto degli intervistati (23%) non nutre nessuna di queste preoccupazioni quando utilizza i social.
In linea con questi numeri sono pure le abitudini social: il 28% (che nella fascia 11-14 anni aumenta fino al 40%, mentre in quella 19-25 scende al 14%) preferisce essere spettatore, senza pubblicare alcun contenuto; appena 1 su 10 pubblica spesso contenuti; la restante parte (59%) pubblica occasionalmente.
In media solo l’8% pubblica sempre contenuti inerenti la vita privata; un dato che però sale al 14% quando si tratta di 11-14enni. Più spesso (35%) si fa una valutazione del tipo di contenuti da pubblicare a seconda della piattaforma che si sta utilizzando. La maggioranza, comunque, si limita a postare contenuti di interesse generale: così per il 57%, una percentuale che sale al 69% tra i 19-24enni.
Attenzione che, quasi sempre, porta a diffidare di persone sconosciute che tentano l’approccio tramite i vari canali online. In media il 45% non risponde a questo tipo di contatti sempre e comunque e il 48% perlomeno valuta prima di chi si tratta per decidere se rispondere o meno; nella fascia 11-14 anni chi adotta queste due premure sale, rispettivamente, al 63% (che non risponde mai) e al 31% (che fa una forte selezione). Mentre i più grandi (19-24 anni) danno maggiori chance, ma non troppe, agli sconosciuti: solamente il 30% scarta a prescindere l’approccio.
foto Carlo Dani