Politiche giovanili in Sardegna, Anci: “Sviluppare potenziale giovanile sardo”.
Si è tenuto questa mattina a Ghilarza, il dibattito “Percorsi di politiche giovanili in Sardegna”, organizzato da ANCI Sardegna in collaborazione con ANCI Lombardia. Evento, spiegano i promotori, nato per offrire una lettura della condizione giovanile nell’Isola e pubblicizzare strumenti per “sviluppare il potenziale sardo”. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire!
Nel corso dell’incontro i relatori hanno dato una propria lettura della condizione giovanile in Sardegna, mentre Onelia Rivolta, direttrice di AnciLab, ha presentato una relazione sull’identikit e le aspettarive dei giovani della Sardegna, mentre Sebastiano Megale, referente Servizio Civile ANCI Lombardia, ha approfondito il tema delle politiche nazionali e regionali rivolte ai giovani.
Allo stato attuale, però, c’è poco di cui discutere in Sardegna in materia di innovazione nel campo delle politiche giovanili messe in campo dalle istituzioni regionali e locali, come conferma il pregresso degli ultimi 4 anni di Legislatura. Nel dettaglio una proposta di legge, la 182, che (visto l’approssimarsi della fine dell’attuale esperienza di Governo e la distrazione della politica regionale, più mirata al gioco del posizionamento in vista delle elezioni regionali 2024) non vedrà mai la luce. O anche, volendo essere bipartisan, come non citare la pretestuosa proposta di un esponente dem, per l’istituzione di una “commissione d’inchiesta sulla questione giovanile nell’Isola”. Iniziativa, complice anche la non risposta del vertice del Consiglio regionale, morta sul nascere.
In compenso, per oratori e luoghi dove sempre meno giovani vanno, la Giunta regionale (nonché numerosi emendamenti puntuali presentati dai nostri, ahinoi, onorevoli nelle diverse leggi finanziarie e omnibus) si sono spesi milioni di euro. Per qualcuno nell’isola, purtroppo, l’inclusione dei giovani non può che passare da schemi desueti e poco innovativi. Pazienza per il mismatch e l’incompleto sviluppo delle competenze trasversali dei/delle nostri/e giovani.
Tornando, invece, al discorso degli strumenti innovativi per l’inclusione dei giovani, non di certo quelli “sloganeggiati” ogni giorno autoreferenzialmente dall’assessora Ada Lai, sono molte le opportunità per i giovani sardi, specialmente per le fascie d’età più in sofferenza tra gli under30, ovvero i Neet e i giovani adulti in crisi di occasioni lavorative (molte delle quali prodotte proprio da un sistema di formazione e istruzione atavico, per usare un eufemismo).
Azioni, va ricordato, sostenibili e gratuite per giovani, famiglie ed enti locali. Ma, come spesso capita, nel piccolo mondo sardo, portare tali azioni nel territorio è molto complicato. Tra i fattori ostativi (chi lo avrebbe mai detto), c’è anche l’impermeabilità alla novità, caratteristica incontrovertibile della piccola realtà locale e rurale dell’Isola.
Una “merce culturale” abbastanza diffusa nella nostra sempre più vecchia regione.
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