Politiche 2022 in sintesi: contenuti assenti e slogan stucchevoli.

“Calore ed entusiasmo”, “bagno di folla come risposta alla strumentalizzazione della sinistra”, “preferite la pancetta o il guanciale?”, “non ci fanno paura”, “forza capitano”, “centrodestra al 48%, PD e soci fermi al 32,1%”. Questi, in breve, alcuni degli ultimi slogan (e parodie) ideati dalle principali forze politiche del Paese che, tra meno di un mese, torneranno a gestire “miseramente” il Paese, al termine di quella che si preannuncia essere la campagna elettorale peggiore della storia repubblicana d’Italia.

Una “maratona” verso il “v’u’oto” di settembre che sta costantemente registrando nuovi minimi, dimostrando (se ci fosse mai stato il dubbio) la sempre maggiore distanza delle sigle partitiche dalla società civile (e dal concetto minimo di decenza) e, stando ai sondaggi, la constatazione del crescente livello di analfabetismo funzionale degli/delle italiani/e.

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Seppur il voto esprima un diritto libero e insopprimibile, conquistato al termine di importanti riforme del passato, al cospetto dell’attuale sistema partitico votare per questo o quel partito sulla base delle argomentazioni in voga negli ultimi tempi non può che far riconsiderare i tempi del suffragio censitario.

In un siffatto contesto di dabbenaggine, purtroppo, neanche l’astensionismo potrà scendere in campo a sostegno dei/delle cittadini/e italiani/e. Chi prenderà più voti vincerà e, anche in presenza di un’ampia percentuale di astenuti, il prossimo 25 settembre non sarà operata alcuna moral suasion – nei modi e nei toni – all’interno dei sempre più stucchevoli partiti italiani. Ci si limiterà, il giorno dopo l’election day, a fare il solito punto sulla disaffezione dei cittadini alle urne e tutto finirà lì: senza alcun seguito.

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Per altri 5 anni – tenuta delle coalizioni permettendo – l’Italia continuerà a perdere ulteriori (e sempre più residue) capacità competitive a livello internazionale. Basterebbe farsi un giro in Europa per scoprire quanto il “Bel Paese” stia regredendo a favore della prosperità degli altri Stati membri UE e Paesi Terzi.

A complicare tale dinamica la consistenza del “groviglio” che uscirà vittorioso dalle urne del prossimo 25 settembre. Alla luce della storia politica italiana degli ultimi 35 anni, infatti, con molta difficoltà i “vincitori di settembre” riusciranno a portare a termine il proprio programma, senza contare che alle prime avvisaglie di crisi lo stesso potrebbe improvvisamente uscire fuori dai binari delle attuali linee programmatiche, sull’impulso, ancora, dell’azione dei vari gruppi di pressione e dell’incapacità atavica dei partiti di interpretare le nuove sfide.

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