Piano Casa, l’opposizione: “Non si può andare in deroga al PPR. Ripristinare la certezza del diritto”.
Nonostante l’impugnazione da parte del Governo dei 27 articoli (su 31) della Legge regionale n.1 da parte del Governo Draghi, il Piano Casa resterà in vigore fino alla pronuncia della Corte Costituzionale. Una norma, secondo l’opposizione in Consiglio regionale, che sta creando confusione tra gli addetti ai lavori e i cittadini, alimentando, nel contempo, il rischio di aprire numerosi contenziosi tra imprese e cittadini con la Regione Sardegna.
“Questa norma – per la consigliera dei Progressisti Maria Laura Orrù – sta generando un cortocircuito tra la Regione e lo Stato mettendo in difficoltà le Soprintendenze di Cagliari e Sassari, alle quali spetta la facoltà di dare i pareri autorizzativi sui progetti, anche perché le norme del piano casa non possono derogare al Piano urbanistico regionale, circostanza già sancita dal Consiglio di Stato e dal Tar Sardegna in precedenti sentenze: il Presidente Solinas e l’assessore Quirico Sanna dovrebbero saperlo. La legge – prosegue – sarà respinta dalla Corte Costituzionale creando così problemi ai cittadini, ai funzionari tecnici dei comuni e l’avvio di numerosi contenziosi con la Regione Sardegna”.
Opposizione che, nel corso della conferenza stampa, ha chiesto le dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna e la modifica del Piano casa approvato lo scorso gennaio dalla maggioranza e impugnato a marzo dal Governo, in quanto ritenuto in contrasto con la normativa statale in materia di tutela paesaggistica, come evidenziato da Eugenio Lai del gruppo Leu Sardegna: “Nonostante avessimo più volte segnalato l’inappropriatezza del provvedimento la maggioranza ha voluto andare avanti. In un altro periodo storico, l’impugnazione di 27 articoli su 31 avrebbe portato alle dimissioni immediate l’assessore agli Enti Locali. Si deve tornare in aula e riaprire la discussione su questa norma.
Per il Movimento 5 Stelle è poi intervenuto Roberto Li Gioi: “L’assessore Sanna usa i social per aizzare il suo elettorato e spingerlo a presentare progetti in una situazione di assoluta illegittimità. Ed è assurdo alzare il livello dello scontro istituzionale contro il governo, quando la soprintendenza fa semplicemente il suo dovere”.
Ha poi preso la parola il consigliere del PD Valter Piscedda: “Siamo di fronte al fallimento della politica: l’assunto che questa norma sarebbe servita a dare impulso all’edilizia e a sburocratizzare le norme, si è rivelato infondato.
Ancora più caustico Massimo Zedda dei Progressisti: “L’ignoranza e l’arroganza di questo centrodestra, sta mettendo in crisi l’intero settore dell’edilizia. Il piano però è chiaro: non vogliono creare sviluppo, ma aprire una finestra temporale tra l’approvazione della legge e la sentenza della Consulta, per portare avanti qualche progetto in quei Comuni che daranno le autorizzazioni edilizie. Si entrerà così in un vortice di risarcimenti e demolizioni che dureranno decenni”.
Dello stesso tenore l’intervento del capogruppo di Leu, Daniele Cocco: “L’assessore Sanna non può obbligare i funzionari a dare autorizzazioni che non hanno alcuna fondatezza giuridica. Bisogna tornare immediatamente in commissione e in Aula. Volevano sburocratizzare la Sardegna ma finora le leggi approvate della maggioranza non hanno fatto altro che appesantire le attuali norme”.
Ha parlato invece di “anno zero dei rapporti tra Stato e Regione” il consigliere dei Progressisti Francesco Agus: “Oggi in Sardegna esistono due diritti, c’è una norma che vale per chi ha le risorse per andare in causa e pagare studi legali, e un’altra per tutti gli altri cittadini. Ma così si creano delle rendite, con una evidente complicità di chi oggi gestisce la Regione. La colpa non è della soprintendenza che rispetta le norme ma della Regione che ha adottato un atto illegittimo. Si intervenga per correggere una legge che non può andare da nessuna parte”.