Politiche giovanili in Sardegna: continuano le scelte autoreferenziali.

Coerentemente con quanto deciso a livello governativo, ovvero l’esclusione di qualsiasi processo partecipato con i giovani e le organizzazioni giovanili, la Giunta regionale, sotto l’impulso dell’assessore regionale Andrea Biancareddu, ha deliberato favorevolmente per l’attuazione del progetto “Giovani VISPI” (Voucher Iscrizione Sport per l’Inclusione).

L’iniziativa, la cui dotazione complessiva è pari a € 805.309,00 sarà finanziata dal Fondo nazionale politiche giovanili (circa 644.247 euro) oltre un cofinanziamento regionale di 161.062 euro (150mila da fondi del Bilancio regionale e 11.062 da risorse umane, bene e servizi messi a disposizione dalla Regione), dovrebbe “mirare a realizzare forme di aggregazione giovanile” e a sostenere “attività dirette alla prevenzione del disagio giovanile e al sostegno dei giovani talenti”. Durerà, ancora, circa 9 mesi, tempo nel quale i/le giovani tra i 14 e i 19 anni residenti nei comuni della Sardegna al di sotto dei 30.000 abitanti e con ISEE inferiore a 12.000, potranno usufruire di agevolazioni finanziarie per praticare sport.

Ad una lettura più attenta, però, non risulta esserci stato alcun coinvolgimento dei giovani sardi e delle organizzazioni giovanili locali (oddio, non che fosse obbligatorio secondo la visione gerontocratica alla base della definizione del decreto ministeriale). D’altronde, perché coinvolgere nella pianificazione degli interventi i beneficiari delle stesse politiche? A che pro mettere al centro i/le giovani sardi nel percorso di co-creazione delle politiche giovanili?

Andrea Biancareddu, Foto Sardegnagol, riproduzione riservata, anno 2019 autore Gabriele Frongia
Andrea Biancareddu, Foto Sardegnagol, riproduzione riservata

Come si rafforzeranno le competenze dei giovani in ambito digitale, imprenditoriale e come si favorirà la transizione scuola-lavoro, la piena partecipazione e l’inclusione dei giovani sardi, giusto per citare alcune delle finalità inserite nel decreto del Ministero delle Politiche Giovanili? Meglio destinare “fordisticamente” tutte le risorse disponibili per i giovani per finanziare i soli voucher da destinare alle attività sportive? Non che sia sbagliato – ci mancherebbe altro – ma attraverso un minimo coinvolgimento dei beneficiari diretti – va ricordato i/le giovani sardi/e – si sarebbero potute sostenere iniziative di più ampio respiro.

LEGGI ANCHE:  Valditara al Consiglio dell'UE: “Restituire dignità sociale alla figura dell’insegnante”.

Servirà, adesso, sottoscrivere un Accordo di Collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle Politiche Giovanili, secondo quanto previsto dall’Intesa 77/CU dell’11 maggio 2022 che, sulla carta, non stigmatizza di certo l’operato della Giunta ma resta, indubbiamente, la questione di opportunità. Continua, in particolare, a mancare qualsiasi politica di coinvolgimento attivo dei giovani e delle organizzazioni giovanili in Sardegna per quanto concerne gli interventi nel campo della gioventù nell’Isola.

Un caso più unico che raro alla luce del cosidetto Anno europeo per la Gioventù, iniziato lo scorso gennaio 2022, e del processo di coinvolgimento registrato per tanti settori, come ricordato dai diversi tavoli indetti con le organizzazioni di categoria e le rappresentanze sindacali nell’Isola. Un processo, però, che non può valere per i/le giovani, confermando inequivocabilmente una vera e propria mancanza di visione oltre che di sensibilità.

LEGGI ANCHE:  Plogging internazionale a Cagliari, giovani: "Bella, ma che sporcizia".

Eppure, come si legge nella stessa delibera di Giunta, i recenti dati Istat rielaborati dal Servizio Statistica regionale “che hanno costituito la base per l’adozione dell’Atto di Programmazione Regionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2021-2023“, mostrano che la Sardegna soffre di un tasso di povertà relativa sia familiare che individuale maggiore di quasi 4 punti percentuali famiglie rispetto al resto d’Italia, con un alto tasso di persone a rischio di esclusione sociale e che la percentuale delle famiglie la cui spesa media per consumi è al di sotto della soglia di povertà è maggiore anch’essa di quasi 4 punti percentuali in rapporto al dato nazionale. Allora perché non spendere meglio e in modo più consapevole, piuttosto che destinare le risorse solo ed esclusivamente per l’erogazione di voucher per l’attività fisica?

LEGGI ANCHE:  Il PNRR Italiano per i giovani, ovvero la reiterazione di schemi desueti e di scarso impatto.

Può davvero ritenersi esaustiva la concessione di voucher dedicati allo sport, alla luce delle diverse criticità per i/le giovani sardi/e, per contrastare “situazioni di povertà sociale, economica ed educativa, promozione del
protagonismo, della partecipazione attiva e dello sviluppo dei valori etici”, come indicato nella delibera di Giunta?

Attraverso i voucher per lo sport si riuscirà a contrastare il calo demografico della popolazione compresa tra 25-30 anni (stimato nel medio periodo dallo stesso assessorato al 36%) nei piccoli centri dell’Isola?

Difficile, pertanto, essere d’accordo con l’impianto dell’attuale esecutivo regionale in materia di politiche giovanili.

foto Sardegnagol riproduzione riservata