Ritornare in Italia. Il paradigma italiano sugli incentivi per gli impatriati.

Lasciare l’Italia e trasferirsi in altri Paesi per formarsi, trovare maggior fortuna e culture dove essere giovani non è un handicap ma bensì una risorsa. Il fenomeno della emigrazione degli italiani all’estero è ormai un fenomeno sempre più importante per dimensioni e ricadute negative sul territorio italiano. Nonostante ciò una strategia politica “d’urto” non è mai entrata al centro del dibattito politico e, negli ultimi anni, il problema è stato posto in aree secondarie dell’agenda politica del nostro Paese. Nel 2010, durante il Governo Berlusconi, si è provato a incentivare gli espatriati a tornare in Italia con la Legge 238, poi con il Governo Renzi attraverso il Decreto Legislativo 147/2015. I risultati non sono stati quelli sperati, essendo i due interventi legislativi considerati poco appetibili dai nostri connazionali residenti all’estero.

Da pochi mesi l’attuale Governo Giallo-Verde ha approvato le nuove agevolazioni per attirare il capitale umano in Italia, tramite il Decreto Legislativo 34/2019 (Decreto Crescita) convertito in Legge 58. Il Gruppo Controesodo , rappresentato da Michele Valentini, Antonio Longo e Francesco Rossi, ha collaborato alla stesura di quest’ultimo provvedimento e dal 2015 promuove le istanze della community dei professionisti, studenti, ricercatori, imprenditori che si trasferiscono in Italia, fornendo un flusso costante di informazioni e chiarimenti sui principali incentivi fiscali per gli impatriati.    

Michele, Antonio e Francesco di cosa si occupa il Gruppo Controesodo?

Il Gruppo Controesodo (www.gruppocontroesodo.it) ha una duplice missione: la prima è di fornire informazioni e consulenza di base a chi vuol rientrare o chi è già rientrato in Italia sul tema degli incentivi fiscali, mentre la seconda è di rappresentare la nostra Community agli occhi delle istituzioni mantenendo con esse un dialogo costante al fine di migliorare la normativa e rendere l’Italia più competitiva nell’attrarre capitale umano. Ci teniamo molto a precisare che il gruppo è gestito su base puramente volontaria e che l’assistenza che forniamo è completamente gratuita.

Quando e come è nata l’idea di costiturvi? 

Il Gruppo Controesodo nasce nel 2015 quando, in maniera del tutto inaspettata, gli incentivi fiscali previsti dalla Legge 238/2010 (legge “Controesodo”), pochi mesi dopo essere stati prorogati, furono aboliti dal Legislatore, senza pensare alle tante persone che avevano deciso o che stavano per decidere di rientrare dall’estero. Questo “fulmine a ciel sereno” favorì la formazione di un piccolo gruppo di persone (circa 20) che si batté con successo, con una petizione e una campagna sui media, per ripristinare la Legge. Quelle poche persone diventarono il Gruppo Controesodo che oggi conta quasi 1000 membri iscritti.

In poche battute quali sono stati i pro e i contro del regime 238/10 e del Decreto Legislativo 147/15? 

Il regime previsto dalla Legge 238/2010 aveva come pro quello di prevedere uno sconto importante (70% per gli uomini e 80% per le donne) e come contro quello di essere un regime con una data di scadenza precisa, soggetta periodicamente all’incertezza del rinnovo. Era inoltre un regime che mirava ad attrarre capitale umano giovane e altamente qualificato, tramite requisiti anagrafici e di studio/lavorativi; permetteva inoltre di accedere all’agevolazione anche a chi non avesse effettuato l’iscrizione all’aire. La legge che l’ha sostituito (d.lgs 147/2015) è partita con importanti lacune, anche se come pro aveva quello di essere un incentivo “a regime” della durata di 5 anni dalla data di rientro, quindi senza la necessità di essere prorogato. Per contro, prevedeva uno sconto poco incisivo (30% inizialmente, alzato solo successivamente al 50%), tagliava fuori i non iscritti Aire e rimuoveva il focus sui giovani. Entrambi i regimi sono oggi superati dalla Legge 28 Giugno 2019 n.58, che ha innovato radicalmente il regime previsto dal d.lgs 147/2015 e la norma parallela su docenti e ricercatori.

Il vostro gruppo ha partecipato alla stesura del decreto relativo alle nuove agevolazioni per attirare il capitale umano in Italia (Decreto Legislativo 34/2019 convertito in Legge 58). Come siete riusciti a influenzare il Governo su questo provvedimento?  

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Con l’impegno costante degli anni passati e la credibilità che ci siamo guadagnati. Come Gruppo Controesodo dialoghiamo con le istituzioni sui temi dell’attrazione del capitale umano dal 2015, e abbiamo partecipato con proposte concrete a tutti i passaggi in cui le norme sulle agevolazioni sono state modificate (è avvenuto una volta all’anno dal 2015 ad oggi). Riteniamo di avere competenze uniche su questi temi, sviluppate nel corso del tempo specialmente grazie al contributo delle esperienze e delle storie di tutti i membri. Raccogliamo da anni i feedback della community e li traduciamo in proposte di miglioramento della normativa per renderla più efficace, semplice e fruibile. La nostra attività è quindi il frutto di anni di collaborazione qualificata con interlocutori politici aperti al confronto e sensibili ai temi del capitale umano. Il percorso che ci ha portato all’ultimo provvedimento passa anche da un sondaggio da noi svolto un anno fa, per mettere a fuoco quali fossero le criticità del d.lgs 147/2015. Grazie a questo sondaggio abbiamo ottenuto molte risposte dagli Italiani sparsi nel mondo sul come migliorare il regime dei lavoratori “impatriati” . Dopo il sondaggio ci siamo messi all’opera e l’Articolo 5 della Legge 28 Giugno 2019 n.58 è il frutto di mesi di lavoro e dialogo con alcuni membri di Governo e Parlamento, tradotto prima in una Proposta di Legge presentata il 29 novembre 2018 (A.C.1074) e poi confluito in parte nel Decreto Crescita. Siamo molto orgogliosi nel poter dire di aver contribuito al 90% del testo convertito in Legge.

Parlando delle nuove agevolazioni per attirare il capitale umano in Italia quali sono le principali novità del pacchetto dei bonus per gli espatriati italiani?

Le principali novità sono il potenziamento e l’allungamento della durata degli incentivi fiscali. Si passa dal 50% di sconto fiscale al 70% (90% se il lavoratore si trasferisce nelle regioni del Mezzogiorno, inclusa la Sardegna). L’obiettivo del potenziamento è aumentare l’attrattività del nostro Paese visto che il nostro mercato del lavoro non è sempre in grado di offrire opportunità interessanti per i giovani fuggiti all’estero, specialmente per profili ad elevata qualificazione. Ancora più importante è l’intervento sulla durata, che dal nostro sondaggio emergeva come troppo breve per fare la differenza nel prendere una decisione di vita importante come quella di rientrare in Italia, costituendo il vero punto debole della legge precedente. Nel nuovo testo, la durata base del beneficio resta fissa a 5 anni, ma può adesso essere prolungata di ulteriori 5 anni a patto che il contribuente acquisti una unità immobiliare in Italia o abbia dei figli minorenni. L’obiettivo di questa estensione “condizionata” alla presenza di casa/figli è anche quello di evitare che chi rientra ri-espatri dopo i primi 5 anni, un fenomeno che ha coinvolto finora il 25% dei soggetti che tornano in Italia. È molto importante favorire il radicamento permanentemente del contribuente al territorio Italiano: se chi rientra se ne va dopo pochi anni, è una doppia sconfitta e perdita per il Paese. L’estensione temporale “condizionata” delle agevolazioni è stata inoltre prevista anche per la legge per attrarre in Italia ricercatori e docenti (Art. 44 D.l. 78/2010).


Per i detrattori della Legge 58, l’intervento agevolerà il fenomeno del “turismo fiscale” . Voi cosa ne pensate? 

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Non siamo d’accordo visto che chi vuol essere un beneficiario dovrà mantenere la residenza fiscale in Italia per almeno 2 anni. Si tratta di un requisito in assenza del quale c’è la possibilità di perdere le agevolazioni, con le conseguenti misure sanzionatorie. Sottolineiamo che l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate su questo aspetto è molto alta. Ciò allo scopo di disincentivare il fenomeno del turismo fiscale. Anche l’estensione condizionata a casa/figli è un modo per evitare che ci si trasferisca dall’estero in Italia solo provvisoriamente. Non dimentichiamoci poi che l’incentivo fiscale prevede una riduzione del reddito imponibile ma non il suo azzeramento, quindi l’aspirante “turista fiscale” dovrà comunque pagare delle imposte nonché, diventando fiscalmente residente in Italia, dichiarare tutti i redditi e patrimoni di fonte estera, pagando eventualmente su di essi le imposte dovute dalla legge Italiana.

Sul fronte dell’Agenzia delle Entrate, in passato, avete combattuto diverse battaglie contro i conguagli retroattivi richiesti agli impatriati. Ci saranno imprevisti per coloro che accederanno ai bonus della nuova Legge 58 negli anni a venire? 

Speriamo di no, anche se l’esperienza passata non è stata delle più felici; la portata delle novità è molto ampia e ci sono inevitabilmente aspetti che andranno precisati tramite l’Agenzia delle Entrate. Purtroppo un serio imprevisto si è già verificato, in quanto il Governo ha deciso di escludere i beneficiari correnti dall’estensione “condizionata” a casa/figli, applicandola solo a chi rientra a partire dal 2020. Si tratta in primis di una discriminazione; si vanno a creare due categorie di “cervelli rientrati”, quella di serie A che godrà del nuovo regime e quella di serie B che invece, per il solo fatto di essere rientrata recentemente, non godrà dell’estensione condizionata a casa/figli. Rischia quindi paradossalmente di innescare una nuova fuga di cervelli all’estero, spingendo chi è rientrato ad andarsene. Gruppo Controesodo si sta battendo affinché venga implementato un correttivo in sede di Legge di Bilancio, estendendo la durata dell’incentivo anche a chi è rientrato prima del 2020. Ne abbiamo anche dimostrato la non onerosità in questa relazione tecnica da noi prodotta.

 Jobs Act e Decreto Dignità, sono state le ultime riforme sul lavoro promosse negli ultimi anni. Visti i numeri legati all’emigrazione degli ultimi tempi, non sembra abbiano portato ad una inversione di tendenza. Secondo voi una riforma del lavoro utile a mitigare il fenomeno della emigrazione giovanile cosa dovrebbe prevedere?

Si tratta di un problema complesso per il quale non esistono soluzioni semplici e immediate, e che richiede politiche coordinate e di lungo periodo. Dalla nostra prospettiva, possiamo affermare che usare la leva fiscale è uno strumento utilissimo per arginare questa emergenza. Non dimentichiamoci che la fuga di capitale umano ha anche una dimensione di declino demografico, con conseguenze serissime sulla sostenibilità del sistema previdenziale: dunque gli incentivi fiscali, nella misura in cui riportano persone in Italia, hanno ricadute positive molteplici, sul capitale umano, sulla produttività, sull’indotto, sul piano demografico. Per ottenere il massimo beneficio, gli incentivi non devono essere mirati solo a far rientrare, ma anche incentivare chi decide di rimanere e scommettere sul Paese; ad esempio, non è casuale che abbiamo spinto per legare gli incentivi alla presenza di figli. Inoltre, l’efficacia degli schemi di incentivo fiscale dipende anche dalla loro “affidabilità”, ossia da quanto essi sono semplici e privi di complessità e trappole nascoste. Siamo ovviamente consapevoli che la leva fiscale da sola non basta, perché i giovani non fuggono solo dai bassi stipendi Italiani, ma anche dalla mancanza di prospettive lavorative interessanti; questo è purtroppo vero anche nel mondo della ricerca universitaria e dell’istruzione su cui si investe troppo poco. La creazione di un mercato del lavoro con prospettive richiede investimenti importanti sul piano infrastrutturale, culturale, sociale e legislativo. Purtroppo la durata dei Governi Italiani è spesso troppo breve per poter solo iniziare a discutere di tali iniziative. Un esempio concreto: un progetto che doveva trovare spazio all’interno del Decreto Crescita era quello di creare un “portale” informativo per chi è interessato a tornare/venire/investire in Italia, a cui come Gruppo Controesodo avremmo contribuito attivamente grazie alla nostra esperienza accumulata in questi anni; speriamo ci sia la volontà di riprenderlo in un prossimo provvedimento.

Quali esempi di buone politiche per l’attrazione degli espatriati residenti in altre nazioni sono state approvate nei vari Paesi europei? 

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Diversi paesi hanno schemi incentivanti simili a quello previsto dall’Articolo 5 della Legge 28 Giugno 2019 n.58. Citando soltanto i Paesi Europei, quelli che prevedono incentivi fiscali per i lavoratori che vi si trasferiscono sono Francia, Spagna, Irlanda, Lussemburgo e Belgio. Non è un caso che Paesi aventi mercati del lavoro più floridi quali Germania, Austria e Svezia non prevedano alcuna forma incentivante. Tutti i regimi incentivanti esistenti prevedono un certo abbattimento dell’imposta dovuta ma solo quello Italiano contiene elementi innovativi quali l’estensione condizionata a casa/figli, incentivi maggiori per le regioni meno sviluppate e l’applicabilità al reddito di impresa. Possiamo sicuramente affermare che il regime previsto dalla Legge 28 Giugno 2019 n.58 è fra i più innovativi e competitivi a livello Europeo.

Chi sono i referenti del Gruppo Controesodo:

Michele Valentini40 anni, 8 spesi nel Regno Unito con diversi lavori in ambito finanziario, rientrato in Italia nel 2012 lavora presso una delle più importanti banche Italiane;

Francesco Rossi40 anni, 8 spesi in Irlanda, rientrato in Italia nel 2010 opera presso una società di gestione del risparmio;

Antonio Longo, 33 anni, avvocato specializzato in diritto tributario, con formazione accademica negli Stati Uniti dove ha conseguito un master in diritto. Ritornato in Italia nel 2009 collabora con un primario studio legale internazionale.

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