Politiche giovanili. Il perpetuo ‘bla bla bla’ nell’Esecutivo Draghi.

Dopo il mancato incremento del fondo per le politiche giovanili – già di per sé privo di una dotazione finanziaria importante – e il mantenimento delle misure contenute nella deprimente missione giovani del Pnrr, non accenna a interrompersi l’insostenibile refrain pro-gioventù degli esponenti del Governo Draghi. Un incessante ‘bla bla bla’ che vede ultimo in ordine di arrivo la dichiarazione della ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, per la quale si deve lavorare insieme ai giovani italiani per progettare l’utilizzo delle risorse europee.

“Gli investimenti che arrivano dall’Europa – secondo la ministra intervenuta a Futura, la scuola politica del senatore Davide Faraone – non sono i risparmi della nostra generazione, sono i soldi del futuro dei giovani, li stiamo prendendo a loro. Siccome miriamo a essere una classe politica seria, proprio con i giovani vogliamo progettare l’utilizzo di queste risorse”.

Elena Bonetti, foto facebook.com/elenabonetti
Elena Bonetti, foto facebook.com/elenabonetti

Una richiesta un po’ tardiva, verrebbe da dire, avendo riscontrato nel corso della gestazione del Piano nazionale la totale mancanza di coinvolgimento dei giovani e del settore dell’associazionismo giovanile nel merito della ‘poco giovanile’ missione del Pnrr, nonché una proposta inverosimile alla luce dei recenti interventi per i giovani approvati dal Consiglio dei ministri nel corso dell’ultima seduta del 28 ottobre. Ricordiamolo, interventi non di sistema per l’inclusione dei giovani nel nostro Paese, nonostante la narrazione degli eventi condivisa da alcuni esponenti dell’esecutivo Draghi e da una certa propaganda a mezzo stampa, capace di qualificare il settantaquattrenne Mario Draghi addirittura come un soggetto rivoluzionario.

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Non è dato sapere, però, cosa ci sia di così rivoluzionario in una politica che, attraverso i propri provvedimenti normativi, continuerà a sostenere il fallimentare sistema di istruzione e formazione del Paese, nonché finanziare la controproducente regalìa del reddito di cittadinanza. Aspetti, giusto per citarne alcuni, dai quali si intuisce facilmente che i personaggi rivoluzionari non possono condurre i giochi all’interno del paradigma politico italiano.

Sul tema del ‘bla bla bla’ istituzionale in materia di politiche giovanili, si potrebbe citare anche la recente Relazione Tecnica prodotta dal Tavolo interministeriale al quale hanno preso parte i ministri per le Politiche Giovanili, della Salute, Istruzione, Lavoro e politiche sociali, Pari opportunità e la Famiglia, Affari regionali e le Autonomie, Disabilità e, infine, l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza.

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Un lavoro di ricognizione, ricordano dai dicasteri, “nato per garantire un miglior coordinamento delle politiche in favore dei minori e dei giovani”. Ma, ad una attenta lettura, il lavoro di relazione sembrerebbe giustificare l’autoreferenzialità di alcuni interventi per i giovani tanto cari ad alcuni esponenti dell’esecutivo Draghi, come il portale Giovani2030, la piattaforma che con i suoi 22mila utenti e un totale di circa 114mila pagine visualizzate (dati riportati nella relazione), dovrebbe rappresentare, secondo gli autori del documento interministeriale, una best practice per sostenere “un’informazione esaustiva sulle iniziative e le opportunità rivolte ai giovani nel loro territorio di cui si ha una scarsa conoscenza”. Una total digital audience più ascrivibile, invece, ai numeri di un piccolo sito web di provincia piuttosto che a un esempio di buona pratica sul web. Una considerazione dovuta in presenza di un Governo italiano dove si cita in modo esasperato la transizione digitale. Quale credibilità sul tema dello sviluppo digitale possono avere, infatti, i provvedimenti adottati dall’Esecutivo Draghi in assenza di una valutazione obiettiva sulle performance di un semplice sito web e in presenza di una tale autoreferenzialità?

Consiglio dei Ministri, foto Governo.it licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT
Consiglio dei Ministri, foto Governo.it licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Un lavoro di ricerca che presenta poi tutti i suoi limiti anche nel merito del piano di comunicazione verso i giovani previsto nella relazione del Tavolo interministeriale, ancorato alla campagna #iomivaccinoperchè, alla promozione del corretto utilizzo delle nuove tecnologie (per le quali, alla luce della valutazione sulle performance del sito web Giovani2030, andrebbero coinvolti gli stessi autori della relazione) e delle misure per la prima casa previste per gli under36 (ricordiamolo accessibili per chi ha un lavoro e un garante).

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Un piano di comunicazione incentrato sicuramente su temi importanti, seppur la parzialità del panel degli argomenti selezionati dal Tavolo interministeriale non permetta di connotare tale azione come vero e proprio servizio pubblico, data la vastità di opportunità per i giovani presenti a livello europeo e non inserite nelle azioni di comunicazione verso i giovani italiani. Anche qui, sul piano meramente comunicativo, la politica dimostra di essere incapace di andare oltre lo schema paternalistico (prevedendo anche l’ennesima e logorante campagna sulle dipendenze) e spiccare quel volo ‘disruptive’ fondamentale per comunicare sostanzialmente con i giovani e integrarli nei processi decisionali.

foto Governo.it licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT