Pristina chiude i valichi di frontiera con la Serbia.

Sale l’asticella della tensione tra Kosovo e Serbia, dopo la decisione del Governo di Pristina di imporre dal primo di agosto alla popolazione serba – maggioritaria nel nord del Kosovo – documenti di identità emessi dalle autorità kosovare e la sostituzione delle targhe automobilistiche serbe con quelle nazionali.

L’iniziativa dell’Esecutivo Kurti, come prevedibile, non ha mancato di riaccendere le mai sopite tensioni interetniche culminate, negli ultimi giorni, nelle proteste della minoranza serba in Kosovo e nella chiusura dei valichi di frontiera di Jarinje e Brnjak.

Il primo ministro Albin Kurt, in particolare, ha sostenuto ieri che il divieto di documenti serbi è una misura di reciprocità, in quanto la Serbia – che non riconosce l’indipendenza della sua ex provincia a maggioranza albanese – chiede lo stesso ai kosovari che entrano nel suo territorio.

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Scintille, direbbe qualcuno, sulle quali sta monitorando la forza internazionale Kfor a guida NATO – composta da circa 3500 effettivi -, come ricordato dal generale Ferenc Kajari; “Adotteremo qualsiasi misura necessaria per mantenere la stabilità”.

Tensioni tra Belgrado e Pristina, ancora, che creeranno ulteriori criticità nel percorso di adesione all’UE dei due Paesi. Una occasione colta al volo dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che ha parlato “di un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Unione europea”, aggiungendo inoltre che “i serbi non rimarranno indifferenti”

foto di Pixnio