Pnrr, il peso politico dei partiti nazionali.

Quanto inciderà il peso politico dei singoli partiti italiani nella spendita delle risorse del Pnrr italiano? Volendo andare oltre la narrazione salvifica che ha interessato il piano per la ripresa post pandemica fin dalla sua genesi, decisamente estremizzata da una certa comunicazione istituzionale, quali saranno le responsabilità delle varie sigle di partito rappresentate in Parlamento e nell’Esecutivo Draghi?

Come noto l’Italia ha ricevuto dall’Unione europea finanziamenti per un totale di 191,5 miliardi di euro, suddivisi tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi). A questi ha poi aggiunto 30,62 miliardi del fondo complementare, necessari a completare i progetti contenuti nel Pnrr.

Alle organizzazioni titolari delle misure del Pnrr è affidata, infatti, la responsabilità della realizzazione degli interventi e la gestione delle risorse assegnate. Enti facilmente individuabili tra ministeri e dipartimenti della Presidenza del Consiglio.

Secondo una rilevazione realizzata dalla Fondazione Openpolis, il grosso delle risorse del Pnrr sarà di competenza del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Enrico Giovannini, indipendente) con circa 49,46 miliardi di euro. Al secondo posto nella classifica delle risorse si trova il Ministero della Transizione Ecologica (Roberto Cingolani, indipendente) con 39,25 miliardi di euro, seguito dal Ministero dello Sviluppo Economico del ministro Giancarlo Giorgetti (Lega Nord) con 25,04 miliardi.

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Sotto quota 20 miliardi, invece, il Ministero della Salute (Roberto Speranza,Articolo Uno) con ben 18,01 miliardi, Istruzione (Patrizio Bianchi, indipendente) 17,56 miliardi, Trasformazione Digitale (Vittorio Colao, indipendente), Interno (Luciana Lamorgese, indipendente), Università e Ricerca (Maria Cristina Messa, indipendente), 12 miliardi circa, Lavoro (Andrea Orlando, Partito Democratico) 7,25 miliardi tra investimenti e riforme, Cultura (Dario Franceschini, Partito Democratico) 5,86 miliardi, Politiche agricole, alimentari e forestali (Stefano Patuanelli, Movimento 5 Stelle), 4,88 miliardi, Giustizia (Marta Cartabia, indipendente) 2,72 miliardi, Turismo (Massimo Garavaglia, Lega Nord) 2,40 miliardi, Commissario straordinario per il Sisma (in capo al Primo ministro Mario Draghi), 1,78 miliardi, Ministero per il Sud e la coesione territoriale (Mara Carfagna, Forza Italia), 1,70 miliardi, Funzione Pubblica (Renato Brunetta, Forza Italia) 1,24 miliardi, Affari Esteri (Luigi Di Maio, Insieme per il futuro) 1,2 miliardi, Dipartimento della Protezione civile (in capo al Primo ministro Mario Draghi) 1,2 miliardi, Dipartimento per lo Sport (Valentina Vezzali, Scelta Civica) 0,70 miliardi, Politiche giovanili (Fabiana Dadone, Movimento 5 Stelle) 0,65 miliardi, Ministero Economia e Finanze (Daniele Franco, indipendente) e, infine, Affari Regionali (Mariastella Gelmini, Forza Italia) con 0,14 miliardi di euro.

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Dati che confermano come la gestione del grosso delle risorse del Pnrr, circa il 69,2% del piano, sia ascrivibile a tecnici o esponenti non collegati ad alcuna forza politica di maggioranza e, ancora, la risibile dotazione per i giovani e le politiche giovanili. Il futuro non è decisamente un punto fermo tra le priorità del Pnrr.

A ministri politici invece sono attribuite la maggior parte delle risorse in tema di impresa e lavoro, salute, cultura, turismo e pubblica amministrazione.

Più nel dettaglio circa 152,56 miliardi del Pnrr sono sotto la diretta responsabilità di tecnici indipendenti – va evidenziato non eletti dal popolo italiano -, 27,44 miliardi invece le risorse gestite dai dicasteri leghisti, 18,01 miliardi ancora il ‘pitch’ istituzionale occupato da Leu e Articolo Uno, 13,11 miliardi quello del Partito Democratico, 6,73 miliardi complessivi per i ministeri sotto l’egida del Movimento 5 Stelle e, infine, 3,09 miliardi per quelli di Forza Italia.

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