Pop con stile ed eleganza. Intervista alla cantautrice bittese Sidra.

Un pop sofisticato caratterizzato da venature jazz, swing e reggae. Sono questi gli elementi che caratterizzano “come schiuma”, l’EP della cantautrice bittese Sidra, inciso negli studi House Pomeranz di Torino, con gli arrangiamenti di Giovanni Maggiore, chitarrista di Eugenio Finardi.

Artista poliedrica, Sidra è attualmente impegnata in un tour di promozione del suo lavoro discografico che la vedrà esibirsi sabato 4 marzo al Jester Club di Cagliari, accompagnata dai chitarristi Andrea Fanciulli e Sebastiano Deriu “Silki”, nell’ambito della rassegna “Sardignità”.

Abbiamo incontrato Sidra per conoscere il suo progetto.

Sidra, come nasce la tua esperienza artistica?

Nasce un po’ per caso, anche se in realtà, indirettamente, ho sempre respirato arte. Diciamo che il mio percorso musicale da cantautrice è iniziato in maniera esplosiva. Ho iniziato partecipando al festival dei cantautori di Sassari intitolato “A Squarciagola” e l’ho vinto. Questo mi ha permesso di salire subito su un palco importante, quello di ABBABULA, aprendo il concerto ai Baustelle. Una esperienza particolare e forse inusuale per una persona che non ha avuto esperienze live dal vivo.

Sidra. Foto di Valeria Corneille

Quali sono le tue esperienze artistiche?

Dopo il palco di ABBABULA ho iniziato a farmi conoscere con i live un pò dappertutto ed ho partecipato ad altri concorsi musicali classificandomi sempre come finalista come esempio rock music festival, festival delle alpi apuane in Toscana ecc, portando a casa dei premi con il mio brano “ Ombra”, che tra l’ altro che è stato selezionato come uno dei testi più rappresentativi nell’antologia della CET di Mogol.

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Foto di Patty Peirock

Da cosa trai ispirazione?

Da tutto, da un bicchier di vino, da due persone che parlano, da una donna che si mette a posto il reggiseno, da una coppia che si bacia, da una coppia che litiga, dalle mie esperienze e dalla voglia di interpretare altre vite. Io le racconto in prima persona, ma non sono autobiografiche.

Come avviene il tuo processo creativo?

Dipende, a volte mi canto un motivetto per strada e poi ci trovo le parole, oppure prima trovo il testo e poi ci aggiungo la melodia.

Foto di Patty Peirock

Oltre che musicista sei apprezzata come pittrice. Come convivono in te queste differenti inclinazioni artistiche?

Sono due mondi paralleli a volte contrastanti a volte congiunti. Traggo ispirazione in maniera diversa. Con la pittura o il disegno ho un rapporto particolare, molto intimo, ed è la forma di espressione primordiale. È uno scatto, un flash, uno sfogo ed un momento di spensieratezza allo stesso tempo. Abbiamo un dialogo particolare, perché non nasce dalla razionalità, tutt’altro, non è ragionato come la scrittura, dove sto alle ricerca delle parole giuste . Col disegno si entra in trans, tutto va da se. Tutto esplode, tutto tace e tutto grida.

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Hai appena pubblicato un ep. Nell’ epoca dello streaming e dell’ usa e getta musicale, cosa spinge un artista come te a riproporre un approccio articolato all’ascolto della musica?

Mi spinge la missione di dover parlare un linguaggio che deve essere in qualche modo universale. Mi è stato detto che le persone che hanno una sensibilità artistica sono persone fortunate in qualche modo. Ma allo stesso tempo credo che siano delle persone che hanno una responsabilità nei confronti del mondo e dell’umanità. Qualsiasi pensiero che arriva, che piace che convince deve essere propagato e non lasciato nel cassetto. La musica può essere terapeutica e per alcuni è stata una vera e propria  medicina. Due parole ben dette possono far trovare nella mente di chi ascolta la chiave giusta per iniziare un nuovo percorso. Essere artisti è una responsabilità e chi lo è ha il dovere di esternarlo, di farsi conoscere perché parla con il linguaggio dell’amore, del rispetto, del saper essere se stessi ed ha la capacita di farci ricordare  tutto ciò che di buono conserviamo, perché c è, ma spesso lo dimentichiamo.

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Foto di Patty Peirock

Quali sono i tuoi progetti a breve o media scadenza?

Promuovere il mio album, farlo conoscere ma allo stesso tempo pensare ad altri concetti da voler esprimere, perché quando hai finito di scrivere una cosa se già diverso dal momento in cui hai preso la penna ed hai messo nero su bianco. Io mi sento già cambiata ed ho voglia di far conoscere i miei step evolutivi.

Come è nato questo EP, come è stato prodotto e le tematiche.

Anche questo è nato un po’ per caso … dopo che ho iniziato a presentare i miei brani sono partita a Torino ed ho avuto modo di conoscere Giovanni Maggiore , il chitarrista di Finardi, che ha avuto modo di ascoltarmi ed ho avuto la fortuna di produrre il mio primo EP da lui. Le tematiche sono introspettive, scritte in forma poetica e sono come dei come dipinti per le persone che ascoltano.