Politica estera, G7: “Impegno a sostegno dell’ordine internazionale”.
I Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, hanno sottolineato nel corso dell’ultima seduta la necessità di sostenere l’ordine internazionale, stigmatizzando ancora una volta l’azione della Federazione Russa colpevole, secondo il consesso diplomatico, di aver violato i principi fondamentali prescritti dal diritto internazionale.
“Chiediamo alla Russia di fermare immediatamente la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e di ritirare tutte le sue forze dal Paese. Insieme al ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba condanniamo la recente escalation della Russia, compresi i suoi attacchi contro civili e infrastrutture civili, in particolare impianti energetici e idrici, in tutta l’Ucraina utilizzando missili, droni e addestratori iraniani. Attraverso questi attacchi, la Russia sta cercando di terrorizzare la popolazione civile. Gli attacchi indiscriminati contro la popolazione civile e le infrastrutture costituiscono crimini di guerra – chissà dove erano i ministri del G7 ai tempi dei bombardamenti di Belgrado – e ribadiamo la nostra determinazione a garantire la piena responsabilità di questi e dei crimini contro l’umanità. Condanniamo anche la violazione dello spazio aereo moldavo”.
Da qui la promessa per l’adozione di nuove sanzioni contro la Federazione Russa: “L’irresponsabile retorica nucleare russa è inaccettabile – prosegue la nota della dichiarazione dei ministri degli esteri -. Qualsiasi uso di armi chimiche, biologiche o nucleari da parte della Russia avrebbe gravi conseguenze. Respingiamo anche le false affermazioni della Russia secondo cui l’Ucraina sta preparando una “bomba sporca”. Le ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) hanno confermato che queste accuse sono infondate e lodiamo l’Ucraina per la sua trasparenza. Continueremo a imporre costi economici alla Russia e ad altri Paesi, individui o entità che forniscono supporto militare alla guerra di aggressione di Mosca, come molti di noi hanno già fatto per quanto riguarda la fornitura di veicoli aerei senza pilota (UAV) alla Russia da parte dell’Iran. Ribadiamo il nostro appello affinché le autorità bielorusse smettano di consentire la guerra di aggressione della Russia, incluso il permesso alle forze armate russe di utilizzare il territorio bielorusso per lanciare missili contro l’Ucraina”.
Ribadito dai ministri degli esteri anche il sostengo per la pace a suon di miliardi di euro in armamenti: “Ribadiamo il nostro impegno incrollabile a continuare a fornire il supporto finanziario, umanitario, di difesa, politico, tecnico e legale di cui l’Ucraina ha bisogno”. Ad oggi solo gli USA hanno stanziato oltre 18 miliardi di dollari per lo sforzo bellico ucraino, senza contare l’apertura del nuovo centro di addestramento militare in Germania per i soldati ucraini.
Incongruente anche la dichiarazione dei ministri del G7 sulla tutela della libertà di stampa: “Riaffermiamo il nostro sostegno alla libertà di stampa – come non ricordare il democratico bando di Sputnik e Russia Today in UE – e all’accesso a informazioni affidabili a livello globale. Continueremo a contrastare la disinformazione russa , comprese le false accuse sulle armi biologiche – anche qui gli americani con l’arsenale biochimico iracheno hanno fatto giurisprudenza in termini di disinformazione -. Gli appelli alla negoziazione della Russia – proseguono – non sono credibili quando continua a intensificare la guerra e a lanciare nuove minacce e disinformazione”.
I “magnifici 7” hanno poi fatto il punto sulle conseguenze globali della guerra della Russia contro l’Ucraina: “La guerra d’aggressione della Russia è il motore delle più gravi crisi alimentari ed energetiche globali della storia recente. Condanniamo i tentativi della Russia di sfruttare le esportazioni di energia e cibo come strumento di coercizione geopolitica. Sosteniamo fermamente l’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite per l’estensione della Black Sea Grain Initiative (BSGI), che ha ridotto i prezzi alimentari globali. Esortiamo la Russia a dare ascolto all’appello del Segretario generale. Continuiamo a incoraggiare i Paesi produttori di petrolio ad aumentare la produzione il che ridurrà la volatilità nei mercati energetici“.
Dubbie anche le dichiarazioni sugli sforzi per il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione per un “mondo più sicuro e stabile”, dal momento che negli ultimi mesi i Paesi occidentali hanno a piene mani foraggiato l’arsenale militare dell’Ucraina con la giustificazione della difesa della sovranità territoriale. Probabilmente l’avvio di negoziati “nel merito” di una normalizzazione dei rapporti con la Russia già dal 2004 e la fine dell’espansionismo della NATO ad est avrebbero sortito maggiori per una pace duratura e la salvaguardia delle vite umane.
Ma la politica, purtroppo, non smette di palesarsi per quello che spesso rappresenta, ovvero l’arte della farsa e dell’opportunismo: “Ci impegniamo a rafforzare gli sforzi per il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione per un mondo più sicuro e più stabile. Stiamo rafforzando i controlli sulle esportazioni, anche attraverso regimi internazionali di controllo delle esportazioni, su materiali, tecnologia e ricerca che potrebbero essere utilizzati per sviluppare armi di distruzione di massa e relativi mezzi di consegna. In questo contesto, sosteniamo l’ingresso anticipato dell’India nel gruppo dei fornitori nucleari”.
All’attenzione dei ministri del G7 anche la questione Iran: “Noi, membri del G7, esprimiamo il nostro sostegno all’aspirazione fondamentale del popolo iraniano per un futuro in cui la sicurezza umana e i suoi diritti umani universali siano rispettati e protetti. Condanniamo la morte violenta della giovane iraniana “Jina” Mahsa Amini dopo il suo arresto da parte della cosiddetta “polizia morale” iraniana. Condanniamo inoltre l’uso brutale e sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici e bambini. Sosteniamo il diritto di tutti gli iraniani di accedere alle informazioni e deploriamo l’erosione dello spazio civile da parte del governo iraniano e il giornalismo indipendente, il suo prendere di mira i difensori dei diritti umani, anche chiudendo Internet e i social media – ricordiamo il democratico bando di Sputnik e Russia Today -. Esortiamo le autorità iraniane a trattare le donne alla pari, rispettando i diritti universali loro garantiti dai trattati internazionali sui diritti umani. Chiediamo inoltre alle autorità iraniane di rilasciare i prigionieri detenuti ingiustamente, inclusi manifestanti, bambini, giornalisti e difensori dei diritti umani recentemente arrestati, e garantire la responsabilità degli autori di violazioni e abusi dei diritti umani”.
“Condanniamo fermamente le continue attività destabilizzanti dell’Iran in e intorno al Medio Oriente. Questi – ricordano i ministri degli esteri del G7 – includono le attività dell’Iran con missili balistici e da crociera, nonché veicoli aerei senza pilota (UAV) e trasferimenti di tali armi avanzate ad attori statali e non statali. Tale proliferazione è destabilizzante per la regione e aggrava le già alte tensioni. Esortiamo l’Iran a cessare il suo sostegno agli attori statali e non statali violenti e ai gruppi per procura e a rispettare pienamente tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR), inclusa l’UNSCR 2231. Sosteniamo inoltre gli sforzi delle Nazioni Unite per trattenere la Russia e l’Iran responsabili delle loro evidenti violazioni dell’UNSCR 2231. Ribadiamo la nostra chiara determinazione che l’Iran non debba mai sviluppare un’arma nucleare . Il G7 continuerà a lavorare insieme, e con altri partner internazionali, per affrontare l’escalation nucleare dell’Iran e l’insufficiente cooperazione con l’AIEA per quanto riguarda il suo accordo di salvaguardia del Trattato di non proliferazione (NPT). Rimaniamo profondamente preoccupati per l’incessante espansione del programma nucleare iraniano, che non ha alcuna giustificazione civile credibile. Chiediamo all’Iran di cambiare rotta e di adempiere ai suoi obblighi legali e impegni politici nel campo della non proliferazione nucleare senza ulteriori indugi. Notiamo che, nonostante molti mesi di intensi negoziati sul ritorno al PACG, l’Iran non ha preso le decisioni necessarie”. A quando la nuova operazione americana sul suolo iraniano?
Preoccupazioni anche per la condotta del Governo della Repubblica Popolare Democratica di Corea: “Noi, membri del G7, condanniamo fermamente la serie senza precedenti di lanci di missili balistici illegali condotti dalla RPDC nel 2022, inclusi più missili balistici intercontinentali, e il lancio di missili balistici a raggio intermedio il 4 ottobre 2022, lanciato incautamente sul Giappone. Questi lanci dimostrano i continui sforzi della RPDC per espandere le sue capacità di missili balistici e sono flagranti violazioni di molteplici UNSCR. Esortiamo la RPDC a interrompere immediatamente la sua attività destabilizzante, a rispettare pienamente tutti gli obblighi legali previsti dalle pertinenti UNSCR e a rispettare pienamente le salvaguardie del TNP e dell’AIEA”.
Altra nota dolente il rapporto con la Cina, ovvero la principale detentrice, insieme al Giappone con i suoi 1120 miliardi di dollari, del debito pubblico americano: “Noi, membri del G7, puntiamo a una cooperazione costruttiva con la Cina , ove possibile e nel nostro interesse, in particolare su sfide globali come la pace e la sicurezza, la salute globale, la crisi del clima e della biodiversità e la conservazione delle risorse naturali. Queste sfide possono essere affrontate con successo solo attraverso la cooperazione all’interno dell’ordine internazionale basato su regole. Riaffermiamo l’importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan e chiediamo la risoluzione pacifica delle questioni che attraversano lo Stretto. Non vi è alcun cambiamento nelle posizioni di base dei membri del G7 su Taiwan, comprese le politiche dichiarate della Cina. Continueremo a sollevare le nostre preoccupazioni con la Cina in merito alle violazioni e abusi dei diritti umani segnalati, anche nello Xinjiang e in Tibet – ricordiamolo sono passati solo 72 anni dalla dominazione cinese… – . Chiediamo inoltre alla Cina di trattare i diplomatici stranieri in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.
Infine, come spesso ricordato nell’ordine di priorità e nella cultura giornalistica occidentale, i 7 ministri degli Esteri hanno fatto il punto sulle diverse crisi all’interno del continente africano: “L’Africa è particolarmente colpita da molteplici crisi globali come la crisi climatica, l’attuale pandemia di COVID-19, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione, l’insicurezza energetica, le conseguenze socioeconomiche della guerra della Russia contro l’Ucraina, le ricadute democratiche e gli enormi venti contrari all’economia globale. La nostra cooperazione e il nostro sostegno all’Africa sono guidati dagli obiettivi dell’Agenda 2063 dell’UA, dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite. Continueremo a lavorare con i nostri partner africani per costruire sistemi agroalimentari ed energetici resilienti e sostenibili, mitigare i cambiamenti climatici e affrontare la disinformazione”.
“Siamo profondamente preoccupati per il continuo deterioramento della situazione politica, di sicurezza e umanitaria, compreso l’accesso umanitario, nel Sahel . Siamo sconvolti dalle violazioni e dagli abusi dei diritti umani contro la popolazione civile, compresi quelli commessi da gruppi terroristici e dalle forze del Gruppo Wagner affiliate alla Russia in Mali. Chiediamo la responsabilità di tutti i responsabili di violazioni o abusi dei diritti umani. Esprimiamo la nostra preoccupazione per la crescente presenza di forze affiliate russe in Mali e altrove nel continente e il loro impatto potenzialmente destabilizzante. Chiediamo una preparazione tempestiva di elezioni libere ed eque e un’attuazione completa delle carte di transizione in Mali, Burkina Faso e Guinea e riaffermiamo il nostro sostegno alla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale e all’Unione africana a tale riguardo. Condanniamo la violenza contro i manifestanti in Ciad e l’incapacità di quel governo di transizione di aderire ai principi e ai comunicati dell’Unione africana. Ribadiamo il nostro forte impegno a sostenere le popolazioni dei paesi del Sahel, in particolare i giovani, e sottolineiamo la necessità di lavorare con le persone e i governi degli stati costieri del Golfo di Guinea per rafforzare la loro resilienza alla minaccia del terrorismo in modo globale”.
“Continuiamo a preoccuparci per la pace e la sicurezza nel Corno d’Africa e per gli acuti bisogni umanitari, inclusa la carestia in Somalia, che hanno un impatto sproporzionato su donne e ragazze. Lavoreremo con i Paesi, le istituzioni e la società civile nella regione per affrontare queste sfide. Accogliamo con favore l’annuncio dell’accordo raggiunto dal governo dell’Etiopia e dal Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF) mediato dall’Unione africana, dal Sud Africa e dal Kenya, per risolvere il conflitto nell’Etiopia settentrionale. Esortiamo il governo dell’Etiopia e il TPLF a onorare e attuare pienamente questo impegno. Le violazioni dei diritti umani, le atrocità e gli abusi devono cessare immediatamente. Gli autori di queste violazioni e abusi devono essere ritenuti responsabili; i sopravvissuti e le vittime devono ottenere giustizia. Elogiamo la Somalia per l’elezione di un nuovo governo e chiediamo uno sforzo internazionale concertato per sostenere le priorità di riforma del presidente Hassan Sheikh Mohamud e la lotta contro al-Shabaab. Condanniamo fermamente l’atroce attacco di al-Shabaab ai civili il 29 ottobre ed esprimiamo le nostre sentite condoglianze alle famiglie delle vittime. A più di un anno dalla presa di potere militare in Sudan , continuiamo a esortare i militari a rispettare l’impegno preso di ritirarsi dalla politica e mantenere il nostro appello per il ritorno a un governo a guida civile basato sull’ampio sostegno del popolo sudanese. Siamo sempre più preoccupati per la violenza e il conflitto in corso e in aumento nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) orientale, nonché per le tensioni regionali nei Grandi Laghi. Chiediamo moderazione da parte del movimento armato M23 e chiediamo la cessazione della sua attuale offensiva. Accogliamo con favore i recenti passi compiuti verso una maggiore stabilità nella regione, anche attraverso colloqui con gruppi armati nel quadro del “Processo di pace EAC DRC” e la mediazione regionale dell’Angola. Invitiamo tutti coloro che sono coinvolti a partecipare a questi sforzi in buona fede e ad agire in conformità con il diritto internazionale. Siamo convinti che solo una cooperazione ampia, multisettoriale e transfrontaliera possa portare a una stabilità duratura nella regione”.