Precariato: +36% tempo indeterminato.

Nel primo semestre 2022 i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni, segnalando anzi incrementi rispetto al 2018-2019 sia nelle assunzioni e nelle trasformazioni come pure nelle cessazioni.

Il confronto con il 2021 mette in evidenza l’accelerazione nella riattivazione dei flussi intervenuta a cavallo tra il 2021 e il 2022.

Le assunzioni attivate daidatori di lavoro privati nei primi sei mesi del 2022 sono state 4.269.000, con un aumento del +26% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+36%), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +40%, apprendistato +27%, tempo determinato +24%, stagionali +22%, somministrati +17%).

La dinamica delle assunzioni nel secondo trimestre 2022 è stata pressocché in linea in tutte le classi di dimensione aziendale: fino a 15 dipendenti +13%, da 16 a 99 dipendenti +17%, 100 e oltre dipendenti +14%.

Per quanto riguarda le tipologie orarie il confronto tra il secondo trimestre del 2022 e quello corrispondente del 2021 registra un aumento consistente per il part time verticale (+22%) mentre risulta in flessione il part time misto (-2%).

Le trasformazioni da tempo determinato nel primo semestre 2022 sono risultate 377.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+74%). Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 61.000 – risultano essere aumentatedell’11% rispetto all’anno precedente.

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Le cessazioni nei primi sei mesi del 2022 sono state 3.322.000, inaumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+36%) per tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+64%), contratti intermittenti (+57%), contratti in apprendistato (+34%), contratti a tempo determinato (+33%), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31%).

Analizzando le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato con riferimento alla causa di cessazione si evidenzia un forte aumento nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 dei licenziamenti di natura economica e disciplinari (rispettivamente +121% e +36%). Ma, per contestualizzare questa dinamica, occorre ricordare che fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) o fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative specifiche introdotte nel 2020- Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione (circa 50.000 licenziamenti in meno sia rispetto al 2018 che al 2019: -21%). In continua crescita, invece, dopo la modesta flessione del 2020, risultano i licenziamenti disciplinari (poco più di 60.000 nel primo semestre 2022, circa un terzo in più rispetto al corrispondente semestre 2019).

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Le dimissioni registrano un consistente incremento nel primo semestre 2022 (+22% e +28% rispetto ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019). Il livello raggiunto (oltre 600.000 dimissioni nel primo semestre 2022) sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria.

Nel corso dei primi sei mesi del 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2021, tutte le tipologie di rapporti di lavoro incentivati (con riferimento sia alle assunzioni che alle variazioni contrattuali) presentano una significativa variazione positiva. In termini percentuali l’esonero giovani presenta la variazione più consistente, tuttavia l’incentivazione denominata “Decontribuzione Sud”, per la sua estensione e pratica assenza di requisiti particolari di accesso, è in termini assoluti l’agevolazione più rilevante. A questo proposito però occorre ricordare che “Decontribuzione Sud” è una misura generale a favore del Mezzogiorno, estesa a tutti i rapporti di lavoro, sia nuovi che in essere, con qualsivoglia tipologia contrattuale. Pertanto, non è interpretabile come una misura direttamente finalizzata a incentivare le assunzioni: del resto essa risulta spesa soprattutto per il sostegno dei rapporti già in essere, non per favorire i nuovi, abbassandone i costi contributivi.

Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, identifica la variazione tendenziale su base annua delle posizioni di lavoro (differenza tra le posizioni di lavoro in essere alla fine del mese di giugno rispetto al valore analogo alla medesima data dell’anno precedente).

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Dopo gli andamenti negativi registrati nella prima fase della pandemia (antecedente all’avvio della vaccinazione di massa), a partire da marzo 2021 il saldo annualizzato ha registrato il continuo recupero dei livelli occupazionali.2 A giugno 2022 si registra un saldo pari a 682.000 posizioni di lavoro. In particolare, per il tempo indeterminato la variazione positiva risulta pari a 247.000 unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione complessiva è pari a 436.000 unità, con un ruolo rilevante dei rapporti a termine.

La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) a giugno 2022 si attesta intorno alle 16.000 unità (in diminuzione del 2% rispetto allo stesso mese del 2021); l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 243 euro.

Per quanto attiene ai lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF), a giugno 2022 essi risultano circa 10.000, in diminuzione del 35% rispetto a giugno 2021, periodo in cui il bonus baby-sitting era erogato attraverso il libretto famiglia; l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 180 euro.