Politiche giovanili, Patrizio Bianchi: “Serve una scuola europea”.
“L’Erasmus non cambia solo le persone ma anche le università, ma la scuola è molto più articolata”. Questo il pensiero del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi che, intervenendo alla presentazione del nuovo programma Erasmus+ nella sala della Promoteca in Campidoglio a Roma, ha suggerito di sostenere un processo di convergenza per creare una vera scuola d’Europa: “I nostri ragazzi devono capire che non ci sono più bandiere. C’è bisogno di lavorare di più su attività transnazionali, che diventino parte strutturale del processo di formazione”.
Un intervento per ricordare a tutte le scuole italiane di aprirsi all’innovazione e ai programmi di mobilità internazionale: “Questi scambi funzionano solo se non sono circoscritti ai singoli ragazzi ma se sono all’interno di rapporti continuativi tra scuole. Abbiamo bisogno di fare più progetti tra le diverse scuole. L’idea di una scuola grande come l’Europa – ha proseguito l’esponente dell’Esecutivo Draghi – diventa la chiave per capire e sviluppare il progetto Erasmus. Bisogna costruire metodologie comuni per andare al di là delle scuole nazionali, altrimenti non riusciremo ad andare verso una scuola europea”.
Necessario, ancora, investire secondo una visione d’insieme della scuola italiana per Bianchi: “Dobbiamo investire su interventi che non siano isolati, puntare su un’integrazione a livello nazionale. C’è troppo divario tra nord-sud, centro-periferia e tra le città e le campagne. La scuola deve essere per tutti gli adulti dove la logica è nessuno di meno, dare a tutti il modo di avere una seconda possibilità”.
foto Ministero dell’Istruzione