Polonia, Parlamento europeo: “Nessuna donna deve morire a causa della legge sull’aborto”.
Un anno dopo la sentenza del Tribunale costituzionale polacco, i deputati europei hanno chiesto al Governo di revocare il divieto che mette a rischio la vita delle donne.
Lo scorso settembre, è stato ricordato nel corso del dibattito, una donna polacca di 30 anni è morta di shock setticemico perché i suoi medici, a causa delle restrizioni imposte all’aborto legale in Polonia, non le hanno praticato un aborto terapeutico, aspettando invece che morisse il feto.
Devono perciò essere garantiti i diritti delle donne e l’accesso a servizi abortivi sicuri, legali e gratuiti per l’Europarlamento, espressosi giovedì a favore di un risoluzione con 373 voti favorevoli, 124 contrari e 55 astensioni. Nell’occasione i parlamentari europei hanno criticato la sentenza pronunciata dal Tribunale costituzionale del 22 ottobre 2021, che ha imposto il divieto di aborto mettendo a repentaglio la salute e la vita delle donne, dichiarando incostituzionale la disposizione della legge del 1993 sulle condizioni per l’interruzione di gravidanza. Tale legge consentiva, in particolare, l’aborto nei casi in cui gli esami prenatali o altre considerazioni mediche indicassero un’alta probabilità di anomalia grave e irreversibile o di una malattia incurabile pericolosa per la vita del feto. Pronuncia che ha di fatto posto un divieto di aborto, dal momento che la stragrande maggioranza degli aborti legali effettuati in Polonia si basa su tale causa.
Una legislazione oppressiva che sta spingendo sempre più donne a ricorrere a forme di aborto non sicuro o a recarsi all’estero o, ancora, a portare a termine una gravidanza contro la propria volontà, anche in caso di malformazione grave o mortale del feto. Il Parlamento, perciò, a invitato anche tutti i Paesi UE a cooperare più efficacemente per facilitare l’accesso transfrontaliero ai servizi abortivi, ad esempio garantendo alle donne polacche l’accesso a un aborto gratuito e sicuro in altri sistemi sanitari nazionali.
foto copyright Parlamento europeo Sebastien Pirlet 2021