Primavera a Teatro, nella danza la nuova frontiera dell’esperienza fisica.

Primavera a Teatro” ha preso il via nel weekend all’insegna del valore della femminilità, accogliendo a Sassari le compagnie Ariella Vidach Aiep e Déjà Donné con l’intento di “restituire alla donna un momento di attenzione importante attraverso la danza”.

Nella dimensione intima e partecipata della Sala Estemporada, ad alzare il sipario è stata la direttrice artistica Livia Lepri, per lasciare spazio alla giovane danzatrice Sofia Casprini, che si è messa a nudo in tutti i sensi in un’esplorazione della fisicità e dei suoi mutamenti nel tempo. Nell’interpretazione di “HOPE solo”, un estratto dell’omonimo spettacolo creato e diretto da Ariella Vidach e Claudio Prati, l’artista ha cercato di riscoprire tutte le sfaccettature della corporeità, da quelle più materiali ed evidenti a quelle più astratte e indefinite ormai proiettate verso il mondo della realtà virtuale. Una realtà che con l’avvento dei social media ha iniziato a determinare un nuovo concetto di esperienza fisica.

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Un fitto intermezzo di applausi ha traghettato la serata verso il secondo appuntamento con Virginia Spallarossa. Dopo gli apprezzatissimi “Ho me” e “Carta Bianca”, la coreografa è ritornata in Sardegna per presentare “Box”, un estratto in anteprima dell’ultimo episodio della trilogia dedicata all’esplorazione del tempo, nella nuova produzione 2024 per la compagnia Déjà Donné con la regia di Gilles Toutevoix.

La necessità è quella di creare spazi sospesi dal tempo, dal calendario, nell’apertura verso un linguaggio semplice rapportato alla consapevolezza di un essere che si ritrova solo sulla scena.

La ciliegina sulla torta è stata “L’aperitivo con l’artista”, che in un format ormai consolidato ha permesso a fine serata un incontro conviviale tra pubblico e protagoniste per interagire e scambiare interessi ed esperienze.

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“Dobbiamo ricominciare a dialogare e chi fa il nostro lavoro non sta su un piano differente – ha affermato Livia Lepri – ogni essere umano sta sullo stesso piano, e quando si può dialogare di cultura, di idee, di futuro, di voglia di ricominciare, allora il nostro lavoro funziona ed è funzionale alla società”.