PNRR. Da programma salvifico a grande bidone. Sardegna maglia nera per spesa e progetti.

Lo scorso mese di dicembre, sono state pubblicate nuove informazioni sui progetti finanziati dal PNRR. Dati, in sintesi, che confermano le enormi difficoltà che i soggetti attuatori stanno incontrando nella realizzazione delle opere previste dal piano (che ad oggi vede circa 269.299).

Il quadro che emerge dall’azione di monitoraggio della Fondazione Openpolis sul PNRR, conferma le già note criticità diffuse in particolare nel sud del Paese. E proprio per questo motivo fonti stampa riportano della possibilità di una quinta revisione del piano italiano.

Un primo elemento interessante da analizzare, in merito allo stato dell’arte, riguarda chi sono gli effettivi beneficiari dei fondi del Pnrr. Infatti, per quanto i soggetti coinvolti nell’attuazione del piano italiano siano oltre 27mila, circa il 34,3% delle risorse (66,6 miliardi di euro) si concentra nelle mani di 100 beneficiari. Proprio per questo motivo l’Unione europea, con l’approvazione del regolamento istitutivo del RepowerEu, ha disposto che ogni stato pubblichi una lista dei primi 100 soggetti che ricevono l’ammontare più elevato di risorse.

L’Italia ha adempiuto a questa nuova direttiva per la prima volta nell’aprile del 2023: “Il più recente aggiornamento di questa lista – spiegano da Openpolis – risale al settembre dello scorso anno. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di enti pubblici, società pubbliche o aziende con partecipazione pubblica. Più nello specifico, tra i 100 enti che ricevono più fondi dal Pnrr in Italia troviamo 27 aziende, 21 amministrazioni pubbliche centrali (tra cui 5 ministeri), 16 regioni e 12 comuni.

Il soggetto che beneficia della maggior quota di fondi in assoluto è Rete Ferroviaria Italiana (Rfi). Questo ente riceve circa 22,4 miliardi di euro, un dato che non sorprende visto che buona parte degli investimenti in infrastrutture riguarda proprio il trasporto su rotaia. Segue E-Distribuzione Spa con circa 3,5 miliardi di fondi assegnati. Il terzo ente che riceve più risorse dal Pnrr è il Ministero della Giustizia (2,4 miliardi). Tra le amministrazioni territoriali, la regione che riceve più fondi è la Campania (1,7 miliardi) mentre tra i comuni è Roma (1,1 miliardi).

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Altri 3,5 miliardi di euro sono assegnati al potenziamento delle smart grid: reti elettriche intelligenti che integrano tecnologie digitali per migliorare l’efficienza, l’affidabilità e la sostenibilità della distribuzione dell’energia. Una somma molto simile è destinata a portare l’infrastruttura per le connessioni internet a una velocità di almeno 1 Gbps in download nelle aree del paese che ancora ne sono prive. Infine, 3,3 miliardi sono destinati al potenziamento del trasporto pubblico locale (metro, tram, autobus), mentre 2,5 miliardi sono destinati al rafforzamento della medicina territoriale.

“Allargando lo sguardo a tutto il piano – si legge nella nota di Openpolis -, possiamo osservare che i progetti che risultano finanziati attualmente sono 269.299 in totale. Il valore complessivo di queste opere supera i 200 miliardi di euro, di cui il Pnrr contribuisce con circa 140 miliardi (pari a circa il 70% del costo totale dei diversi interventi)”.

In termini numerici, la maggior parte dei progetti finanziati rientra nella categoria della digitalizzazione (oltre 74 mila). Seguono gli interventi sulle infrastrutture (oltre 63 mila) e quelli di varia natura nell’ambito della scuola, dell’università e della ricerca. Per quanto riguarda gli importi già assegnati, possiamo osservare che il 35,4% dei fondi è destinato alle infrastrutture (circa 50 miliardi di euro). Seguono gli interventi nell’ambito dell’istruzione e della ricerca (25,2 miliardi di euro, pari a circa il 18% dei fondi allocati) e quelli specifici per la transizione ecologica (18,4 miliardi di euro, pari al 13,1% dei fondi assegnati).

Rispetto alluglio 2024, le cose sono cambiate in maniera significativa: “Complessivamente i progetti attivi risultano essere aumentati di 6.868 unità per un importo assegnato incrementato di circa 3,8 miliardi di euro. Tuttavia – precisano da Openpolis – occorre ricordare che il Pnrr è stato rivisto molte volte, che molte misure sono state definanziate del tutto o in parte e che migliaia di progetti nel tempo sono usciti dal perimetro del piano. E in effetti andando a vedere nei singoli ambiti si trovano situazioni molto eterogenee. Ad esempio, rispetto al luglio 2024, i progetti dedicati alla transizione ecologica sono diminuiti di 1.810 unità, allo stesso tempo però i fondi assegnati sono aumentati di 3,2 miliardi. Per quanto riguarda le infrastrutture risultano tagliate 1.049 opere ma il valore totale dei fondi Pnrr assegnati è aumentato di 1,4 miliardi. Una significativa riduzione delle risorse assegnate riguarda il tema dell’inclusione sociale. -3,7 miliardi di euro”.

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Le motivazioni che hanno portato all’eliminazione dei progetti possono essere molte secondo l’Osservatorio: dalla rinuncia per criticità emerse durante l’esecuzione dell’intervento fino alla raffinazione dei dati che ha consentito di eliminare doppioni o altri tipi di errore.

In base ai più recenti dati disponibili risulta poi che i fondi già spesi dal nostro Paese ammontano in totale a circa 59 miliardi di euro. Un dato molto basso che lascia capire come ci sia bisogno di una grande accelerazione per portare a termine il piano entro il 2026. In pratica, solo il 30,14% delle risorse del PNRR è già stato speso.

In termini assoluti, l’area di intervento per cui attualmente risulta già spesa la quota più consistente di fondi è quella delle infrastrutture con circa 24,6 miliardi di euro. Seguono impresa e lavoro (15,8 miliardi) e scuola, università e ricerca (7,4 miliardi). 

A livello numerico, sempre secondo l’indagine di Openpolis, la regione che ospita la quota maggiore di interventi sul proprio territorio è la Lombardia (41.290 progetti). Seguono Veneto (24.112), Campania (24.077) e Piemonte (22.126). Anche a livello di risorse assegnate queste regioni risultano ai primi posti. Alla Lombardia infatti sono andati finora circa 18,9 miliardi di euro, alla Campania 15,9, al Veneto 13,5 e al Piemonte 12,6. Bisogna ovviamente tenere presente che alcuni progetti non sono territorializzabili e che una parte dei fondi è ancora da assegnare.

Ci sono poi disallineamenti tra i dati sulla spesa dichiarata dai ministeri e quanto rendicontato dai soggetti attuatori. Aggregando i dati sui pagamenti dei singoli progetti infatti si notano alcuni disallineamenti rispetto al dato sulla spesa sostenuta a livello di misura. Ciò è dovuto al fatto che queste informazioni hanno fonti diverse. Le prime arrivano dai soggetti attuatori coinvolti direttamente nella realizzazione delle diverse opere mentre le seconde sono dichiarate dalle amministrazioni titolari degli investimenti. Inoltre non sono disponibili dati disaggregati sui pagamenti per le misure Transizione 4.0 e Rafforzamento dell’Ecobonus per l’efficienza energetica. “Tali disallineamenti – secondo Openpolis – possono essere imputabili a ritardi o errori nel conferimento dei dati. Criticità evidenziata peraltro anche dall’ufficio parlamentare di bilancio”.

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Sollecitato sul tema, il governo ha ribadito più volte come i dati sui flussi dei fondi Pnrr fossero probabilmente sottostimati. Lo stesso nuovo ministro con delega al piano Tommaso Foti, pur riconoscendo le difficoltà, è intervenuto sul tema, dichiarando che al “30 dicembre 2024 sono stati contabilizzati circa 64 miliardi di spesa”.

“Non è chiaro tuttavia su che basi poggi questa valutazione – chiosano i promotori dell’indagine -. Nonostante ci siano stati dei progressi in termini di trasparenza e disponibilità di informazioni appare del tutto evidente come ci sia ancora molto lavoro da fare. L’auspicio è che con le prossime pubblicazioni tali lacune possano essere via via superate per far sì che le valutazioni sullo stato di avanzamento del piano possano essere il più possibile realistiche”.

A livello regionale si osserva che la percentuale dei pagamenti rendicontati finora ci parla di uno stato di avanzamento dei progetti tutto sommato molto contenuto. La regione più avanti da questo punto di vista è il Veneto che però si ferma al 28% delle risorse già erogate. Seguono il Trentino Alto Adige (24%) e la Liguria (22%). La Lombardia completa l’elenco delle regioni con una percentuale di pagamenti superiore al 20%.

Generalmente al sud i progetti fanno più fatica a ingranare. Con la sola eccezione della Valle d’Aosta (13%), infatti le percentuali più basse si registrano in Calabria (10%), Campania (13%), Sicilia (13%) e Sardegna (14%).