Politiche per i giovani e gli impatriati. Per il Governo non è ancora il momento di osare.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato la stampa per il tradizionale evento organizzato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare. Durante la conferenza stampa è stato chiesto al Premier se il 2020 sarà l’anno giusto per osare e realizzare interventi sostanziali per le politiche giovanili, ridurre le percentuali di disoccupazione giovanile nel nostro Paese, facilitare l’imprenditoria giovanile e il rientro dei ‘cervelli’ residenti all’estero.
“Non siamo alla ricerca di interventi eclatanti – ha affermato il presidente Conte – ma vogliamo continuare con metodo e determinazione. Abbiamo rilevato dei piccoli dati positivi negli ultimi 12 mesi. Lo scorso gennaio, infatti, la disoccupazione giovanile era al 32% mentre a ottobre scorso è scesa al 28,8%. Dobbiamo lavorare di più sulla ricerca con il nuovo ministro, Gaetano Manfredi, per facilitare il rientro in Italia dei giovani qualificati, e non, residenti all’estero. Ancora dobbiamo incentivare il lavoro e l’imprenditoria nel Sud Italia. Con il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano, presenteremo un piano strutturale per incentivare l’imprenditoria giovanile nel Mezzogiorno. Abbiamo proseguito con il programma Resto al Sud e, visto che il concetto di gioventù è sempre più relativo per l’assenza di lavoro, lo abbiamo esteso anche agli over 35”.
“Ritengo – ha concluso il Premier Conte – che andare all’estero non sia negativo per i nostri giovani, ma è una grande iattura per il nostro Paese se i giovani sono costretti a restare all’estero e a non poter tornare in Italia”.
In un Paese dove si registrano dati sempre più allarmanti legati alla ‘fuga’ dei giovani italiani all’estero e in una nazione dove ormai emigrare è un termine entrato di diritto nell’immaginario collettivo le dichiarazioni di fine anno del Premier Conte sulle politiche giovanili, portano a pensare ad un 2020 poco innovativo e roseo per le politiche giovanili e le politiche di supporto agli impatriati in Italia. Un’assenza di ‘entusiamo’ verso i giovani da parte dell’esecutivo, che poco si allinea ad una strategia di contrasto dei diversi fenomeni socioeconomici legati alla condizione giovanile, come l’emigrazione, la disoccupazione, la devianza e la carente formazione promossa dalle istituzioni scolastiche e accademiche, sempre più incerta e disallineata verso le sfide della modernità e del mercato globale.
Un intervento ‘povero’ quello del Premier Conte se si pensa che nel periodo 2008-2017, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, le regioni italiane con il peggiore saldo migratorio giovanile interregionale, hanno perso complessivamente 282mila giovani, l’80% dei quali con un livello d’istruzione medio o alto (fonte ISTAT).
Anche per quanto riguarda un altro tema toccato dal Premier durante la conferenza di fine anno, il Sud Italia, nel novero delle professioni qualificate, nel ‘Meridione’ non si è ancora riusciti a tornare ai livelli pre-crisi. Nel 2018 è stato rilevato che solo il 44,5 per cento della popolazione del Mezzogiorno tra 15 e 64 anni (-1,5 punti rispetto al 2008) è occupato, a fronte del 66,1 per cento nel Centro-nord (0,5 punti in più) con un divario territoriale che sale da 19,6 a 21,6 punti percentuali. Per l’ISTAT questi sono numeri che portano ad affermare che “per raggiungere il tasso di occupazione del Centro-nord il Mezzogiorno dovrebbe avere milioni di occupati in più”.
Ancora parlando di imprenditoria giovanile non è dato sapere quale strategia sarà portata avanti dall’attuale Governo per incentivare sostanzialmente l’imprenditoria giovanile in Italia. Un breve richiamo al programma Resto al Sud, da parte del Premier Conte, ma nulla di più. Un intervento poco esaustivo, sembrerebbe, l’intervento del Primo Ministro, in presenza di uno Stato dove l’ostacolo della normativa degli aiuti di stato alle imprese, di fatto, ostacola la creazione e lo sviluppo delle imprese giovanili in Italia, specialmente nelle regioni del Sud Italia, dove spesso gli aspiranti giovani imprenditori, anche in presenza di numerosi finanziamenti a fondo perduto, non possono accedere alle agevolazioni a causa dell’assenza di capitali, garanzie e per via delle strutturali problematiche legate all’accesso al credito.
Sul fronte del supporto alle politiche per gli impatriati finalizzate a riportare gli emigrati in Italia, altro argomento citato dal Premier relativamente ai giovani, la situazione non è per niente risolta, come affermato dal Gruppo Controesodo, che dal 2015 rappresenta i diritti della community dei lavoratori che si trasferiscono in Italia.
Per Michele Valentini del Gruppo Controesodo: “Non possiamo che definire le dichiarazioni del Premier Conte come di facciata e “acchiappa consensi” e lo possiamo provare con i fatti: negli ultimi due mesi sono stati emanati dal suo Governo tre importanti decreti, la Legge di Bilancio, il Decreto Fiscale ed il Mille-proroghe. In nessuno di questi provvedimenti vi è traccia di iniziative dedicate ad arginare l’emergenza dei cervelli in fuga dal nostro Paese. Si sono trovati i fondi per il bonus facciate, per la Popolare di Bari (in sole 24h) e per tante altre cose di discutibile impatto sulla competitività del Paese ma nulla è stato fatto per attrarre talenti dall’estero o trattenerli sul territorio, sebbene il nostro Gruppo avesse proposto misure a costo zero”.
Sempre sul fronte delle politiche per il ‘rientro dei cervelli’ non sembra siano stati fatti passi in avanti dal Governo Conte per il rappresentante del Gruppo Controesodo: “La situazione attuale rimane molto critica, perché il testo del Decreto Crescita continua a penalizzare i “cervelli” rientrati nel nostro Paese sulla base della data di rientro creando una profonda discriminazione ai danni delle famiglie di chi è rientrato prima del 2020 (noi li definiamo i cervelli di serie A e B). Davvero un lavoratore con figli rientrato a Marzo è così diverso rispetto ad uno che rientrerà nel 2020 ? Su quali basi ? Perché tanta miopia da parte del Legislatore ? Il nostro Gruppo chiede a gran voce che si equiparino i cervelli rientrati a quelli che rientreranno per evitare che i primi, sentendosi discriminati, decidano di ritornare all’estero. I dati ministeriali parlano chiaro: la metà di chi rientra, se non viene trattenuto, ri-espatria. E il trend è in accelerazione”.
Il Gruppo Controesodo, in merito, ha recentemente promosso una petizione online indirizzata al Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri:” Il Gruppo Controesodo ha lanciato ieri (27 Dicembre) una petizione rivolta al Ministro Gualtieri e in meno di 48 ore sono arrivate oltre 1000 firme. Arriveremo sicuramente ad alcune migliaia di firme in poco tempo”.
Sugli interventi da suggerire al Governo Conte per il 2020 Michele Valentini ha le idee chiare: “Al Governo Conte chiediamo di sanare immediatamente la discriminazione presente nel DL Crescita, garantendo l’accesso alle misure per il radicamento di chi rientra e ha dei figli anche ai beneficiari correnti”.