POR FESR, Solinas: “Raggiunto l’obiettivo di spesa”.

“La Sardegna raggiunge l’obiettivo di spesa del POR FESR fissato dall’Unione Europea per l’anno 2020: è un risultato rilevante in un momento storico difficile”.  Così il Presidente della Regione Christian Solinas commenta il risultato raggiunto dalla Giunta sull’utilizzo delle risorse del POR FESR, ovvero del Programma Operativo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.

Christian Solinas, foto Sardegnagol riproduzione riservata, anno 2020 Gabriele Frongia
Christian Solinas, foto Sardegnagol riproduzione riservata

Con una spesa certificata in quota UE di oltre 181 milioni di euro, sottolinea il Presidente, il Programma operativo regionale FESR supera il target fissato dalla Commissione europea, rispettando gli impegni assunti e addirittura superando il target di spesa “N+3” fissato a circa 172 milioni di euro (target in quota UE). A questo obiettivo concorrono gli interventi a sostegno delle imprese sarde per circa 56 milioni di euro riferiti all’Asse III del Programma.

Nonostante l’obiettivo di spesa sia stato raggiunto per il 2020, come ufficializzato dal Governatore Solinas, non sembra essere cambiato granchè dal lontano 2013, anno in cui la Commissione Europea, in riferimento alla competitività delle Regioni dell’UE, collocò la Regione Sardegna al 222° posto su 262 regioni europee, confermando un immobilismo di fatto dell’economia sarda, ancorata a schemi tradizionali e lenta nei processi di innovazione e ricerca.

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Analisi coerente anche con le rilevazioni dell’OCSE che da tempo hanno inserito la Sardegna nella categoria delle regioni “ad inerzia strutturale o in de-industrializzazione”, dove è preminente la bassa intensità di R&S (ovvero ricerca e sviluppo) e, ancora, caratterizzata da alti tassi di disoccupazione e da una forza lavoro con istruzione terziaria sotto la media.

Francesco Pigliaru, foto Regione Sardegna
Francesco Pigliaru, foto Regione Sardegna

Una regione che, al pari di altre Regioni d’Italia, sconta l’assenza di corsi professionali accessibili per sopperire all’assenza di qualificate risorse umane, specialmente per i settori ad alto contenuto tecnologico.

Isola, in altre parole, afflitta da persistenti “trappole di sottosviluppo” e con necessità di cambiamenti importanti di politica economica. Innovazioni che, dopo 7 anni, non sono ancora pervenute.

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Un fondo, il POR FESR, che avrebbe dovuto portare la Sardegna, e molte altre Regioni d’Europa, alla realizzazione di 5 obiettivi quantitativi entro la fine del 2020, ovvero sviluppo dell’occupazione, riduzione della povertà, aumento degli investimenti nella ricerca scientifica, sostenibilità ambientale e integrazione sociale. Obiettivi tutt’altro che raggiunti nell’Isola di Sardegna.

Ugo Cappellacci, foto Guidomac at Italian Wikipedia

Ragionando sulla fotografia della società sarda, l’idea che emerge è che le risorse del POR FESR siano state spese senza apportare evidenti vantaggi per lo sviluppo dell’Isola, in particolare per quanto riguarda la formazione, limitatasi spesso a iniziative spot, di breve periodo e senza follow up tali da garantire sostenibilità e consolidamento dei risultati; la ricerca scientifica, vista la stasi nella propensione agli investimenti in ricerca da parte del settore privato isolano, dove la spesa in ricerca non è aumentata rispetto alle previsioni del 2013 (dallo 0,05% al 0,2% del PIL); l’Agenda Digitale, alla luce delle numerose comunità locali in Sardegna privi di servizi digitali da ‘Paese dell’Unione’. Oppure che dire dell’Asse prioritario 5 del POR FESR Sardegna sulla tutela dell’ambiente e prevenzione dei rischi – con una previsione della riduzione del 15% della popolazione esposta al rischio alluvioni e al 13% al rischio di frane – alla luce del recente disastro di Bitti?

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Cosa non ha funzionato in questi ultimi 7 anni?