Politiche giovanili, Mauro Capozzella: “Ha ancora senso il progetto AttivaGiovani?”.
“Il progetto AttivaGiovani ha ancora senso, così come impostato? Non sarebbe forse stato più opportuno rivederlo, alla luce dei risultati della prima fase?”.
A chiederselo oggi è stato il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Mauro Capozzella, aggiungendo che “già il fatto che a rispondere all’avviso di presentazione delle candidature per divenire soggetto attuatore del progetto sia pervenuta una sola domanda, fa sorgere qualche perplessità. Possibile che a nessun altro interessasse seguire un progetto di questa portata?”.
Un risultato a dir poco ricorrente nella programmazione degli interventi a sostegno dei giovani e delle politiche giovanili nelle varie Regioni d’Italia, ambito territoriale dove, escludendo alcune ‘Isole felici’ (la Sardegna sicuramente non vi rientra), manca e continua a mancare un partenariato sostanzialmente partecipato dai giovani e dai rappresentanti dell’associazionismo giovanile. Carenza, come spesso dimostrato dai magri risultati ottenuti dalle politiche pubbliche per i giovani, eufemisticamente parlando insostenibile e incongruente con gli obiettivi europei per l’inclusione dei giovani italiani.
“I dati – prosegue l’esponente pentastellato – ci dicono che, nel 2019, i giovani tra i 20 e i 29 anni erano 109.610 e che, di questi, i Neet (coloro che non studiano, né lavorano) erano il 13,7%. Quindi, parliamo di una platea di
almeno 15mila giovani, dato espresso per difetto visto che il progetto riguarda persone tra i 18 e i 29 anni. Nella prima fase – dettaglia Capozzella – sono state realizzate 52 operazioni per una spesa complessiva di 1,8 milioni di euro con 536 iscritti nell’arco del triennio. Tra questi, i partecipanti che hanno terminato il percorso sono stati 340, pari al 2,26% del target. Dopo la fine dei percorsi AttivaGiovani il 44% dei partecipanti è risultato occupato (150 su 340), pari a meno dell’1% del target”.
“Ecco perché riteniamo che il progetto, nato nel 2017 e indubbiamente mosso da un obiettivo condivisibile, meriterebbe una revisione. Come può un impegno economico così significativo – conclude Capozzella – aiutare solo 150 giovani? Forse le risorse andrebbero gestite con maggiore efficienza ed efficacia”.