Poligoni militari e cancro: al via il crowdfunding del film di Cesaraccio.

Un film sulla storia di quattro ex soldati ammalatisi nei poligoni di addestramento della Sardegna. Questo, in sintesi, il plot dell’ultimo lavoro del regista Gianni Cesaraccio “Quello che è mio”. Un lavoro di denuncia, girato tra Giave, Nulvi, il lago di Cuga e Sassari, dove sono narrate le vicende del gruppo e della loro lotta per riprendersi ciò che lo Stato gli ha negato andando a rapinare le banche nei piccoli borghi dell’isola con l’obiettivo di mettere da parte abbastanza denaro per permettere alle famiglie di vivere dignitosamente dopo la loro morte.

Per finalizzare il cortometraggio e sostenerne la distribuzione i produttori, oggi, hanno deciso di lanciare una campagna di crowdfunding affinché “il tema di cui si fa portavoce possano arrivare al più ampio pubblico possibile”. 

Quello che è mio di Gianni Cesaraccio, foto Fabiana Miccio
Quello che è mio di Gianni Cesaraccio, foto Fabiana Miccio

Prodotto da Fabio Donatini e Chiara Nicoletti per Zarathustra Film, in collaborazione con Terra de Punt di Tore Cubeddu, “Quello che è mio” nasce da un’idea dell’attore Marco Bullitta (protagonista recentemente del film “Il Muto di Gallura” di Matteo Fresi), anche tra gli interpreti principali del corto insieme a Vanni Fois (attore con alle spalle una carriera ricca di collaborazioni con grandi registi come Pupi Avati e Antonello Grimaldi), Roberto Fara (per molti anni nel gruppo comico Pino e gli anticorpi con i quali ha girato il lungometraggio “Bianco di Babbudoiu”), Davide Tassi (autore di spettacoli teatrali come “Volevo essere Pantani” e di recente nel cast del film ”Governance – Il prezzo del potere” di Michael Zampino).

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