Politiche giovanili, Lucia Abbinante: “Negli ultimi decenni giovani hanno subìto cattiva narrazione”.

Mancano ancora 4 giorni all’appuntamento elettorale del 25 settembre. Una data importante per il Paese e per l’avvio (si spera) di un nuovo paradigma per le politiche giovanili che vedrà, peraltro, la partecipazione al voto – per la prima volta – di milioni di giovani italiani/e. Moltitudine, va evidenziato, che nel più discreto anonimato chiede da decenni un cambio di passo alla classe dirigente del Paese. Un rinnovamento improcrastinabile alla luce dei crescenti tassi di disoccupazione/inoccupazione giovanile, abbandono scolastico e, cosa sempre più preoccupante, dell’analfabetismo funzionale tra gli/le under30 italiani/e.

Argomenti di grande rilevanza per la Direttrice dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, Lucia Abbinante, esperta di media education e innovazione sociale, con una notevole esperienza nelle metodologie basate sull’educazione non formale e sul tema dell’attivazione giovanile.

Direttrice si avvicina l’election day del 25 settembre. Quanto inciderà l’affluenza dei giovani per il successo politico degli schieramenti in campo?

Secondo tutte le rilevazioni, ad oggi, i giovani sono la fascia che risulta più incline ad astenersi dal voto. Una tendenza che bisognerebbe invertire, intercettando maggiormente le richieste profonde di questa fascia di età e consentendo ai giovani di sentirsi più coinvolti e dunque più motivati a partecipare e ad esprimersi attraverso il voto.

Recentemente – forse per effetto della spinta dell’estensione del diritto di voto ai 18enni al Senato – si è  registrato un “ritrovato” interesse della politica per i/le giovani italiani/e. Potrebbe essere l’inizio dell’affermazione di una nuova sensibilità della politica italiana verso la questione giovanile?

Io penso che i giovani, negli ultimi decenni, abbiano subìto e risentito di una cattiva narrazione che li ha descritti come una generazione assente, passiva e disinteressata. Dirigendo l’Agenzia Nazionale per i Giovani, ho quotidianamente l’opportunità di smentire questo luogo comune. Nel nostro lavoro con le organizzazioni giovanili che coinvolgono i giovani nei programmi europei, vediamo ogni giorno ragazze e ragazzi attivi, responsabili, che hanno voglia di mettersi in gioco e che provano a cambiare le cose, partendo dai loro contesti territoriali. Questo è un patrimonio che esiste, che va valorizzato, ascoltato, coinvolto, reso partecipe. Questo è il compito della politica, secondo me.

I giovani, poi, con le loro abilità e il loro linguaggio possono essere abilitatori e modelli per altri giovani, soprattutto per chi rischia di rimanere escluso. Infatti, all’Agenzia Nazionale per i Giovani parliamo proprio di “role model”, cioè giovani che ispirano altri giovani, e abbiamo anche la rete degli Europeers, che riunisce quei giovani che hanno vissuto l’esperienza dei programmi europei e se ne fanno portavoce tra i loro coetanei.

Lucia Abbinante
Lucia Abbinante

I dati delle ultime 2 elezioni politiche hanno registrato dei nuovi minimi in merito alla partecipazione al voto dei più giovani. Quanto è probabile l’avverarsi del famoso detto “non c’è due senza tre”, confermando la sempre maggiore disaffezione dei giovani alla politica?

LEGGI ANCHE:  ENAC: interdetti i voli dal Regno Unito.

Molti giovani hanno sfiducia nella politica o credono che essa non incida nella propria vita quotidiana. È un vuoto preoccupante, che va colmato con azioni concrete e misure che intervengano su tutti gli aspetti della vita dei giovani.

Dall’altro lato c’è una grande quantità di giovani che chiede alla classe dirigente di intervenire sulle principali questioni dell’attualità. Sono quei giovani che provano a cambiare le cose, poiché sanno che il loro futuro è a rischio. E chiedono alla politica di occuparsi delle tante crisi che sono in corso in questo momento: l’ambiente, le disuguaglianze sociali, i conflitti. Non è mio compito analizzare il voto o a fare dei pronostici. Provo invece a farmi delle domande: che risposte ha dato la politica alle istanze dei giovani?

Come spiegare il paradosso tra l’attivismo dei giovani nel volontariato italiano (decisamente alto) e la disaffezione della “migliore gioventù” verso il sistema partitico italiano? Una disaffezione confermata non solo dai dati sull’astensionismo degli under35 ma anche dall’iscrizione dei giovani ai partiti italiani (circa l’1% nella fascia 18-35).

Voglio riportare alcuni dati emersi da un sondaggio di Eurobarometro, condotto tra il 22 febbraio e il 4 marzo: “la maggior parte dei giovani (58%) è attiva nella società in cui vive e dichiara di aver partecipato alle attività di una o più organizzazioni giovanili negli ultimi 12 mesi”. Per l’Anno europeo dei giovani 2022 “l’aspettativa più comune tra i giovani è che i responsabili politici ascoltino più attentamente le loro istanze e vi diano seguito, e che sostengano il loro sviluppo personale, sociale e professionale (72%)”.

La politica dovrebbe fare tesoro di questi dati, per raggiungere un obiettivo sempre più necessario: coinvolgere i giovani nella politica e nelle politiche. I giovani ci sono, sono attivi, sono pronti, chiedono di essere coinvolti. La politica deve ripartire da qui.

Lucia Abbinante
Lucia Abbinante

Cosa vorrebbe suggerire ai ragazzi/e italiani/e per incitarli/e a votare il prossimo 25 settembre?

LEGGI ANCHE:  Erasmus+: l'evento finale del 35° anniversario.

Votare è un diritto per cui migliaia e migliaia di persone si sono battute, non dobbiamo mai dimenticarlo. Votare significa esserci, fare la propria parte per costruire il futuro e tutelare la democrazia. Alle ragazze e ai ragazzi dico: votate, votiamo, per essere cittadini consapevoli e per costruire insieme il nostro futuro.

Facendo il punto sui programmi elettorali, risulta evidente l’assenza del principio della programmazione partecipata degli interventi nel settore della gioventù. Eppure, come ricordato dalle buone pratiche dei programmi Europei (a partire dall’ESC e dall’Erasmus+), l’attivismo dei giovani e delle organizzazioni giovanili,  continua a rappresentare una scelta vincente per lo  sviluppo delle comunità locali e delle competenze trasversali dei/delle giovani. I partiti politici, secondo lei, hanno interiorizzato queste dinamiche?

La partecipazione dei giovani ai programmi europei come Erasmus+ e Corpo europeo di solidarietà ci dice una cosa chiara: ci sono tante ragazze e tanti ragazzi pronti a mettere le proprie competenze al servizio delle comunità, per realizzare cambiamenti positivi e generare impatti di valore. Questo è un mondo che la politica deve conoscere, ascoltare e valorizzare.

Sulla stessa falsariga quale indicazione vorrebbe condividere in merito alle azioni che gli enti locali dovrebbero intraprendere nei rispettivi territori per facilitare l’azione dei giovani e degli operatori giovanili?

Gli Enti locali (e le Istituzioni in genere) devono porsi come enti abilitatori per l’attivazione giovanile. Dobbiamo perseguire sempre più un approccio inclusivo, che coinvolga i giovani nei processi decisionali anche e soprattutto a livello istituzionale. I giovani devono potersi esprimere sull’agenda delle politiche giovanili.

Recentemente in Sardegna, nell’ambito delle risorse previste dal Fondo Nazionale per le Politiche giovanili, è stato finanziato il progetto “Giovani VISPI” che, come previsto dallo stesso decreto ministeriale, non prevedeva il coinvolgimento di giovani e organizzazioni all’interno del processo di programmazione degli interventi. Continuare a calare interventi dall’alto non può che tradursi in azioni di scarso impatto per i/le giovani. Come è possibile cambiare rotta?

Non conosco nel dettaglio questo progetto, ma in generale è fondamentale che i decisori politici coinvolgano i giovani a tutti i livelli nella costruzione delle politiche giovanili.

Pensando agli interventi previsti dal Pnrr per i giovani (qui una breve disamina realizzata dalla nostra redazione https://www.sardegnagol.eu/il-pnrr-italiano-per-i-giovani-luci-e-ombre-per-i-prossimi-5-anni/ ) non si rischia di riproporre, per certi versi, schemi fallimentari per i giovani italiani? Uno tra tutti il sostegno all’imprenditoria giovanile dove continuano ad essere evidenti gli interventi scarsamente accessibili per i giovani senza risorse proprie.

LEGGI ANCHE:  Rete aeroportuale sarda, Todde: "La Regione era stata estromessa dall'operazione".

Le risorse del Pnrr sono davvero fondamentali per il nostro Paese, soprattutto per quello che riguarda i giovani. Il sostegno all’imprenditoria giovanile è una misura molto importante, ma non deve essere l’unica. Occorre puntare su approccio trasversale, che consideri tutti gli ambiti di vita dei giovani e consenta di accompagnarli e sostenerli in tutto il percorso di transizione alla vita adulta e di costruzione di sé: lavoro, formazione, diritto alla casa.

Secondo lei esiste una certa resistenza o carenza di canali istituzionali per avvicinare il mondo della scuola alle organizzazioni giovanili nelle diverse regioni italiane? Eventualmente quali interventi potrebbero essere consigliati ai vari uffici scolastici regionali e, a cascata, alle diverse dirigenze scolastiche del territorio?

Non credo ci sia una resistenza. Credo che, a tutti i livelli, vada rafforzato il ruolo della scuola come una delle prime e fondamentali agenzie educative per le nuove generazioni, affinché sia sempre più aperta non solo alle conoscenze accademiche ma anche alle informazioni e alle opportunità dedicate alla comunità giovanile. Penso, ad esempio, ai progetti di volontariato, di mobilità e di solidarietà, possibili grazie ai programmi europei Erasmus+ e Corpo europeo di solidarietà: occasioni formative uniche e straordinarie che consentono ai partecipanti – attraverso metodologie non formali e informali – di arricchire il proprio bagaglio conoscitivo, di sperimentarsi e di acquisire nuove competenze trasversali.

Lucia Abbinante, Silvia Losco
Lucia Abbinante

Cosa auspica per lo sviluppo delle politiche giovanili in Italia? Quali nuove politiche per i/le giovani italiani/e dovrebbe mettere in agenda la coalizione che uscirà vittoriosa dalle elezioni del prossimo 25 settembre?

Credo che in Italia sopravviva una dimensione un po’ frammentaria nelle politiche giovanili, che invece dovrebbero mettere in campo misure trasversali e intersettoriali con un coordinamento strategico tra le varie azioni da realizzare nei diversi ambiti di vita: istruzione, formazione, trasporti, lavoro, cultura, salute, ecc.