Plastica, la Turchie è la nuova discarica d’Europa. Italia leader tra i Paesi esportatori.
Dove finiscono i rifiuti in plastica esportati dall’Europa? Per la maggior parte in Turchia, dove spesso vengono sottoposti a pratiche di smaltimento tutt’altro che rispettose dell’ambiente e della salute umana. Lo rivela una nuova ricerca internazionale condotta da Greenpeace, per la quale il nostro Paese è tra i protagonisti di questo traffico, visto che si trova al quarto posto tra i cinque maggiori esportatori europei. Nel solo 2023, infatti, secondo i dati Eurostat, il Regno Unito ha esportato in Turchia 140.907 tonnellate di rifiuti in plastica, la Germania 87.109, il Belgio 74.141, l’Italia 41.580 e i Paesi Bassi 27.564.
“Negli anni passati, le nostre ricerche sul campo hanno dimostrato che il suolo, l’aria e i corsi d’acqua della Turchia sono stati contaminati dai rifiuti in plastica importati dall’estero”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “È inaccettabile che Paesi come il nostro, anziché affrontare il problema alla radice e ridurre la produzione di plastica, continuino a spostare il proprio fardello sulle zone più vulnerabili del pianeta. Da cinque anni, la Turchia è diventata la discarica dell’Europa, e non può più sopportare questo peso”.
L’aumento incontrollato dell’invio di rifiuti in plastica verso la Turchia – ma anche verso Malesia, Thailandia e Vietnam – è iniziato nel 2018, quando la Cina, fino ad allora prima destinazione globale di questa tipologia di rifiuti, ha deciso di bloccarne le importazioni. Da allora, la Turchia ha visto una crescita esponenziale dell’import da parte dei principali Paesi europei.
Nel 2023 la Turchia è stato il primo Paese di destinazione extra UE dei rifiuti in plastica italiani, seguita da Arabia Saudita, Stati Uniti, Svizzera e Yemen. Il trend è peraltro in continua ascesa: nel 2013, esportavamo circa 440 tonnellate di rifiuti plastici in Turchia, mentre nel 2023 i quantitativi erano pari a 41.580 mila tonnellate, quasi 100 volte in più. In altre parole, i camion contenenti rifiuti in plastica diretti in Turchia dall’Italia sono passati da quattro e mezzo al mese nel 2013 a 347 nel 2023.
Eppure, gli Stati membri dovrebbero, secondo la normativa europea, spedire i propri rifiuti plastici fuori dall’Unione esclusivamente per avviarli al riciclo o al recupero energetico, e in ogni caso scegliendo sempre impianti con standard ambientali e tecnici pari a quelli comunitari. Ma, si sà, l’Ue è il luogo dei “buoni propositi” e delle “pessime esecuzioni”.