Piano di recupero delle liste d’attesa Covid, Acli Sassari: “Regione lumaca”.

I tempi riscontrati sulle prestazioni sanitarie, delineano, un termometro dell’inefficienza della macchina regionale. Ne è convinto Salvatore Sanna, presidente Acli Sassari e responsabile AcliSalute, per il quale la “situazione delle prestazioni sanitarie ordinarie peggiorerà con la trasformazione dei reparti ospedalieri ordinari in reparti Covid da lasciare vuoti”.

“Abbiamo dovuto aspettare oltre un anno e mezzo, dall’inizio della pandemia e con un sistema sanitario pubblico praticamente paralizzato, per poter avere un piano di recupero delle prestazioni ordinarie – spiega Sanna – È arrivata poi la delibera del commissario di ATS Massimo Temussi in applicazione della dgr N. 29/14 DEL 21.07.2021. Ci sono voluti ben cinque mesi poi per dare operatività a quanto deciso da Regione e ATS. Un tempo infinito, inaccettabile in una condizione di emergenza”.

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“Già dal mese di Luglio 2020 AcliSalute – prosegue – segnalava che servivano prestazioni aggiuntive nel campo della cura e della diagnosi, vista la chiusura di reparti ospedalieri e ambulatori pubblici e, finalmente, si è arrivati al risultato. Il problema però è che la distribuzione delle risorse ha seguito criteri assolutamente incomprensibili”.

Regione e ATS, secondo il presidente di Acli Sassari, avrebbero potuto scegliere di distribuire le risorse su base territoriale “tenendo conto della numerosità della popolazione oppure degli effetti del Covid, con territori che hanno visto un aumento della mortalità per patologie non covid più elevato di altri. Oppure si poteva scegliere di compensare, territorio per territorio, i servizi pubblici o intervenire sulle liste d’attesa delle varie prestazioni”.

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Critiche verso l’operato delle istituzioni regionali anche da parte dell’associazione dei consumatori e delle famiglie Acli Assoconfam: “Regione e ATS – ha dichiarato Luciano Turini – hanno scelto di distribuire le risorse aggiuntive sulla base delle strutture private e non dei bisogni dei cittadini. Risultato? Si allarga ancora di più la forbice tra le risorse disponibili nei diversi territori: a Cagliari il 60% delle risorse, quasi l’85% se si mette insieme la provincia di Cagliari e quella di Oristano. A Sassari, Olbia e Nuoro che mettono insieme quasi la metà della popolazione sarda, poco più del 15%. Altro che riequilibrio delle risorse su cui si era impegnato a gennaio il presidente Solinas che o non sa quello che fanno i suoi collaboratori oppure prende impegni che non mantiene per il nord Sardegna”.

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